di Paolo Di Stefano, Il Corriere della sera, 20.3.2018
– L’unica possibilità per amarla e capirla è leggerla, leggerla, leggerla. E continuare a leggerla e a farsela risuonare nell’orecchio a bassa o (meglio) ad alta voce.
Oggi è la Giornata mondiale della poesia e non ci si stancherà mai di ripetere che sarebbe un incomparabile servizio non alla poesia ma all’intelligenza e persino alla felicità dei ragazzi (e poi degli adulti) tornare, nella scuola, a imparare a memoria i versi dei grandi poeti. Può sembrare un paradosso parlare di felicità in relazione a uno sforzo mnemonico, ma solo chi l’ha praticato può assicurarne la riuscita, come chi ha compiuto una scarpinata in montagna può garantire sul piacere fisico e mentale che se ne ricava. Più si approfondisce la poesia e più si capisce che è inutile e spesso nocivo fare grandi discorsi sulla poesia: l’unica possibilità per amarla e capirla è leggerla, leggerla, leggerla. E continuare a leggerla e a farsela risuonare nell’orecchio a bassa o (meglio) ad alta voce.
Provate: «Meriggiare pallido e assorto / presso un rovente muro d’orto, / ascoltare tra i pruni e gli sterpi / schiocchi di merli, frusci di serpi». Farsi belli (dentro e fuori) di quei versi, di quel ritmo, di quei suoni, di quella sintassi. Assaporare incredibili connessioni di senso, improbabili giri di frase e parole finalmente estranee al lessico quotidiano, e dopo averle assaporate e masticate, ingerirle, farle proprie, farsele girare in testa, dimenticarle o pensare di averle dimenticate per vedersele o sentirsele inaspettatamente affiorare a distanza di anni dal dentista, in sala d’attesa, in dormiveglia o in coda sull’autostrada. Quando mai si pronunceranno più nella vita parole, semplici ma non usuali, come «meriggiare», «rovente», «sterpi», «schiocchi»… Quando capiterà di pensare «né più mai…» al posto del solito, trito «mai più». La poesia a memoria è un regalo musicale per la vita che la scuola dovrebbe imporsi di elargire generosamente ai suoi ragazzi. Sperando che la Giornata mondiale della poesia a scuola non celebri le schede didattiche e la parafrasi. Né più mai…
.
.
.