di Maurizio Tucci, Il Corriere della sera, 22.5.2020
«Promossa con qualche debito», potrebbe essere il giudizio finale degli studenti sulla didattica a distanza: sono i risultati che emergono secondo quanto emerge dall’indagine online realizzata dalla associazione Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di ricerca Iard su un campione di 1500 studenti, tra il 4 ed il 18 maggio scorsi. Il primo dato importante che emerge dal rilevamento è che la quasi totalitàdegli studenti che hanno risposto (94%) ha proseguito l’attività scolastica online con una certa regolarità. Il giudizio è stato complessivamente positivo, con il 42% che ha considerato questa modalità di fare scuola «abbastanza utile» dal punto di vista dell’apprendimento ed il 20,4% «molto utile». Le controindicazioni – segnalate anche da chi ha dato un giudizio positivo – ci sono comunque state, mentre i vantaggi sono apparsi complessivamente scarsi. Il problema maggiore (indicato da oltre il 70% del campione) è la mancanza dei compagni, ma due terzi degli studenti (66,3%) hanno anche indicato una maggiore difficoltà a capire le lezioni rispetto a quanto avviene a scuola, e oltre la metà (rispettivamente 58,9% e 56,8%) ha segnalato le continue distrazioni derivanti dall’ambiente casalingo circostante e dai problemi di connessione. Sul fronte dei «pro», un consistente 33% ha affermato che le lezioni online ottimizzano l’utilizzo del tempo, mentre il 22% ha trovato psicologicamente più facile, fuori dall’ambiente classe, porre domande all’insegnante. Il 48,6% ha anche lamentato la scarsa capacità di alcuni docenti di utilizzare programmi e piattaforme, soprattutto alle medie.
Uno su due non vuole più le lezioni online
«Che la mancanza di socialità sia risultata essere la carenza maggiore sofferta dagli studenti – commenta Alessandra Condito, dirigente del liceo scientifico Einstein di Milano – è un dato importante che dovrà tessere tenuto in massima considerazione quando i “decisori” di ogni livello dovranno progettare riaperture e nuove “fasi”. L’adolescenza non ha bisogno solo di “fibra veloce” e la scuola non può prescindere dalla componente della socializzazione». Concorda Teresa Caputo, insegnante in una scuola media superiore e membro del Consiglio direttivo di Laboratorio Adolescenza: «L’improvvisa mancanza dell’interazione e del confronto diretto con i compagni diclasse e con l’insegnante, ha fatto comprendere a tutti – insegnanti compresi – quanto sia fondamentale la relazione umana per un apprendimento reale». D’altra parte sono proprio gli studenti a ribadirlo: se il giudizio su questa sperimentazione forzata di scuola «virtuale» non è negativo, il 50,1% sostiene che una volta tornati alla normalità la didattica online debba essere messa in naftalina. C’è comunque un consistente 42% che – indipendentemente dal coronavirus – troverebbe interessante continuare a svolgere alcune attività scolastiche online e una piccola minoranza (7,7%) che addirittura preferirebbe un’attività scolastica online prevalente rispetto alle lezioni a scuola.
Il mal d’orecchie
L’indagine ha fatto però emerge anche un altro aspetto, legato alla dolorosa selezione sociale che questa emergenza ha messo in evidenza, sul quale dovrà essere aperta una riflessione: se l’80% degli studenti ha avuto modo di seguire le lezioni online utilizzando un computer (fisso o portatile) o un tablet, il 20% è stato costretto a farlo, per mancanza di altri strumenti, utilizzando il proprio smartphone che, già per le sole dimensioni, non consente di lavorare e seguire le lezioni in modo adeguato. Quattro o cinque ore, se non di più, davanti al computer hanno fatto anche registrare alcune controindicazioni legate al benessere fisico e psicologico. Dal mal di testa al bruciore agli occhi al mal di schiena. Dall’ansia alla difficoltà ad addormentarsi al senso di solitudine. Ecco i disturbi riscontrati: mal di testa 58.5%; bruciore agli occhi 66,4%; mal di schiena 58,1%; fastidio alle orecchie a causa delle cuffie 29,8%; difficoltà di concentrazione 67,8%; ansia 47,1%; difficoltà ad addormentarsi 50,3%; senso di solitudine 52,4%.
La solitudine dei ragazzi
«I dati dell’indagine – sottolinea Marina Picca, presidente della Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche Lombardia – confermano le evidenze registrate anche dai pediatri, che segnalano tra i propri pazienti, in particolare tra gli adolescenti, un aumento di comportamenti problematici riconducibili al lockdown, tra i quali difficoltà di concentrazione e attenzione durante le attività scolastiche online e rifiuto di fare i compiti, anche in ragazzi che non avevano mai presentato difficoltà scolastiche».Di questi aspetti bisognerà tenere conto nella organizzazione dell’attività didattica futura. «L’ansia, la difficoltà ad addormentarsi e il senso di solitudine avvertiti dai ragazzi – spiega Fulvio Scaparro, psicologo e psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza e referente dell’area psicologica di Laboratorio Adolescenza – non possono essere “addebitati” alla scuola online in quanto tale, maderivano molto più verosimilmente da una sorta di accumulo di stress generato dalla situazione complessiva che gli adolescenti stanno vivendo e che emerge maggiormente nei momenti in cui sono richiesti concentrazione e impegno».
Due su cinque sperano di tornare come prima
Ma come sarà il prossimo anno scolastico? Su questo aspetto ottimisti e pessimisti ad oltranza si equivalgono: il 17% è convinto che «si tornerà a scuola a settembre come sempre», mentre il 19,4% pensa che «non si tornerà a scuola e si continuerà con le lezioni online ancora per molti mesi». La maggioranza (62,9%) opta per un più interlocutorio «si tornerà a scuola con modalità differenti e turni». Riguardo l’uso delle mascherine, il 67% sostiene che non è pensabile passare tante ore a scuola con la mascherina. Ciò che invece cambierà, molto probabilmente, sarà il modo di andarci, a scuola. Drastico calo – almeno nelle previsioni del momento – dell’utilizzo dei mezzi pubblici.
Maurizio Tucci, Direttore del Laboratorio Adolescenza di Milano
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