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La scuola italiana e la sindrome Lucignolo

di Antonio Deiara, Italians, 10.9.2018

– LETTERA –

Gentile Severgnini,
è proprio simpatico, Lucignolo.

Almeno per i primi cinque minuti. Poi il film diventa un altro. Lui sì che sa trattare con i grandi, colpirli mettendo in ridicolo i loro difetti fisici o di pronuncia e cercando di umiliarli davanti alla classe, mentre riprende col suo smatphone di ultima generazione.

Finito con il prof. o il bidello di turno, attacca i compagni: il lancio della bottiglietta di plastica piena d’acqua è la sua specialità e non sbaglia un colpo, dallo zigomo di Maria all’orecchio di Giuseppe; poi c’è lo sputo nel panino di Rinaldo, quello magro magro nascosto al primo banco; per non parlare del “sollevamento alunni”, cioè il prendere per il collo un compagno e vederlo scalciare a mezz’aria, terrorizzato.

Tanto, a Lucignolo, nessuno fa niente. Quando il prof. di matematica lo porta in presidenza, il preside offre le caramelline alla frutta al docente e al non-discente. Ai consigli di classe convocati per la sospensione, i genitori di Lucignolo non si presentano più, dal giorno in cui insultarono e spintonarono la prof. di musica dalla penna facile che aveva scritto tre note contro il loro figlioletto. Insomma, la sospensione può attendere.

L’anno scorso, comunque, Lucignolo è stato promosso, grazie a un Decreto legislativo approvato in “aprile dolce dormire” del 2017 che sembrava scritto proprio per lui: cosa vuole che siano sei insufficienze su undici insegnamenti… Veramente tutto aveva avuto inizio col nuovo orario delle lezioni, quello della “settimana corta” col sabato libero e due rientri pomeridiani di tre e due ore. Lucignolo aveva deciso di restare a casa il lunedì, dato che otto ore di lezione in un giorno sarebbero veramente contrarie alla Convenzione di Ginevra, e il giovedì perché stravaccarsi a scuola dalle 08.00 alle 16.00 è roba da secchioni.

Se poi si aggiunge un bel “ponte”, a settimane alterne, l’anno scolastico vola! E il numero massimo di assenze? C’è sempre l’amico medico di babbo. Quest’anno, però, le cose cambieranno: sei ore di lezione per cinque giorni, dalle 08.15 alle 14.15, dal lunedì al venerdì. E quella sesta ora sarà la sua, pirotecnica più della quinta!

Nell’orario settimanale delle lezioni, la mano incerta di un “nasolungo” ha già scritto in tutte le caselle della VI ora, in cacografico stampatello maiuscolo, un nome: “Lucignolo”. È la nuova sindrome della scuola italiana.

Antonio Deiara,

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La scuola italiana e la sindrome Lucignolo ultima modifica: 2018-09-10T08:39:54+02:00 da
Gilda Venezia

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