«Vacciniamoci tutti». Il segreto è tutto in quella particella «ci», scelta con cura dal ministro Patrizio Bianchi per parlare a tutti senza chiamare in causa nessuno in particolare. A chi è rivolto il suo appello a compiere quel «gesto semplice» che è anche «un atto di responsabilità e di solidarietà»? Ai docenti, agli amministrativi e ai bidelli che ancora non hanno provveduto a immunizzarsi (222 mila su tutto il territorio – pari al 15% del totale – 60 mila dei quali, cioè più di un quarto, in Sicilia)? Insomma a quella quota residua di personale scolastico alla quale, se non si deciderà da sola, il governo Draghi si troverebbe costretto a imporre l’obbligo di vaccinazione, come già accaduto con il personale sanitario? O agli alunni delle medie e delle superiori e ai loro genitori che ancora nutrono delle riserve (soprattutto quelli con i figli alle medie)? Insomma a quei 12-19enni sui quali il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo ha scommesso – di obbligo per loro non se ne parla – di poter arrivare a una copertura del 60 per cento entro la riapertura delle scuole a settembre? La chiamata di Bianchi è rivolta agli uni e agli altri: a tutti. Nel giorno in cui aveva già in agenda di incontrare i sindacati e rispondere alle loro domande sul dossier ripartenza, il ministro ha voluto diffondere sui canali social un appello «ecumenico» alla vaccinazione.
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