Avrebbe dovuto abbinare 850mila di aspiranti supplenti a una cattedra in un batter d’occhio. Invece l’algoritmo arruolato dal ministero dell’Istruzione per assegnare le supplenze nelle scuole ha accumulato una valanga di errori, di cui ancora oggi, a distanza dalle nomine avvenute a settembre, pagano lo scotto studenti, insegnanti e famiglie. Il sistema informatico progettato per automatizzare la liturgia delle convocazioni in presenza per assegnare le cattedre attraverso le graduatorie provinciali per le supplenze (gps) e quelle a esaurimento (gae) ha ottenuto l’effetto contrario. Ha dato un posto a chi aveva meno titoli di un’altra persona. Ha piazzato a un ruolo di sostegno chi si candidava per coprire una materia. Ha generato confusione verso chi dalla legge 104 per la disabilità.
Insomma, se a fine agosto in viale Trastevere speravano con un clic di associare ogni cognome alla sua cattedra, a scuola ormai avviata da tre mesi docenti, famiglie e sindacati fanno la conta dei danni. A dicembre in alcune province si stanno ancora scorrendo le liste delle supplenze e cercando di correggere gli errori di assegnazione dell’algoritmo. Solo a Milano, che conta 332 scuole sulle 1.200 circa della Lombardia (che a sua volta pesa per un ottavo sul totale nazionale), la Cgil ha contato circa 1.800 errori nell’assegnazione di 11mila supplenze. “E non sono sempre sanabili – spiega Massimiliano De Conca, segretario regionale della Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc) della Cgil Lombardia -. Nelle province piccole questi problemi si risolvono, mentre in quelle grandi diventano questioni di mesi”.
Che cosa è successo:
- Cosa raccontano le carte
- Come funziona l’algoritmo
- Bocche cucite
- Pesante eredità
Cosa raccontano le carte
Per fare luce sugli errori dell’algoritmo, Wired ha spedito una richiesta di accesso agli atti al ministero dell’Istruzione, che in risposta ha fornito una serie di documenti: l’analisi dei requisiti, relative al primo impianto della procedura di assegnazione delle supplenze e alle successive evoluzioni; i casi di test; i verbali di collaudo; la presentazione della procedura di nomina e i manuali per gli utenti. Le carte forniscono una visione parziale del processo, ma certo aiutano a fare chiarezza sul flop del sistema informatico per le supplenze. Anche la Gilda degli insegnanti, sindacato della scuola, ne ha fatto richiesta nei mesi scorsi per mezzo di un legale.
Stando alle carte del ministero, il funzionamento dell’algoritmo è abbastanza semplice. Accedendo alla propria area personale con Spid o Cie, l’aspirante supplente compila la domanda, in base alla graduatoria in cui si trova. Vanno indicati gli insegnamenti per cui si candida, i titoli e le preferenze per scuole e comuni in cui insegnare, i tipi di contratto e di spezzoni orari. Il tutto mettendo in ordine preferenze e priorità, secondo numeri prestabiliti. A vincere il contratto è un raggruppamento di imprese composto da Enteprise services Italia, società informatica controllata dalla multinazionale statunitense Dxc Technology, e dal campione italiano della difesa, Leonardo. Valore della gara: 5,3 milioni di euro. Il tandem batte le offerte di altri protagonisti della trasformazione digitale: Reply, Engineering, Accenture, Almaviva.
Come funziona l’algoritmo
L’algoritmo, detto Nrmp (National resident matcing program match) esamina i candidati e i loro curriculum e sulla base delle preferenze procede all’abbinamento nome-cattedra. Se c’è disponibilità, fa scattare l’assegnazione provvisoria, perché, spiegano gli sviluppatori, “l’aspirante potrebbe essere “scalzato”, nell’esecuzione della procedura dalla preferenza assegnata, se c’è un altro candidato con punteggio più alto che ha espresso la stessa preferenza“. Esaminato il candidato numero uno, si passa al secondo: se ha titoli inferiori, il primo resta al suo posto. Altrimenti lo sorpassa. E così fino all’esaurimento delle graduatorie, che avrebbero dovuto vedere al primo posto la persona con il curriculum migliore.
Così, tuttavia, non è andata. Così come hanno funzionato alcuni casi specifici. Vedi quello di chi è tutelato dalla legge 104, che ha una priorità “purché in posizione utile per la nomina, quindi con una posizione in graduatoria maggiore o uguale di quella degli altri nominati” e la precedenza “solo per i posti della stessa durata giuridica e la stessa consistenza economica”, si legge nelle regole degli sviluppatori del ministero.
