“Si resta sconcertati, senza fiato”. Giuliano Amato, ex premier, giudice costituzionale, regisce in modo netto davanti al caso, sollevato da Repubblica, dei licei che si pubblicizzano alle famiglie affermando che “il basso numero di stranieri, di disabili o di studenti svantaggiati garantisce un corso di studi libero da ritardi, impacci”.

“Il basso numero dei figli dei portieri dei condomini”, dice Amato citando altri annunci, “avrebbe garantito omogeneità culturale tra gli studenti: si resta senza fiato, sconcertati. La Costituzione vale la domenica, nei giorni feriali ognuno fa come gli pare, la dignità è solo la  mia… Bisogna fermare tutto questo la Costituzione vieta le discriminazioni” di ogni tipo. Dopo l’intervento della ministra Fedeli, che ha considerato inaccettabili quelle pubblicità scolastiche, ora interviene Amato mentre si scatena la protesta in rete, sui social.

Assemblea al Visconti, studenti divisi. Intanto questa mattina, dopo le polemiche sul Rav, il rapporto di autovalutazione che le scuole devono inviare ogni anno al Miur, alcuni studenti hanno appeso uno striscione fuori da liceo Visconti,  nel cuore della città. “Tutto ciò favorisce l’apprendimento?”, recitava, riferendosi alle frasi con cui il liceo più storico di Roma si è raccontato: studenti provenienti per lo più dal Centro e da famiglie di estrazione medio-alto borghese, con alunni di nazionalità straniera che si contano sulle dita di una mano, mentre quelli diversamente abili sono pari a zero.

Il cartello  però non rappresenta il pensiero della totalità degli studenti, secondo cui è vero, sì, che le parole della preside nel documento siano state poco accorte, ma altrettanto vero è che siano state eccessivamente travisate. D’altronde, raccontano i ragazzi, il Rav è un documento che viene compilato dal collegio docenti, insieme a una commissione, e che infine viene letto anche dal consiglio d’istituto, composto da genitori e alunni.

La dirigente scolastica Clara Rech, con una nota pubblicata sul sito della scuola, ha spiegato di aver compilato il modulo con “dati di contesto” senza “alcun giudizio di merito o di valore”. La preside ha aggiunto che l’istituto è per tradizione “democratico, antifascista e interclassista”. “L’idea che l’opinione pubblica si sta facendo del Visconti non è reale – aggiungono i ragazzi – siamo figli di lavoratori comuni, non figli di papà”.

Durante un’assemblea che si è tenuta in mattinata avrebbero preso la parola anche alcuni docenti, dicendo che la scuola avrebbe dovuto chiedere scusa per le frasi contenute nel documento.

Il classico D’Oria di Genova. È finito nella bufera anche il liceo classico D’Oria che figura tra le scuole che fanno pubblicità classista. Nel sito dell’istituto si legge tra l’altro “Il contesto socio-economico e culturale complessivamente di medio- alto livello e l’assenza di gruppi di studenti con caratteristiche particolari dal punto di vista della provenienza culturale ( come, ad esempio nomadi o studenti provenienti da zone particolarmente svantaggiate) costituiscono un background favorevole alla collaborazione ed al dialogo fra scuola e famiglia, nonché all’analisi, con apporti reciproci, delle specifiche esigenze formative, nell’ottica di una didattica davvero personalizzata”.

Molte le proteste sui social nei confronti della scuola più famosa di Genova ( vi militarono tra gli altri Paolo Villaggio, Massimo D’Alema e Paolo Fresco) accusata di essere classista e razzista anche perché frequentata per lo più da ragazzi dei quartieri “in” della città. La preside respinge le accuse: “La fisionomia di una scuola traspare dalla sua vita quotidiana e dall’impegno di tutto il Personale. E la fisionomia della nostra scuola è da anni all’insegna di un quotidiano impegno per l’inclusione, per sostenere ogni studente nella sua individualità e nel suo percorso di crescita e per la lotta contro il disagio comunque si manifesti”.

Milano: la giustificazione del preside del liceo Parini.  Oggi a Milano la ministra Valeria Fedeli spiega che alcune frasi “appaiono particolarmente gravi, persino classiste”, e fanno fare “un passo indietro rispetto a una delle caratteristiche fondanti della scuola italiana: la capacità di inclusione e integrazione”. A Milano c’è polemica intorno al liceo classico Parini, che nel rapporto di autovalutazione dice che i suoi studenti “in genere hanno per tradizione una provenienza sociale più elevata rispetto alla media”.. Ma secondo il preside, Giuseppe Soddu, c’è un gigantesco equivoco: “La nostra scuola è aperta a tutti da sempre, a prescindere dalle condizioni socioeconomiche”.

Ma, preso atto di una situazione ritenuta favorevole, la scuola ha “il compito (obbligo) di contribuire a elevare il livello culturale dei suoi allievi”. Questo è scritto nel Rav. Quindi si ritiene classista elevare il livello culturale degli studenti?” Noi vogliamo studenti che abbiano desiderio di conoscere e studino con impegno e passione e gioia. Cerchiamo di aiutarli a maturare una coscienza critica dando loro una formazione solida, con la massima attenzione alla realtà odierna, per viverci e lavorarci con successo, e magari cambiarla in meglio”.

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