di il Sussidiario, 23.4.2019
– Di recente Treellle ha fatto il punto sulle principali idee riformiste sulla scuola che sono circolate nel paese negli ultimi 40 anni
Di recente Treellle ha proposto un encomiabile stato dell’arte delle principali idee riformiste sulla scuola che sono circolate nel paese negli ultimi 40 anni.
In premessa è stata posta una riflessione di carattere generale: la scuola deve riprendere le proprie funzioni educative ponendo al centro l’apprendimento al vivere con gli altri e generando negli allievi benessere ed autostima, premesse necessarie dell’apprendimento.
Quanto alle proposte strutturali una breve per quanto possibile sintesi potrebbe suonare così:
Ultimi elementi emersi: freddezza sulla regionalizzazione ed analisi di fattibilità della spesa sulla base della riduzione di un anno, della diminuzione demografica e di una spending review effettuata dal basso.
Una rassegna organica, ma un po’ oggettivamente demoralizzante perché composta di proposte a suo tempo presentate, in parte approvate e tentate, in parte respinte a furor di popolo (dopo la defenestrazione di Berlinguer, l’ultima volta nella cabina elettorale che ha incoronato i 5 Stelle). Nella gran parte insomma sembreremmo in un cul de sac.
Che oggi la scuola in Italia non sia un problema all’ordine del giorno a partire dal ministro e che questo corrisponda al clima culturale complessivo del paese lo si vede tutti. Abbiamo potuto registrare perfino la – giusta – indignazione di Briatore nei confronti dei Ferragnez. Può avere quindi senso riordinare le fila, costruire un’organicità di quanto fin qui è forse apparso un po’ sparpagliato e fare anche scelte di orientamento ormai mature, quali quella di accettare la diversità e le diverse vocazioni degli individui senza sensi di colpa per un presunto tradimento nei confronti dei grandi principi di egalité. Non che manchino ancora nel nostro paese coloro che pensano che, se non si somministra a tutti in forme concentrate o diluite il liceo classico della loro cittadina, si tradisce la Costituzione…
Tuttavia varrebbe la pena di aprire una riflessione sulla reale consistenza del valore salvifico che il secolo scorso ha attribuito all’istruzione. Dalla quale dovrebbe o sarebbe dovuto derivare lo sviluppo economico, la civilizzazione in chiave umanistica diffusa e chi più ne ha più ne metta. L’istruzione che crea le società, insomma. Ma il passato, la storia delle popolazioni umane che si sono sedimentate nelle società non sembrano essere così facilmente modellabili. Non è solo in Italia che dubbi in proposito stanno avanzando e fra questi quello che, a forza di gravare di pesi impossibili l’educazione-istruzione, si può rischiare di schiantarla e di accantonarla, sostituendola magari con il fai da te della comunicazione digitale, che sta invece cominciando a dimostrare le sue grandi pecche e pericolosità.
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