di Mario Ambel, insegnare 28.11.2017
– Da alcune settimane alcuni licei dislocati da nord a sud della penisola conquistano le cronache per cause non proprio nobili e confortanti.
Che la scuola finisca sui giornali quasi sempre per fatti di cronaca di natura conflittuale o pruriginosa piuttosto che per meriti culturali non è una novità, ma fa pur sempre una certa impressione la collazione di episodi sgradevoli ancorché assai diversi fra loro…
La dirigente scolastica ripudiata
A Torino alla fine di ottobre la dirigente scolastica del “Regina Margherita“, storica fucina delle maestre torinesi, oggi liceo polivalente orientato al sociale, viene duramente contestata da 141 docenti che lamentano atteggiamenti autoritari e provocatori, impossibilità di collaborare serenamente, comportamenti aggressivi e vessatori. Tra le contestazioni alla dirigente la più paradossale è quella di aver trasformato il bagno dei docenti in toilette personale. Siamo alla guerra della tazza. I vicepresidi si dimettono, vengono stilati documenti a loro sostegno e si annunciano lettere di protesta da inviare alla direzione regionale.
Sesso, droga e fake-news
Da giorni si inseguono, sovrappongo e contraddicono notizie ormai sempre più confuse sul Liceo “Virgilio” di Roma, scuola dalle antiche e nobili tradizioni. Le vicende sono note. In rete compare la notizia di un video hard girato nei locali della scuola, rimbalzano voci di droga facilmente reperibile nei locali dell’istituto, la dirigente scolastica denuncia che gli studenti sono vittima delle angherie e sopraffazioni di un gruppo di arroganti figli di buona famiglia protetti dai genitori benestanti e affermati. Interviene persino Gramellini nella sua trasmissione domenicale con una riuscita perorazione in difesa della scuola pubblica contro i consorzi di figli di papà protetti da genitori irresponsabili ancorché facoltosi. Sempre domenica scorsa Lucia Annunziata su rai3 imbastisce un lungo servizio, invitando per par condicio valoriale sia la ministra Fedeli che Mariastella Gelmini. Molto indispettisce il blitz a sorpresa della questura nella scuola senza che siano trovati depositi di droga, mentre gli studenti organizzano sit in, i genitori azioni solidali, le notizie smentiscono le notizie, e ovviamente cresce il sospetto delle “fake news” così di moda. E data la fama del liceo in questione non c’è quotidiano che si astenga dal suo pezzo di colore…
Spirito critico e imprenditorialità
Allo storico liceo “Quinto Orazio Flacco” di Portici una studentessa di sedici anni viene sospesa per sette giorni per aver contestato sulla pagina facebook dell’istituto il tono encomiastico con cui la dirigente scolastica annunciava con foto di rito il ritiro a Tallinn, capitale dell’Estonia, del premio internazionale Tes Award come “migliore scuola italiana dell’anno per la promozione dell’educazione imprenditoriale”. Afferma la preside: “Siamo orgogliosi dei traguardi e dei riconoscimenti ottenuti in questi anni, frutto di passione, determinazione e motivazione che ci animano e dell’amore per i nostri ragazzi. Il senso di appartenenza è forte”.
La studentessa non condivide tanto entusiasmo e commenta scrivendo che: “Presentare il Flacco in un contesto felice sui social media non lo renderà tale! Posso provare solo vergogna e disprezzo verso chi scrive una cosa del genere senza prendere minimamente in considerazione la vera realtà di questa scuola, che ormai, per come è diventata e gestita, può solo farci mettere le mani nei capelli a tutti noi studenti. Siete dei falsi! Mai sentito alcun alunno del Flacco dire di essere felice nel contesto scolastico. E guardate che se questa scuola ha avuto fama per i propri successi è solo ed esclusivamente grazie a noi studenti e ai pochi dei professori che si salvano nell’istituto». Parole di certo dure, ma che non costituiscono reato. Ma la ds e il consiglio di classe, per difendere la buona reputazione della scuola, decidono di sospendere la ragazza e allora scatta la reazione di altri studenti e sulla pagina fb fioccano altri commenti e qualche insulto.
Insomma, un’altra vicenda tristemente esemplare delle dinamiche in cui le scuole vengono o si lasciano coinvolgere.
L’educazione imprenditoriale
“Creatività e innovazione, gestione aziendale, finanza personale, internazionalizzazione, etica, sostenibilità, sono solo alcuni dei temi affrontati nelle proposte didattiche che, trattate con una metodologia di apprendimento concreta ed esperienziale (learning-by-doing), consentono di acquisire particolari competenze tecniche e trasversali. L’offerta di Junior Achievement si articola in lezioni in classe, workshop, competizioni e programmi di imprenditorialità rivolti agli studenti delle scuole primarie, secondarie di primo grado, superiori e università e viene erogata direttamente da “esperti d’azienda” volontari che, condividendo le loro esperienze, trasformano i concetti chiave in messaggi che ispirano fiducia ed entusiasmo.”
In quest’ultimo caso, tutta la ridondante retorica dell’imprenditorialità che permea le pagine del sito dell’agenzia che promuove il premio lascia a tratti allibiti (come per altro ormai molte simili argomentazioni a sostegno di una visione mercantile e aziendalista della scuola). È inevitabile chiedersi che cosa c’entra tutto questo con la scuola, ma sembra che questa domanda stia diventando una perplessità anacronistica.
Tra l’altro si legge che “le scuole vincitrici hanno registrato i punteggi più alti, rispetto alle altre scuole dei rispettivi paesi, sulla base di alcuni criteri come: la qualità della strategia di insegnamento, l’allocazione di risorse specifiche, la formazione e il grado di preparazione dei docenti, il coinvolgimento della scuola nella comunità locale e la cooperazione con imprese del territorio”.
Certo fra questi criteri non compare l’esercizio dello spirito critico e del diritto al dissenso da parte degli studenti perché allora il premio andrebbe restituito. E forse sarebbe buona cosa che le scuole lasciassero lo “spirito imprenditoriale” (e l’ansia di premi) ad altri settori e contesti della vita collettiva.
E intanto…
E intanto gli studenti protestano contro l’Alternanza Scuola-Lavoro, anche se la cosa non ha sempre molta rilevanza sui quotidiani. Anzi quelle notizie, come spesso accade, servono per offuscarne altre.
La nostra personale impressione è che per le scuole sarebbe comunque meglio non conquistare il dis/onore delle cronache e continuare a lavorare seriamente e serenamente, cosa che difficilmente finisce sui giornali. Il sospetto invece che da un po’ di tempo le scuole, alcune scuole, eccedano nella ricerca di visibilità e partecipazione a concorsi a premi è tangibile.
In particolare l’azione “promozionale” e “imprenditoriale” del proprio operato è una mala pianta che da tempo affligge le scuole “autonome”. Che sia incentivata e premiata da progetti internazionali sostenuti dal ministero ci rattrista. Ed è una vocazione che comporta i suoi rischi. La ricerca della visibilità è un’arma a doppio taglio. Soprattutto di questi tempi. Può facilmente rivoltarsi contro.
Immagine
“La Temperanza” di Piero del Pollaiolo (1441/1442 – 1485-1496), Galleria degli Uffizi a Firenze, particolare; il dipinto, commissionato dal “Tribunale della Mercanzia” , ritrae la personificazione della virtù cardinale nell’atto di miscelare acqua fredda e calda per ottenerne un giusto equilibrio…
.
.