di Gianna Fregonara, Il Corriere della sera, 18.7.2018
– Una sentenza del Tar rinvia a gennaio la decisione sui concorsi locali fatti dai presidi ad Atene, Parigi, Madrid, Istanbul e Addis Abeba. La protesta dei genitori.
E’ allarme rosso nelle scuole italiane all’estero. Il prossimo inizio dell’anno scolastico potrebbe essere un incubo per i ragazzi: mancano diversi insegnanti, tra pensionamenti e turn over, – secondo il sito orizzonte scuola addirittura 180 – e rischiano di mancare per ancora molti mesi. Almeno fino al 16 gennaio 2019, data in cui il Tar del lazio ha fissato l’udienza per il ricorso presentato dall Uil- Scuola contro i nuovi concorsi locali e contratti «in deroga» già pronti da alcune settimane. Contratti che intanto sono stati sospesi proprio per decisione del Tar.
Nell’ultimo anno sono cambiate le regole per i contratti delle cattedre non complete (meno di 18 ore): i contratti a termine ormai vietati dalla sentenza europea del 2016 se eccedono i 36 mesi, per alcuni ricorsi di professori all’estero il ministero degli Esteri è stato anche condannato a pagare arretrati e danni vari. Così sono state fissate nuove procedure dai decreti attuativi della riforma detta della Buona Scuola: i presidi possono procedere a concorsi particolari per le materie con cattedre non complete per poi fare contratti a tempo indeterminato secondo le norme del Paese che ospita la scuola. Hanno avviato la procedura ad Atene, Parigi, Madrid, Istanbul, Barcellona e Addis Abeba. Ma il Tar ha fermato tutto, in attesa di capire se le procedure sono state rispettate o invece contrastano con le regole per l’assuzione di insegnanti nella scuola pubblica.
Quello che ha insospettito i sindacati – che proprio per discutere del tema hanno incontrato anche i tecnici del Miur nei giorni scorsi – è proprio quel «possono» contenuto nella nuova legge che consente l’autonomia ai dirigenti scolastici delle scuole italiane all’estero di procedere per garantire la continuità didattica e il funzionamento della scuola anche derogando alle norme di scelta dei professori. «Troviamo che sia una questione di principio – spiega Domenico Naso, l’avvocato che ha scritto il ricorso al Tar – è in atto una spending review latente, ai professori assunti con questi mini concorsi non viene riconosciuta la trasferta perché si tratta di persone già in loco., i contratti locali poi non sempre sono più favorevoli di quelli italiani e infine questi professori in quali graduatorie sono? Anche l’assegno di sede per chi va all’estero è stato ridotto del 50 per cento. E’ inaccettabile stabilire criteri di reclutamento a tempo indeterminato diversi dal concorso nazionale previsto per chi lavora nella scuola italiana in Italia»
Il risultato di questo pasticcio però è che a settembre i liceali delle scuole italiane all’estero non avranno più i loro «vecchi» professori (i concorsi sono stati nella maggior parte dei casi delle stabilizzazioni di docenti già in servizio presso le scuole per i quali è cambiata la forma contrattuale). Dovranno invece essere nominati nuovi supplenti almeno per qualche mese in attesa della decisione del Tar a gennaio. Il ministero degli Affari Esteri, dal quale dipende il personale delle scuole all’estero, ha fatto un contro ricorso ma per ora la situazione è bloccata.
Protestano i genitori. A Parigi, dove già lo scorso anno c’è stata una grave carenza di professori, si sono attivati: «Siamo sgomenti di fronte a questo meccanismo diabolico – spiega Maria Grazia Buttiglieri, presidente dell’associazione genitori – che rischia di bloccare il percorso educativo dei nostri figli. Proprio in un momento in cui la scuola italiana si stava aprendo anche a studenti francesi».
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