La Crusca striglia il Miur: “Nei documenti abbandona l’italiano. Resa agli anglicismi”

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di Salvo Intravaia, la Repubblica, 17.4.2018

– L’Accademia si riferisce al Sillabo per l’educazione all’imprenditorialità nelle scuola pubblicato a marzo. I linguisti: “Da team-building a design thinking, il ricorso all’inglese è sovrabbondante e spesso inutile”. E per una volta rinuncia “a proposte di traducenti italiani”. La replica della ministra Fedeli: “Scelta funzionale, ma noi difendiamo la nostra lingua”.

FIRENZE – L’Accademia della Crusca striglia il ministero dell’Istruzione. Nel mirino dei linguisti c’è un documento in particolare: il Sillabo programmatico, pubblicato lo scorso 14 marzo e dedicato alla promozione dell’imprenditorialità nelle scuole statali secondarie di secondo grado. Il testo, dicono gli accademici, è pieno di parole inglesi e sembra “promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana e delle sue risorse nei programmi formativi” dei giovani.

Qualche esempio? “Concretamente – si legge in un testo del Gruppo Incipit – questo pare il messaggio del ‘Sillabo’: per imparare a essere imprenditori non occorre saper lavorare in gruppo, bensì conoscere le leggi del ‘team building’, non serve progettare, ma occorre conoscere il ‘design thinking’, essere esperti in ‘business model canvas’ e adottare un approccio che sappia sfruttare la ‘open innovation’, senza peraltro dimenticare di comunicare le proprie idee con adeguati ‘pitch deck’ e ‘pitch day'”.

Secondo i professori del team dell’Accademia Incipit, specializzato nella ‘lotta’ al dilagare dell’anglicismo facile nell’uso della lingua, il documento testimonia l'”abbandono dell’italiano”, da parte del Miur, in favore di un “sovrabbondante e non di rado inutile” ricorso all’inglese.

Dopo le critiche al Miur nel 2016 per “la forte propensione del sistema universitario italiano a impiegare termini ed espressioni del mondo economico-aziendale” nate in ambito angloamericano, ora i linguisti-accademici hanno accertato che nei più recenti documenti ministeriali questa “tendenza ha raggiunto un nuovo livello di intensità”. E in particolare il Sillabo testimonia “la meccanica applicazione di un sovrabbondate insieme concettuale anglicizzante, non di rado palesemente inutile, a fronte dell’italiano volutamente limitato nelle sue prerogative basilari di lingua intesa quale strumento di comunicazione e di conoscenza”.

E il verdetto dell’Accademia non lascia adito a dubbi: questo documento “pare una sorta di contraffazione paradigmatica della cultura e del patrimonio italiano: è così che si vogliono promuovere e valorizzare le eccellenze italiane, il Made in Italy?”.

Proprio in considerazione della “gravità del modello linguistico-concettuale” offerto dal Sillabo, il Gruppo Incipit ha deciso di “rinunciare” in questa occasione “a proposte di traducenti italiani (del resto sarebbe necessario tradurre l’intero documento), ma rivolge un appello ai responsabili del Miur, affinché si usi maggiore rispetto nei confronti della lingua e della cultura italiana”.

· LA REPLICA DELLA MINISTRA FEDELI
“Non capisco, sinceramente, da quali documenti o atti del Miur ricaviate la presunta volontà ministeriale di, cito, ‘promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana’, replica la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. “È sbagliato, secondo me – sottolinea Fedeli – porre in alternativa l’italiano – il cui valore va non solo difeso, ma anche consolidato e promosso, come ha fatto il ministero che ho avuto in quest’ultimo anno e mezzo l’onore di guidare –  e l’inglese – che ritengo debba diventare lingua obbligatoria fin dalla scuola dell’infanzia, insegnato da docenti madrelingua”.

“Vi si potrebbe rispondere – prosegue la ministra – con una battuta e replicare che la presenza di alcuni termini inglesi, all’interno di un documento di 11 pagine e composto da 3.124 parole, difficilmente potrebbe sorreggere un intero modello linguistico-concettuale. Ma la questione che sollevate è seria e, naturalmente, merita una risposta non liquidatoria. Già in passato, quando l’Accademia accusò il Miur di voler “cancellare” l’italiano per via dell’impiego obbligatorio dell’inglese nel bando per i Progetti di ricerca d’interesse nazionale (Prin), ho avuto modo di esprimere la mia contrarietà nei confronti di un ragionamento fondato su una contrapposizione artificiale e artificiosa tra lingue. E vale oggi anche quel che dissi allora riguardo la vicenda dei Prin: la redazione delle domande per il bando in lingua inglese appare funzionalmente indispensabile, considerato che le lingue si definiscono per quelli che sono i loro spettri d’impiego e che l’inglese è innegabilmente la lingua veicolare della comunicazione internazionale fra ricercatrici e ricercatori”.

“Non vi sfuggirà, ne sono convinta – prosegue Fedeli – che l’utilizzo di termini stranieri si rivela funzionalmente necessario quando questo “prestito” consente una funzione designativa del tutto inequivoca, specie se si accompagna all’introduzione di nuove “cose”, nuovi “concetti” e delle relative parole. Ciò vale per “team building”, “budget” o “crowdfunding” quando si scrive di imprenditorialità, così come vale oggi per i termini greci o latini “crudi” utilizzati in studi di archeologia, papirologia, esegetica, solo per fare alcuni esempi, magari in grafia originale. O come valeva in passato per le parole arabe quando si scriveva di matematica o di geometria”.

“Si stenta a credere – conclude la ministra – che qualcuno possa imputare al Miur la volontà di “promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana”. Soprattutto se quel qualcuno ha risposto a una petizione titolata #dilloinitaliano fondando un gruppo dal nome “Incipit”. E non è una semplice battuta, perché sono certa che per voi questo termine latino abbia precise connotazioni, evochi significati, che il termine italiano “inizio” forse non rispecchia. E quindi sono certa che anche se avete scelto come nome “Gruppo Incipit” continuerete a promuovere, come sta facendo il Miur, il valore della lingua italiana”.

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La Crusca striglia il Miur: “Nei documenti abbandona l’italiano. Resa agli anglicismi” ultima modifica: 2018-04-18T05:18:21+02:00 da
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