di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 24.11.2021.
C’è la tentazione di smantellare l’impostazione dell’esame di Stato fino a legittimarne l’abolizione seguendo il modello anglosassone che ha dimostrato tutta la propria inadeguatezza nella preparazione culturale dei giovani.
Nelle sue innumerevoli e confuse esternazioni sul modello di scuola che il Ministro Banchi vorrebbe introdurre, e sulle quali torneremo in più occasioni, quella più sconcertante riguarda la possibile cancellazione del compito di italiano all’esame di maturità anche per il 2022.
La richiesta in tal senso è stata fatta da alcuni “studenti” (ma chi sono? e chi rappresentano?) che hanno magnificato la prova unica pluridisciplinare basata su una tesina, perché di questo si tratta, concordata con i docenti del consiglio di classe e che è stata utilizzata nell’anno scolastico 2020-21. Comprendiamo che la difficile situazione creatasi con la pandemia abbia portato nella didattica a scelte forzate e spesso contraddittorie, ma è fondamentale tornare ad una normalità da tanti rivendicata. Anche dallo stesso Ministro.
E’ presente in molti sedicenti “esperti” la tentazione di smantellare l’impostazione dell’esame di Stato fino a legittimarne l’abolizione seguendo il modello anglosassone che ha dimostrato tutta la propria inadeguatezza nella preparazione culturale complessiva del cittadino-studente e delegando al mercato la scelta dei “migliori” studenti e cristallizzando le disparità sociali.
Paradossalmente il “tema” di italiano rappresenta ancora l’ultimo baluardo per dimostrare le vere competenze dello studente che deve dimostrare le proprie capacità soggettive affrontando percorsi e consegne proposte dalla scuola. E’ vero che il rischio della prova scritta di italiano è quello di cadere in interpretazioni omologanti e opportunistiche. Ma ciò vale per tutti i fatti della vita, a cominciare con le prove di ammissione ad alcune facoltà universitarie, con i colloqui di lavoro, all’uso esponenziale dei test per verificare capacità e competenze, ecc. La prova scritta di italiano è forse l’ultimo spazio libero di espressione che viene dato ai cittadini-studenti per dimostrare cosa valgono, cosa pensano e come affrontano problemi complessi senza cadere nei tecnicismi così cari a coloro che vorrebbero la scuola ancella della produzione e del sistema economico.
Tanti parlano di analfabetismo di ritorno e di incapacità nella scrittura e nella comprensione di un testo. Nelle università e in tanti posti di lavoro “prestigiosi” tutti si lagnano della incapacità degli studenti e dei richiedenti lavoro di saper scrivere correntemente in lingua italiana e di definire un testo compiuto. Le statistiche sulla perdita dei queste competenze sono impietose.
Togliere la prova di italiano alla maturità significa avallare un mondo di ignoranti e incapaci che forse tanto piace ai promotori di una scuola-fabbrica di lavoratori e imprenditori (piccoli e piccolissimi) sufficientemente stupidi, ma produttivi. Confidiamo che il Ministro Bianchi non sposi tale impostazione.
Fabrizio Reberschegg
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L’abolizione del compito di italiano alla maturità ultima modifica: 2021-11-24T03:58:23+01:00 da