di Gianluigi Dotti, Professione Docente, Numero I, anno XXXI,  gennaio 2021.

È importante, per la dignità di tutti, dire dei no alla ministra, ma anche ai dirigenti scolastici, alle alunne e agli alunni e ai genitori invadenti.

Viviamo e operiamo in un contesto particolare e difficile, in cui è necessario garantire, insieme al diritto alla salute e all’istruzione, anche i diritti contrattuali dei docenti. Non è una situazione facile, ma un dato è sicuro: le soluzioni organizzative e gestionali necessarie a garantire il diritto all’istruzione durante la diffusione dell’epidemia non possono e non devono utilizzare la scorciatoia della limitazione della libertà di insegnamento e delle prerogative della professione docente.

Proprio per questo, la FGU-Gilda degli Insegnanti, nella piena consapevolezza delle responsabilità che, anche in questa drammatica realtà pandemica stanno in capo a chi rap- presenta i docenti, si è assunta l’onere di dire due convinti e motivati NO alla ministra e al Governo.

Il primo NO è stato sul Protocollo di sicurezza firmato dalla ministra dell’istruzione e dalle Organizzazioni sindacali della scuola il 6 agosto 2020. Ciò che si è verificato nei primi mesi del nuovo anno scolastico, purtroppo, ha dimostrato l’insufficienza delle misure adottate per la ripresa delle lezioni in presenza e in sicurezza contenute nel protocollo.

Il secondo NO è stato sulla regolamentazione della Didattica Digitale Integrata (DDI), che la FGU-Gilda degli Insegnanti non ha firmato perché l’ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) sulle “modalità e i criteri in base ai quali erogare le prestazioni lavorative e gli adempimenti connessi resi dal personale docente del comparto “Istruzione e ricerca”, nella modalità a distanza” non è condivisibile né nel merito né nel metodo utilizzato per la trattativa.

PER QUANTO RIGUARDA IL METODO: fin da giugno, come previsto dalla Legge 41/2020, la nostra Associazione aveva chiesto alla ministra dell’istruzione di aprire un tavolo per discutere le modalità di attuazione del- l’insegnamento a distanza, poiché nelle scuole i dirigenti scolastici decidevano in autonomia creando spesso situazioni al limite, e a volte superandolo, della legittimità e delle norme contrattuali. L’Amministrazione ha in tutti questi mesi rifiutato di discutere dell’attuazione della Didattica a Distanza (DaD) e ha emanato decreti, circolari e note cercando di normare in modo unilaterale la materia, spesso scavalcando i limiti contrattuali e della legittimità. Improvvisamente, il 22 ottobre le OOSS sono state convocate dal Capo dipartimento con una proposta di CCNI. Si trattava di una proposta irricevibile, a cui erano imposti anche i tempi di trattativa e di firma.

PER QUANTO RIGUARDA IL MERITO: il testo del CCNI ricalca in modo pedissequo i contenuti del decreto del ministro 89 del 7 agosto 2020 e delle Linee guida per la DDI, emanate senza alcuna consultazione delle OOSS. Si tratta di un testo decisamente carente dal punto di vista dei diritti contrattuali dei docenti e del personale scolastico, con indebite ingerenze nella libertà di insegna- mento.

