di Massimo Gramellini, Il Corriere della sera, 22.4.2017
– Nessuno oserà negare che il progetto «Alternanza scuola-lavoro», fortemente voluto dal ministero della Pubblica Distruzione per avviare gli studenti alle gioie dell’impiego, abbia un elevato valore educativo. Però si sa come va a finire con i progetti educativi, dalle nostre parti: appena si staccano dalla carta, dove sono bellissimi, e planano sulla realtà, rischiano di trasformarsi in storie come questa.
A Gattico, un battito di ciglia dal lago Maggiore, la scuola distacca un adolescente presso un magazzino per consentirgli di compiere un’esperienza da stagista. Il guadagno è pari a zero, perché è giusto che i lavoratori si abituino fin da piccoli alla regola in base alla quale, nella società gratuita dei social, il lavoro o non c’è o, quando c’è, non vale niente.
Ma il giovane birbante non ci sta e decide di autoassegnarsi un reddito di cittadinanza, prelevando 400 euro dalle casse dell’azienda sotto forma di merci. Uno dei proprietari se ne accorge e gli impartisce una lezione di alta morale. Gli intima: o me ne restituisci 600 (cioè 400 più Iva Strozzina del 50%) o faccio la spia con i tuoi genitori. Il ragazzo paga il pizzo richiesto, vendendosi la consolle dei videogiochi, e allora l’imprenditore alza ulteriormente il livello della lezione: adesso di euro gliene chiede 5.000.
A questo punto lo studente ritiene di avere imparato abbastanza e si rivolge ai carabinieri, che arrestano l’educatore per estorsione. Sarebbe interessante sapere con quale criterio il Ministero sceglie gli imprenditori-insegnanti.
O forse preferiamo continuare a non saperlo.
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Lezione di vita ultima modifica: 2017-04-22T17:51:12+02:00 da