L’Italia verso il disarmo educativo

Gilda Venezia

di Mario Maviglia, Il Giornale di Brescia, 14.4.2022.

Gilda Venezia

II Documento di economia e finanza (Def) approvato a marzo dal Governo, all’unanimità, prevede un taglio di mezzo punto percentuale del Pil per le spese da destinare all’istruzione (dal 4 al 3,5%). Nello stesso mese con maggioranza amplissima, ha dato mandato al governo di aumentare mandato al Governo di aumentare gradualmente le spese militari portandole dall’1,41% del Pil al 2%, ossia da 25 a 38 miliardi (circa 104 milioni al giorno).

La diminuzione della spesa per l’istruzione viene motivata col calo demografico che determinerà un minor fabbisogno di risorse per far funzionare il servizio scolastico. In verità va sottolineato che anche quando la dinamica demografica non presentava i valori attuali le spese per l’istruzione sono state comunque ridotte (ricordiamo i tagli operati da Tremonti-Gelmini negli anni 2000). Inoltre è utile ricordare che l’Italia destina all’istruzione quasi un punto del Pil in meno rispetto alla media UE (15 milioni di curo in meno ogni anno). Altri Paesi come Svezia, Danimarca e Belgio destinano più del 6% del loro Pil all’istruzione, Insomma, c’è ragione di ritenere che la ricorrente tendenza a tagliare le spese per l’istruzione non dipenda tanto dai processi demografici, ma da una sorta di reazione pavloviana dei governanti di turno che ritengono la scuola un bacino da cui attingere per far quadrare i conti della finanza pubblica.

È questo a fronte del permanere di numerosi problemi del nostro sistema scolastico che lo prevede un taglio di mezzo punto percentuale taglio pongono in una posizione non invidiabile rispetto agli altri Paesi Ue. L’Italia, ad esempio, ha un tasso di dispersione scolastica del 13,5% contro il 10,2% della media europea (dati 2020), occupando la terz’ultima posizione della classifica e registrando divari regionali molto forti.

Nel settore i risparmi derivanti della prima infanzia, l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo UE di garantire almeno 33 posti andrebbero usati per in asilo nido ogni 100 bambini (siamo fermi a 24,7). Le scuole italiane sono in linea con gli altri Paesi Ue per quanto riguarda gli strumenti digitali, ma molto in ritarda per livello e velocità de connessione.

Anche se i risultati scolastici degli alunni italiani, in termini di competenze di base, sono abbastanza in linea con le medie Ue, le differenze territoriali sono ancora molto nette.
A fronte di una situazione così caratterizzata le eventuali economie di bilancio derivanti dal calo demografico andrebbero reinvestite nel sistema scolastico per tentare di risolvere questi antichi problemi. Si preferisce invece seguire la via pii ragionieristica, considerando la scuola come colmare vecchie lacune un qualsiasi centro di spesa da ridimensionare appena possibile.
Finché l’istruzione non verrà considerata un investimento per il futuro, questo Paese rischia un declino ancora più grave del calo demografico.
E non sarà la velocità degli F-35 a colmare questa distanza.

 

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L’Italia verso il disarmo educativo ultima modifica: 2022-04-14T18:38:08+02:00 da
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