Questi i punti

  • Il comma del CCNI che norma il servizio dei docenti in quarantena contraddice la legge che equipara tale condizione al ricovero ospedaliero. Del tutto incongrua la pretesa che i colleghi a disposizione diventino una sorta di vigilanti passivi, trasformandosi in guardiani, in evidente caso di demansionamento. (Come hanno fatto notare anche Carlo Scognamiglio e Rossella Benedetti in Didattica digitale e docenti: il contratto integrativo è tutto da riscrivere).
  • L’indicazione del rispetto dell’orario di servizio non tiene conto della nuova modalità della didattica a distanza con una gestione dell’ora di lezione e dell’orario settimanale del tutto diversa da quella in presenza e che necessita di congrue pause nel collegamento sincrono che sono compensate da tutto il lavoro asincrono svolto dai docenti a favore della classe e degli allievi. • Manca nel CCNI, qualsiasi indicazione sulle norme di sicurezza relative all’esposizione dei docenti e degli studenti ai videoterminali così come manca l’indicazione che la formazione dei docenti deve essere svolta interamente entro l’orario di servizio o dovrà essere retribuita. Una domanda sorge spontanea: se consideriamo la casa degli insegnanti come luogo di lavoro possiamo dire che questa è a norma per le leggi sulla sicurezza?
  • Rimane aperto il tema dell’utilizzo della strumentazione propria: device e connessioni che se in parte per i docenti di ruolo è gestibile con la carta del docente (ma gli abbonamenti per le connessioni non sono previsti) per il personale a tempo determinato e per gli educatori non è risolvibile con la semplice indicazione che devono usare mezzi propri. Resta il fatto che la carta del docente non obbliga ad utilizzare le somme a disposizione per l’acquisto di materiale informatico. Serve pertanto una revisione della norma prevista dalla legge 107/2015 e il riconoscimento in sede fiscale degli acquisti per l’attività professionale dei docenti.
  • Così come rimane irrisolta la questione dell’utilizzo delle piattaforme private a pagamento in mancanza di un’unica piattaforma pubblica sicura e gratuita (in questi mesi il ministero non ha fatto nulla per risolvere questo problema), senza con- tare che in molte parti d’Italia e in molte scuole collegamento internet appare molto fragile e del tutto insufficiente a garantire la DDI.
  • Per tacere della oramai consueta assoluta mancanza di risorse per retribuire il carico di lavoro degli insegnanti, come previsto dall’art. 2, c. 3-ter, della Legge 41/2020 “Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

La fretta e la confusione con le quali è stato scritto e poi firmato il CCNI hanno richiesto ben due note circolari del Capo di- partimento, dott. Bruschi, la n. 1934 del 26/10/2020 e la n. 2002 del 9/11/2020 e una Dichiarazione congiunta con le OOSS firmatarie del CCNI di chiarimenti e indica- zioni alle scuole per l’attuazione delle norme contrattuali.

Va da sé che il CCNI, quindi, risulta carente dei presupposti fondamentali che deve pos- sedere un Contratto: prestazione, durata e risorse. La firma apposta la sera del 25 ottobre da CISL e ANIEF e dopo dieci giorni anche dalla FLC-CGIL ha sancito l’esecutività del CCNI, che con poco più del 51% delle adesioni risulta essere il Contratto che ha visto il minor consenso dei rappresentanti dei docenti di tutta la storia delle relazioni sindacali della scuola.

La Gilda degli Insegnanti, all’inizio di novembre, ha lanciato un sondaggio tra i docenti per chiedere se condividevano il NO della nostra Associazione al CCNI sulla DDI. Ben 5200 insegnanti hanno risposto al sondaggio e oltre l’80% ha condiviso la decisione di non firmare il Contratto.

La FGU-Gilda degli Insegnanti non è il sindacato dei no e neppure ha un partito

politico da difendere, ma rappresentando un grande numero di insegnanti ha il dovere, anche nelle situazioni molto difficili come quella che stiamo vivendo, di pronunciare dei NO, motivando e spiegando ai docenti e all’opinione pubblica le ragioni delle proprie scelte.
Sarebbe importante che come i dirigenti nazionali sono stati capaci di dire di NO alla ministra, e vi assicuriamo che non è stato per nulla facile, così anche gli insegnanti decidessero, quando servono, di dire dei NO al Dirigente scolastico, alle alunne e agli alunni e anche ai genitori troppo invadenti. Siamo sicuro che la nostra dignità professionale ne avrebbe un grande beneficio.

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L’onere di dire dei no ultima modifica: 2021-01-01T09:08:24+01:00 da
Gilda Venezia

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