Autonomia differenziata

La scuola nell’Italia dell’autonomia differenziata

di Maurizio Ricci, Il diario del lavoro, 13.2.2023.

Che Italia c’è nella testa di Roberto Calderoli? Messa così, la domanda è mal posta. Bisogna chiedere, invece: cosa diventeranno, grazie a Calderoli, le Italie di oggi? Perché dire che l’autonomia regionale, disegnata dal ministro leghista e messa nero su bianco in un progetto di legge dell’intero governo, sia potenzialmente in grado di spaccare il paese su piani cruciali delle garanzie costituzionali e dei diritti, come l’uguaglianza in materia di sanità e scuola, significa perdere di vista il problema vero. Non c’è nulla di potenziale e di futuro, infatti, nei rischi dell’autonomia regionale che piace alla Lega e Meloni accetta: esistono già, su quei diritti fondamentali, due Italie. La tragedia è che l’autonomia – e la redistribuzione delle risorse su cui si fonda il piano Calderoli – le separa una volta per tutte.

Molto si è parlato, a questo proposito, di sanità. Ma per la scuola – raccontano i dati raccolti dalla Svimez, l’istituto pubblico per il Mezzogiorno – è forse anche peggio. Meno ore in classe, meno tempo pieno, meno mense, meno palestre, risultati peggiori: la scuola del Sud è già un altro mondo. Perdere il controllo complessivo delle risorse significa rinunciare fin d’ora a chiudere il divario, condannando una parte del paese a restare indietro. La prova? L’ipoteca sul futuro, come spesso accade, la certificano, qui e  ora, i soldi. Per uno studente delle regioni del Centro Nord, l’istituzione pubblica spende, mediamente, oggi, 6.395 euro l’anno a testa. Lo studente del Mezzogiorno vale, già ora, 370 euro in meno: 6.025 euro l’anno.

Il paradosso è  che dovrebbe essere esattamente il contrario, perché è nel Mezzogiorno che la scuola italiana mostra le carenze più vistose. Lo narrano i test Invalsi. All’ultimo anno delle superiori e, dunque, alla vigilia della maturità e della conclusione del ciclo scolastico, quando, insomma, di tempo per rimediare non ce n’è più, metà degli studenti non arriva ad una competenza base nella comprensione  della lingua italiana e nell’utilizzo della matematica. Ma questa percentuale, in Campania, in Calabria, in Sicilia è del 60 per cento per quanto riguarda l’italiano. E, nelle stesse regioni, i semianalfabeti matematici sono il 70 per cento.

Di fronte a questa emergenza nazionale, la spesa pubblica per la scuola, fra il 2008 e il 2020, è diminuita dell’11 per cento dove le cose vanno meglio – cioè a Nord del Garigliano – ma di quasi il doppio, il 19,5 per cento, dove vanno peggio, cioè nelle regioni meridionali. Più brusco, negli stessi anni, anche il calo degli investimenti pubblici nel sistema scolastico: meno 33 per cento al Sud, meno 23 per cento nel Centro Nord.

L’effetto più immediato – e francamente sorprendente – è che, al Sud, si fa, praticamente, un giorno di meno di scuola a settimana. Spiega, infatti, la Svimez che, in media, al Sud si effettuano 200 ore l’anno di insegnamento in meno: su nove mesi di scuola, è l’equivalente di cinque ore a settimana.

Le statistiche possono spiegare fino ad un certo punto l’efficacia di un sistema scolastico. Ma i dati misurabili, quantificabili sono anche inequivocabili. Nelle elementari del Centro Nord, quasi metà degli alunni può sfruttare il tempo pieno. Nel Mezzogiorno, questa percentuale crolla vistosamente al 18 per cento.Ne consegue il divario in termini di un servizio essenziale, come la mensa: ne fruisce il 54 per cento dei bambini al Centro Nord, ma solo il 21 per cento nel Sud. Ecco i numeri delle due regioni più popolose: sono senza mensa 201 mila alunni, su un totale di 232 mila in Campania, 184 mila su 209 mila in Sicilia.

Distanze analoghe per un altro servizio essenziale: la palestra.  Al Sud un ragazzino su tre è sovrappeso, mentre al Centro Nord solo uno su cinque. Ma il 66 per cento delle scuole elementari del Mezzogiorno non ha la palestra, mentre al Centro Nord questa percentuale si riduce al 54 per cento.

L’ultima cosa  che può fare lo Stato è voltarsi dall’altra parte.

La scuola nell’Italia dell’autonomia differenziata ultima modifica: 2023-02-13T19:26:47+01:00 da
Gilda Venezia

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