Italia ancora indietro in abbandoni, disoccupazione e laureati

È di pochi giorni fa la nuova comunicazione della Commissione dell’Unione Europea al Parlamento e al Consiglio europeo sull’avanzamento della cooperazione europea in materia di istruzione e formazione.

La fotografia scattata dall’Ue
La Comunicazione mette in risalto la permanenza di forti criticità nei sistemi educativi europei: il 20% dei quindicenni ottiene scarsi risultati in lettura, matematica e scienze; il 20% degli adulti possiede scarse competenze linguistiche e matematiche, ma solo il 10,7% di essi prende parte ad attività di formazione permanente; gli abbandoni precoci si attestano attualmente all’11,9% (ovvero oltre 5 milioni di adolescenti), ed il tasso di disoccupazione giovanile è molto elevato; il tasso di conseguimento di un titolo di studio universitario è aumentato, ma l’occupabilità dei laureati rimane un grande problema nei Paesi più colpiti dalla crisi.

I nodi italiani
La posizione dell’Italia appare ancora più critica, perché la quota di giovani che presentano bassi livelli di apprendimento risulta superiore alla media europea, così come più alto (17,1%) è il numero di giovani che escono precocemente dal percorso scolastico. La quota di adulti che partecipa alla formazione permanente è più bassa (il 6,2%), e molto più bassa la percentuale di laureati (22,4% contro 36,9%), anche se alti sono i tassi di disoccupazione. La spesa pubblica per l’istruzione è molto bassa, in particolare a livello universitario.

Le indicazioni
Sulla scorta di questi dati la Commissione europea fornisce quattro indicazioni al nostro Paese:

  1. Attuare il Sistema nazionale di valutazione, per migliorare i risultati della scuola e ridurre i tassi di abbandono scolastico;
  2. Rafforzare l’apprendimento basato sul lavoro nell’istruzione e nella formazione professionale e l’istruzione terziaria professionalizzante;
  3. Istituire un registro nazionale delle qualifiche per garantire un ampio riconoscimento delle competenze;
  4. Premiare in modo più congruo la qualità dell’istruzione superiore e della ricerca.

Come si può vedere l’intervento europeo tende a diventare sempre più incisivo e diretto, ed anche se i suoi risultati sono talvolta oggetto di discussione si può affermare che, in tema di istruzione e formazione, ha prodotto dei frutti importanti per il futuro dei sistemi europei, perché ha stimolato:
•  la promozione di un sistema di apprendimento permanente
•  lo spostamento dell’attenzione dal processo di insegnamento al processo di apprendimento
•  la concentrazione sui risultati raggiunti piuttosto che sul percorso seguito
•  l’attenzione alla qualità dei sistemi e dell’offerta formativa
•  una maggiore integrazione tra politiche della formazione e politiche del lavoro

Prospettive e ritardi
La realizzazione di questi obiettivi deve però confrontarsi con alcuni interrogativi importanti. Il primo riguarda l’effettiva capacità del sistema produttivo pubblico e privato di utilizzare e valorizzare il capitale umano a disposizione. I dati a disposizione indicano che non solo l’investimento pubblico e privato nei confronti della formazione è piuttosto basso ma anche che le risorse umane, laddove esistono vengono spesso poco valorizzate. Il secondo riguarda le difficoltà di dialogo tra i vari sottosistemi della formazione: quello universitario, quello scolastico e quello professionalizzante. Differenze istituzionali, ma anche oggettive, rendono problematica l’organizzazione di un sistema unitario e senza barriere interne.

Il terzo interrogativo riguarda la declinazione operativa di alcuni concetti chiave, come quello di competenza o quello di credito, la cui applicazione nei diversi sottosistemi incontra a volte difficoltà pratiche difficilmente sormontabili. Il quarto interrogativo riguarda l’esigenza di rimuovere i condizionamenti culturali e sociali che impediscono ad una buona parte della popolazione, quella meno istruita e che maggiormente ne avrebbe invece bisogno, di inserirsi in un percorso di aggiornamento ed allargamento delle proprie conoscenze e competenze.

Non è dunque un percorso semplice e breve quello che si prospetta ai Paesi dell’Unione europea per realizzare il Processo di Lisbona e la successiva strategia 2020, ed il nostro Paese è tra quelli che partono più arretrati; tuttavia, pur con gli opportuni aggiustamenti ed adattamenti, si tratta del percorso che meglio ci attrezza ad affrontare il futuro.

Italia ancora indietro in abbandoni, disoccupazione e laureati ultima modifica: 2015-09-30T06:29:52+02:00 da
Gilda Venezia

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