Categorie: RiformaSupplenti

La migliore riforma della scuola? Pensare ai mattoni

di Paolo Di Stefano,  Il Corriere della sera, 30.10.2019

– Vogliamo migliorare la scuola italiana? Le «priorità» si allineano tutte (o quasi) sotto il concetto resistenziale di «lotta», come se si trattasse di opporsi a una dittatura che ci opprime e di cui bisogna liberarsi eroicamente.

Dunque, combattere contro il precariato degli insegnanti, contro la dispersione (o «evasione») scolastica, contro la mancanza di risorse e contro i tagli economici. Appena finita l’epica battaglia contro la svalutazione della storia (e la geografia?!), è in corso la crociata contro l’idea che basti una laurea per diventare insegnanti («A marzo – dice il ministro – metteremo mano alle abilitazioni»). E poi ci sono la piaga della disastrosa comprensione testuale e le lacune in matematica. Tutti temi cruciali e sacrosante preoccupazioni per le famiglie.

Poi ti capita di essere invitato nella scuola media di una zona periferica del Ticino e, il giorno dopo, nella scuola media di una zona periferica di Milano. Parli, racconti, spieghi e vieni ascoltato con interesse, fioccano domande e curiosità. Sei soddisfatto. Le insegnanti collaborano, sono partecipi, intelligenti, calme.

Alla fine ti chiedi: dov’è la differenza tra la tanto bistrattata scuola italiana e una scuola straniera?
Risposta: la differenza non c’è, ma solo a condizione che ti costringi a entrare bendato.

Perché lo scarto che subito salta gli occhi non è nella qualità dei docenti né nella preparazione degli alunni, lo scarto pauroso è nei muri. Da una parte (oltre confine) strutture perfettamente normali, giardini e cortili ben tenuti, palestre attrezzate e aule accoglienti, ricca biblioteca, mensa capiente. Nelle nostre scuole, macchie di umidità, soffitti scrostati, banchi traballanti, microfoni gracchianti, ruggine dentro e sterpaglie fuori, finestre cigolanti. E allora pensi: non è che le vere grandi riforme sarebbero le più banali?

Ripartire dalla muratura. E poi, una volta risolta la muratura, passare ai mattoni dell’alfabetismo: leggere, scrivere e far di conto.
Non è mai troppo tardi.

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La migliore riforma della scuola? Pensare ai mattoni ultima modifica: 2019-10-31T05:52:12+01:00 da
Gilda Venezia

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