Allo stesso modo, l’algoritmo avrebbe dovuto gestire senza troppi intoppi abbinamenti specifici tra curriculum dei candidati e cattedre. Lo scrivevano gli sviluppatori: “Se l’aspirante, per esempio, ha indicato, su un determinato comune, prima il tipo posto Ch (sostegno della vista) e poi il tipo posto Dh (sostegno dell’udito), la procedura automatica esamina prioritariamente tutte le scuole di quel comune che hanno posti su Ch e solo successivamente quelle con posti su Dh“.
Bocche cucite
Tant’è che a fine agosto, quando scatta la corsa alle assegnazioni, il sistema va in tilt. E il malfunzionamento dell’algoritmo, ammesso dallo stesso ministero, provoca un caos supplenze. Cosa è andato storto? Leonardo ha fatto sapere a Wired di non aver titoli per commentare l’accaduto, perché capofila dell’appalto è la Enterprise services. Che tuttavia non ha mai risposto alle domande della nostra testata. Né lo ha fatto Dxc.
Nemmeno il ministero dell’Istruzione ha risposto alle domande di Wired. Nonostante la grancassa mediatica delle dichiarazioni dell’attuale responsabile del dicastero, Giuseppe Valditara, che tra elogi dell’umiliazione e rivendicazioni su fondi a disposizione, non perde occasione per comparire sulla stampa. Benché la scelta dell’algoritmo sia stata decisa dai predecessori di Valditara, come si potrebbe obiettare, spetta a lui gestire la patata bollente. Tuttavia, da viale Trastevere non sono arrivati segnali ai solleciti di risposta alle domande che sono sorte dopo aver avuto accesso ai documenti sul funzionamento dell’algoritmo.
Pesante eredità
Eppure sarebbe stato utile, per esempio, spiegare perché, al netto di un collaudo positivo, il sistema informatico non ha retto. E se ci sarà una versione due dell’algoritmo, dato che uno dei precedenti sottosegretari all’Istruzione, Rossano Sasso, in quota Lega come l’attuale ministro Valditara, aveva espresso dubbi su un ricorso al software per assegnare le supplenze. O ancora, come intende sanare il ministero tutti i problemi che questo algoritmo ha creato. Specie nelle grandi città, come Milano, Roma, Bologna, Torino e Napoli. Non sono pochi. “Ci sono errori che non si spiegano se non con errori dell’algoritmo”, affonda Jessica Merli, segretaria generale Flc Cgil Milano. “Chi si è trovato a fare supplenza sul sostegno, anziché sulla materia, è finito in un errore ammesso anche dal ministero ma la situazione non è stata risolta – affonda Merli -. Parliamo di centinaia di persone e c’è resistenza a risolvere il problema”. Perché alla fine la scuola ha le supplenze a cui aveva diritto, benché con assegnazioni sballate.
O ancora, nel caso degli spezzoni di educazione motoria alle elementari, “alcuni supplenti si sono ritrovati con due ore in meno per un errore dell’algoritmo”, dice Merli. E, di conseguenza, con uno stipendio più basso. Se ci sono dei part-time, l’insegnante ha un diritto al completamento. Saltato dall’algoritmo. Con impatti pratici. Insegnanti a casa. Buste paga ridotte. “Questi errori producono precariato”, insiste Merli. Chi risparmia è lo Stato, che non risolvendo gli errori del suo programma non deve pagare supplenti e personale di cui le scuole avrebbero bisogno.
Coca spiega che l’algoritmo “ragiona con le disponibilità del momento. Se prendo una supplenza a Milano ma vinco poi il concorso a Lecco, rinuncio alla prima cattedra per la seconda. Ma quella non viene rimessa in circolo”. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, ha dichiarato che “gli errori commessi dall’algoritmo nell’assegnazione delle supplenze ledono diritti di graduatoria“. La sigla ha chiesto, tra i vari correttivi, il ripescaggio di chi aveva rinunciato e la creazione di più turni, a seconda delle graduatorie, per candidarsi e non essere esclusi in automatico.
Agli errori di sistema vanno aggiunti quelli manuali. Alcuni uffici provinciali hanno sbagliato il numero di cattedre disponibili. Risultato? L’algoritmo sballa. Che farne, quindi? La Gilda sarebbe per tornare alle nomine in presenza. Mentre la Cgil chiede di non buttare via il bambino con l’acqua sporca. “Noi riteniamo che usare la tecnologia sia utile – dice Conca – purché sia funzionale a una migliore gestione”. Perché, almeno per ora, la matassa è più ingarbugliata di prima.
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