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Le frustrazioni del prof “potenziato”

Pasquale Almirante, La Tecnica della scuola 15.2.2016 

– Nella la cosiddetta #Buonascuola sono spuntati i cosiddetti docenti da inserire nel cosiddetto organico potenziato. Sarebbero costoro nuovi insegnanti aggiunti al personale ordinario per incrementare l’offerta formativa, secondo le necessità degli istituti.

In realtà, commenta Il Corriere della Sera, questi docenti, o almeno gran parte di essi, servono a coprire i buchi negli orari delle classi, girando per la scuola e sostituendo i colleghi assenti al mattino. E ciò, come è comprensibile, ha creato proteste ma il vero problema è che, sin dal loro arrivo, i nuovi prof sono stati utilizzati per coprire le assenze, in alcuni casi hanno un orario flessibile (c’è qualcuno che protesta perché costretto ad essere “reperibile” ogni giorno ad ogni ora) e talvolta sono abilitati per una materia che nella scuola in cui prestano servizio non esiste nemmeno.

I docenti “potenziati”, secondo Il Corriere, sarebbero in realtà prof  alquanto frustrati: non hanno una cattedra, non possono creare legami con le classi perché, se devono fare supplenze orarie, sono di passaggio; presentano progetti, armati della più buona volontà, con poche speranze di vederli realizzati dato che, a pochi mesi dalla fine delle lezioni, è difficile pianificare qualcosa di serio e durevole. Pochi hanno qualche chance di rimanere nella scuola cui sono stati provvisoriamente destinati: la maggior parte dovrà partecipare alla mobilità su base interprovinciale, rischiando di allontanarsi dalla propria città, costretti al pendolarismo per i prossimi tre anni.

In sala insegnanti smanettano sullo smartphone o il tablet, oppure leggono svogliatamente il quotidiano al bar, davanti a uno dei tanti caffè bevuti durante la mattinata vuota. Ma, a ben vedere, non hanno lezioni da preparare né compiti da correggere. Se la mattinata rischia di essere lunga e vuota, il loro pomeriggio può essere libero da impegni professionali e denso di attività extra precluse ai docenti titolari per mancanza di tempo. Inoltre, senza una cattedra, non hanno obblighi di presenziare a scrutini e consigli di classe.

Insomma, come ogni medaglia anche questa ha il suo rovescio: la “croce” di dover sopportare il nulla, con uno stipendio sicuro a fine mese, può essere compensata da una “testa” libera da pensieri che da soli, a volte, rendono la vita di un insegnante un po’ più difficile.

Le frustrazioni del prof “potenziato” ultima modifica: 2016-02-15T17:32:14+01:00 da
Gilda Venezia

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