di Roberto Bosio, InfoDocenti.it, 11.5.2020
– Lungo video dell’ex-ministro dell’Istruzione. Lorenzo Fioramonti su Facebook immagina quale sia la scuola ai tempi del Coronavirus. Pensa che “per il nuovo anno scolastico” sia necessario “superare il precariato cronico e la distinzione tra organico di fatto e di diritto, che affligge la scuola e la rende troppo debole di fronte alle sfide che ci attendono”.
“I cittadini guardano con speranza alla ripresa dell’attività didattica in presenza come ad un importante segnale di ‘ritorno alla normalità’”. Per garantire “adeguati livelli di protezione dal possibile rischio di contagio da Covid-19”, ci vuole “un nuovo modello di ‘scuola di prossimità’: distribuita sul territorio, ma integrata istituzionalmente e connettivamente, grazie ad un ‘patto territoriale’ con enti locali e realtà associative, che potranno mettere a disposizione ulteriori spazi ed educatori, modificando in modo innovativo l’approccio pedagogico e consentendo nuove sperimentazioni”. La scuola di prossimità dovrebbe essere “caratterizzata da tanti piccoli istituti con 200 studenti al massimo, suddivisi in classi piccole e collegate in rete tra di loro – in contrapposizione alle attuali ‘classi pollaio’ e ai grandi plessi da oltre 1.500 studenti. In questo modo possiamo ridurre distanze, migliorare accessibilità e mobilità intelligente”.
In questo quadro la DAD avverrebbe “in classi ‘satellite’ che seguono la lezione in remoto ma con la supervisione di personale educativo, ricorrendo a DAD da casa solo in misura marginale e soprattutto per gli studenti più grandi”. Ci sarebbero “tante piccole classi (max 10 studenti)” che avrebbero “sempre un docente od un educatore in presenza, anche quando seguono una lezione a distanza”.
L’ex ministro dell’Istruzione quantifica “un incremento necessario di 100.000 assunzioni a tempo determinato fra personale dirigente, docente e ATA” per “poco più di 3 miliardi”, “meno il costo di ammortizzatori sociali a cui farebbero ricorso se disoccupati”. A questo bisognerebbe aggiungere “l’adeguamento delle strutture e per la dotazione tecnologica”, che “si può stimare in circa € 400-800 milioni”.