La scuola al tempo dell’Alternanza Scuola-Lavoro

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di Carlo Albarello, L’Huffington Post   29.11.2017

– Le azioni della scuola sono in ribasso. Non ho statistiche attendibili in proposito. La mia affermazione si basa solo su un dato di fatto, a suo modo singolare: l’Alternanza Scuola-Lavoro, attività curricolare obbligatoria, è parte integrante del piano di studi (Dlgs 77/2005, la L. 107/2015, art. 1, comma 33 ssgg., la Guida Operativa del MIUR del 2015, le faq del sito.

Non mi piace vedere immischiati il mondo del lavoro, l’economia oggettiva e impersonale nelle vicende educative, che sono per loro natura soggettive e personali. La riforma della buona scuola rivela un’impressionante potenza retorica. Preferisce pensare in termini mitologici di narrazioni formative, che introdurrebbero più facilmente gli studenti liceali in dimensioni più affini al progresso contemporaneo.

Eppure il nostro mondo è sempre più carente di miti e quello dell’insegnamento, tolto ai docenti, gode di pochissimi consensi. Lo si è concesso a una platea di agenzie formative esterne, che apparentemente accetta tutto ma che al suo interno non favorisce alcun processo di apprendimento e avvia la scuola a un lento declino.

Qui mi limito a commentare il dato singolare che l’AS-L consentirebbe di acquisire competenze trasversali e più dimestichezza con il mondo del lavoro. Così la ministra Fedeli ha presentato Job&Orienta, il salone dedicato ad orientamento, scuola, lavoro, che si terrà dal 30 novembre al 2 dicembre alla Fiera di Verona.

Non è questa la sede per discutere i destini di questa norma, perché lo faranno, spero, gli annunciati Stati Generali dell’Alternanza di Roma il 16 dicembre. Le parole usate dalla Ministra posseggono la forza di una revisione o sovvertimento della pedagogia ordinaria e agiscono sull’immaginario con cui interpretare le funzioni della scuola.

Certo, è auspicabile educare gli studenti a una dimensione di cittadinanza attiva, ma con quale lavoro, attraverso questi stage, vengono in contatto? Con una dimensione in continuo movimento, per affrontare la quale hanno bisogno di strumenti che la scuola non può delegare terzi a fornire. E di quali competenze hanno bisogno gli studenti? Abilità, capacità, attitudini, saper agire, conoscere e giudicare, tra i libri e i media, sviluppare capacità creative, mobilizzare e orchestrare risorse cognitive. Sì, ma attraverso la scuola.

Da questo punto di vista l’atmosfera di ascolto e di interazione con il docente, che faccia posto alla singolarità di ciascuno, dei suoi tempi e delle sue strategie – per quanto zoppicanti, come quelle di qualunque altro essere umano – risponde all’etica di ogni insegnamento, molto meno a quella del mercato di lavoro.

Da anni la didattica non è più cattedratica. La predicazione di buone pratiche alternative alla scuola non è necessaria; è più utile il lavoro comune sui banchi di scuola, che pareggia lo sforzo docente-discente. Questa comunanza di lavoro, dove c’è, impedisce che si formi quel senso di distacco dal mondo, dalla storia, dalla politica e dall’economia che l’AS-L non può supplire. E lo sforzo diventerebbe più efficace, se non vi fosse quel monte ore insostenibile di 200 ore di lezioni sottratte nei licei all’insegnamento curricolare, che sa ancora trasmettere il sapere e il saper fare.

Osservando la normativa e le pratiche di apprendimento mediante il lavoro volute dall’AS-L, si intuisce la delegittimazione del docente, le cui conoscenze sono ritenute a torto improduttive da tanta parte della nostra classe politica, incapace di comprendere il valore fondamentale della cultura per la democrazia e la crescita del nostro Paese.

Ma, soprattutto, si prenda atto del rigore e dell’impegno di molti docenti: perché la loro generosità intellettuale, ora surclassata da quella dei dirigenti d’azienda, non va confusa con improduttivo lassismo. Esiste un sapere che non è negoziabile con il mondo del lavoro e che resta saldamente aggrappato ai banchi di scuola, antichi e moderni. Su quella educazione si può ancora giocare la storia politica delle nuove generazioni.

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La scuola al tempo dell’Alternanza Scuola-Lavoro ultima modifica: 2017-11-29T21:37:05+01:00 da
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