Invalsi, non tutto è perduto

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di Marina Boscaino,  MicroMega  16.11.2015.  

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Tra i critici dell’Invalsi nel merito e nel metodo, sono certamente in molti a ricordarsi della dignità e della convinzione del maestro Flavio Maracchia, insegnante della Crispi di Roma, che il 10 maggio 2013 non somministrò le prove Invalsi di Matematica alla sua classe, la VA, con queste motivazioni.

“Il sistema di valutazione Invalsi non funziona. Nel migliore dei casi è frutto di un nonsense pedagogico, un equivoco, o semplicemente il risultato ultimo di un’ingenuità didattica. Nel peggiore dei casi è invece il maldestro tentativo di un appiattimento formativo, il documento certificato di un decadimento culturale, una blasfemía. Ma non è questa la circostanza opportuna per una sua confutazione. Questo è soltanto il momento per una doverosa obiezione di coscienza. Una opposizione netta. Una forma di resistenza, coerente con il faticoso lavoro quotidiano di docente della scuola primaria, nel carrozzone malconcio della scuola italiana. La nostra memoria storica è ricca di persone qualunque, che si sono contraddistinte per il solo fatto di essere rimaste fedeli a un ideale. Uomini e donne che nel Risorgimento, poi nel periodo delle due guerre mondiali, nelle lotte per i diritti civili condotte fino ai nostri giorni, hanno trovato il coraggio di dire un semplice NO. Capaci di coerenza anche quando la loro professione di fede ha significato scelte scomode e comportato finanche la loro sciagura. A scuola li celebriamo spesso portandoli come esempio ai nostri studenti. Che credibilità avremmo allora come maestri se chinassimo la testa davanti a quanto consideriamo ingiusto e offensivo?”.

Credo che i cantori del Sistema Nazionale di Valutazione e dell’efficacia dell’Invalsi dovrebbero per un attimo abbandonare la loro roboante visione rapida della realtà e fermarsi a riflettere. Qui non è in gioco la semplicistica – e utile alla demagogia e al risveglio delle pulsioni punitive dell’italiano medio – dichiarazione dell’insegnante fannullone, che vedrebbe nel sistema di valutazione o nei test Invalsi, suo strumento, un ostacolo presumibilmente insormontabile al proprio dolce far niente. Ma le parole di un cittadino consapevole e di un uomo coraggioso, che rivendica la costanza e la bontà delle proprie ragioni nella difesa dell’interesse generale, assumendo su di sé una scelta controcorrente e potenzialmente foriera di conseguenze amministrative. Difendendo, al tempo stesso, libertà di apprendimento, libertà di insegnamento e dignità personale.

“Adesso tocca a noi. E non potrebbe essere altrimenti. Guai al popolo la cui scuola smettesse di essere luogo primigenio e culla di princípi e ideali.” Come nelle più tristi profezie, il maestro Flavio fu così oggetto da parte della sua dirigente scolastica, Carmelina Impera – nomen woman – di un provvedimento disciplinare (avvertimento scritto con richiamo ai doveri d’ufficio) per “omissione svolgimento atti dovuti inerenti alla funzione docente (art. 493 Dlgsl 297/94)”.

Non per questo si arrese: il 30 aprile 2014 l’Insegnante di Scuola Primaria Flavio Maracchia avviò, mediante il suo legale, un ricorso avverso a tale provvedimento. La Direzione dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio non produsse proprie  deduzioni e delegò la Dirigente Scolastica a rappresentare il MIUR con propria memoria. La sentenza del Giudice designato dal Tribunale di Roma (Sez. Lavoro 4°), è stata pronunciata al termine dell’udienza pubblica del 28 maggio 2014 ed ha respinto l’istanza di Flavio Maracchia, basandosi in modo esclusivo sulla memoria della Dirigente, contenente informazioni false (riferimento ad una delibera del collegio docenti, la cui convocazione non prevedeva come punto all’O.d.G la somministrazione dei test., tanto che nel verbale non appare mai la parola “INVALSI”). Il giudice aggiungeva che l’insussistenza del ricorso era determinata anche dalla lieve entità del provvedimento disciplinare comminato.

