di Vittorio Lodolo D’Oria, Orizzonte Scuola, 1.3.2016
– Sulle malattie professionali degli insegnanti non sarà possibile dire nulla di definitivo fintanto che le Istituzioni non si decideranno a mettere a disposizione ed elaborare i dati in loro possesso. In particolare l’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze dispone, oramai dal 2005 (DM 12.02.2004), dei dati inerenti gli accertamenti medici degli insegnanti in Collegio Medico di Verifica.
Lo scorso settembre, a firma congiunta col titolare della cattedra di statistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ho inoltrato una richiesta ufficiale al suddetto ufficio per poter aver accesso ai dati. La risposta è stata verbale e negativa, adducendo a pretesto fragili giustificazioni (non siete dipendenti; trattasi di dati sensibili coperti da segreto professionale; i dati non sono organizzati per codice nosologico; non disponiamo di personale sufficiente per estrarre i dati che vi interessano). In attesa che questo ennesimo segreto di Stato venga a cadere, per intercessione di qualche uomo di buona volontà, affronteremo la questione dell’etilismo nei docenti. Non potremo dire quanto grande è realmente il fenomeno, ma vedremo come va affrontato da parte del dirigente che si trovasse ad affrontarlo. Recentemente vi sono stati presidi (Lombardia e Piemonte) che, fattisi forti di una scombicchierata normativa, hanno provveduto a sottoporre i loro insegnanti, con controlli a campione, al test con l’etilometro. Inutile dire che vi sono almeno tre ordini di limiti in questa procedura: a) l’umiliazione a cui viene sottoposto il personale docente; b) il controllo a campione randomizzato anziché mirato; c) l’elevato costo dell’indagine. Il tutto senza tenere conto che il dirigente già dispone dello strumento principe per sottoporre a visita medica il docente eventualmente sospettato di far uso ricorrente di alcool: l’Accertamento Medico d’Ufficio (AMU) in Collegio Medico di Verifica (CMV).
Dal caso di seguito esposto di una docente di mezza età, comprenderemo come regolarsi e soprattutto le insidie dalle quali avvedersi.
La storia
E’ bene sapere che la storia di un etilista è solitamente lunga, nota ai colleghi e all’utenza, nonché al dirigente e agli operatori. E’ spesso costellata da lunghi periodi di malattia, ricoveri e lamentele. Assai problematico invero far recepire alla CMV l’alta usura psicofisica cui è esposta la categoria professionale degli insegnanti. Il caso della prof.ssa XY è da manuale e costringe il dirigente al settimo invio in CMV. Questa volta, oltre a documentare succintamente ma efficacemente l’intero caso, il dirigente richiamerà studi scientifici a suffragare l’alta usura psicofisica della professione ed evidenzierà le responsabilità dirette della CMV medesima qualora rimandasse in cattedra la docente. Utile pertanto, in questo frangente, suggerire il provvedimento di “inidoneità assoluta e permanente all’insegnamento con idoneità ad altre mansioni”.
La relazione per la CMV
La prof.ssa XY è, in servizio presso l’istituto dal 2010 ed ha effettuato:
Premesso quanto sopra e considerato che:
Si richiede
di voler adottare in favore della Prof.ssa XY il provvedimento di “assoluta e permanente inidoneità all’insegnamento con idoneità a mansioni alternative di supporto amministrativo”, col proposito di garantirle una serena ripresa dell’attività lavorativa commisurata alle effettive forze e capacità psicofisiche.
Conclusioni
Alla scuola non serve dotarsi di etilometro ma occorre illustrare il corretto ricorso all’AMU da parte del dirigente. Devono inoltre essere riconosciute l’alta usura psicofisica della professione docente e le malattie professionali conseguenti. Gli stessi medici (in particolare quelli delle CMV) dovrebbero essere resi edotti circa il fatto che il requisito principe per poter insegnare discende da una condizione di stabile salute psicofisica. Inutile ribadire, come sempre, che nella questione hanno ruolo imprescindibile le Istituzioni e le Parti Sociali.
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