Il Maestro Flavio ancora una volta non ha chinato la testa e ha deciso di ricorrere anche contro questa sentenza, ottenendo in questo caso la solidarietà di alcuni membri del gruppo NoINVALSI di Roma, che partecipano alle spese legali. Soprattutto, a maggio del 2015 si è nuovamente negato alla somministrazione dei test INVALSI, non suscitando però questa volta alcuna reazione da parte della Dirigente Scolastica. Anche altri Dirigenti, a fronte di analoghi rifiuti alla somministrazione (Liceo “Mamiani” di Roma, Istituto Comprensivo “Fortuzzi” di Bologna, fra i più noti), non hanno ritenuto di dover infliggere sanzioni, alimentando ulteriormente la già animata discussione sulla – secondo alcuni ampiamente presunta – obbligatorietà dei test medesimi.

I temi dell’Invalsi e del Sistema Nazionale di Valutazione richiedono evidentemente – ed oggi più che mai, davanti alla ventata di autoritarismo feroce e punitivo che la 107 ha gettato sulla scuola – una posizione inequivocabile da parte delle OOSS e delle associazioni professionali che hanno manifestato in più occasioni la loro opposizione. La FLC-CGIL ha presentato, con atto meritorio non abbastanza pubblicizzato, istanza di annullamento al TAR-Lazio del Regolamento DPR 28/03/2013 n. 80 (Sistema Nazionale di Valutazione), viziato per illegittimità costituzionale, eccesso di potere, incompetenza: non vi sono notizie in merito all’iter. Ritenere persa da parte di tutti oggi la mobilitazione e la battaglia legale contro l’imperante presenza dell’INVALSI rappresenterebbe un grave atto di omissione nella difesa del principio della libertà dell’insegnamento, sancito dalla Costituzione.

Il Gruppo NoINVALSI, in una recente lettera aperta a sindacati e associazioni, conduce un ragionamento generale sull’opposizione alla logica INVALSI proprio a partire dalla vicenda del maestro Flavio, che sembra destinata alla sconfitta. Pur essendo d’accordo sul fatto “che le lotte siano una questione essenzialmente politica e non materia di soli provvedimenti legali”, la lettera esprime la propria forte convinzione che atti di “esonero”, di “sospensione” dai propri presunti oneri da parte dei docenti che si rifiutano di aderire agli effetti devastanti di dispositivi di governance, rappresentino una battaglia squisitamente politica. Soprattutto alla luce della crescente opposizione ai test in tutto il mondo, come pratica non solo scolastica, ma legata alla triade merito-competizione-valutazione ispirata da organizzazioni interessate a processi di valorizzazione privatistica dei cosiddetti “capitali umani”.

Il documento afferma infatti che anche le azioni destinate alla sconfitta si situano a pieno titolo “all’interno di più vaste opposizioni alle manovre in atto tese a devastare la scuola pubblica. Le sconfitte  sono sempre servite ai movimenti di lotta per ripartire da una più diffusa coscienza dei lavoratori rispetto ai propri diritti e alle violazioni degli stessi. Soprattutto quando in gioco, come nel caso della scuola, c’è il destino educativo di migliaia di studenti e dunque il futuro dell’intero Paese”. È evidente che queste parole abbiano un senso preciso rispetto alla vicenda del maestro Flavio; a quella – più generale – dell’Invalsi e del Sistema Nazionale di Valutazione; a quella globale rispetto alla sterzata subita del sistema scolastico italiano ad opera della legge 107, imposta con autoritarismo e totale indifferenza nei confronti della volontà e delle elaborazioni del mondo della scuola.

Continuare a pensare che i docenti di questo Paese possano contestare e proporre alternative solo per mantenere i propri privilegi (sic!) è un gioco che, dal punto di vista mediatico, riesce a far leva su un pregiudizio che anni di sforzo convergente di media e cultura neo liberista si sono adoperati per istillare nell’opinione pubblica e produrre quindi risultati immediati di consenso. Ma – in un’ottica dai tempi più distesi – la disattenzione e il disprezzo per quanto una parte sensibile e politicamente consapevole della scuola italiana ha elaborato in termini di dignità di lavoro e di proposte alternative e per quanto si è adoperata per contrastare o ostacolare il cammino del Neoliberismo nelle sue varie pericolosissime attitudini potrebbero suggellare il tramonto di quei principi costituzionali che configurano la scuola italiana come democratica, inclusiva, laica e pluralista. E il problema non sarà solo dei docenti, ma di tutti i cittadini.

Un Paese che accetta compiaciuto imposizioni autoritarie alla sua scuola è pronto a rinunciare alla partecipazione democratica e alla democrazia tout court.

Invalsi, non tutto è perduto ultima modifica: 2015-11-17T05:53:55+01:00 da
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