Lotta di classe contro il merito

Valerio Vagnoli*,  Il Gruppo di Firenze,  22.9.2016

– È proprio di ieri la notizia che il Ministero della pubblica istruzione toglierà di mezzo i voti alle elementari e alle medie, sostituendoli (grande novità) con le lettere, e che verranno resi più facili gli esami finali di terza media e di maturità. Sarà inoltre vietato bocciare nella primaria e reso eccezionalissimo alle medie. La notizia girava da tempo tra gli addetti ai lavori, a conferma che ad ogni cambio di governo nella scuola si deve sempre cambiare qualcosa nel senso di scoraggiare la serietà. Certi mutamenti vengono anche da lontano, da certo egualitarismo sessantottino, che da noi, al contrario di altri Paesi, è eterno e sempre verde.

Questa ideologia è ben sintetizzata in un articolo apparso a firma di Giuseppe Caliceti sul “Manifesto” di ieri e nel quale l’autore, sotto forma di dialogo con la propria figlia, si lascia andare a una inesorabile requisitoria contro il merito, visto come trionfo dell’ingiustizia perché privilegio delle classi sociali più avvantaggiate e perché coltivare il merito a scuola significherebbe addirittura riconoscersi in una visione della società simile a quella nazista e fascista. Per questo giornalista-insegnante, il concetto di merito si traduce sempre in quello di meritocrazia in senso negativo, che per lui ha sempre “la funzione principale e strategica di stroncare sul nascere ogni tipo di naturale invidia e rivincita sociale…”. Ove l’invidia per Caliceti è naturalmente “un’aspirazione sana e naturale” come, mi verrebbe da dire, ci insegnavano certi film muti sovietici degli anni Venti del secolo scorso.

Purtroppo da decenni la parola merito trova sempre minor considerazione proprio nel luogo deputato a farlo trionfare: la scuola, appunto. Svillaneggiato e ritenuto diseducativo, per non dire demonizzato, sta facendo proprio per questo sprofondare, non solo nei test invalsi, il ruolo essenziale della nostra scuola. Che non è più quello degli anni cinquanta e sessanta che era  finalizzato a creare e a selezionare una classe dirigente destinata a perpetuarsi poiché i capaci e i meritevoli di famiglie povere erano tutelati solo a parole in qualche principio della nostra Costituzione ben lontano dall’essere attuato: se volevano studiare, per loro non c’era che il seminario o qualche triste collegio. Da quando la scuola si è finalmente aperta a classi sociali fino ad allora escluse e destinate a replicare la loro bassa condizione economica e culturale, si è innestato una sorta di cancro pedagogico che bandisce istanze come merito e responsabilità, senza peraltro curarsi troppo della qualità culturale della scuola; e finisce proprio per privilegiare la trasmissione dei poteri, delle professioni, delle cadreghe a livello familistico, nel senso mafioso del termine. Mai come in questi anni a scuola è stata così timida nel mettere i suoi studenti in condizione di trarre fuori il meglio di loro stessi, delle loro attese, delle loro curiosità e delle loro vocazioni. Inoltre, davvero non c’è nessuna differenza tra chi fa il proprio dovere e chi no, tra chi studia e chi non lo fa, tra chi copia e chi imbroglia, tra chi rispetta i compagni e chi fa il bullo? Ora che la gran parte dei nostri ragazzi, per fortuna, potrebbe veramente aspirare a una mobilità sociale e culturale un tempo impossibile, mettere al bando il merito, l’impegno e la serietà negli studi serve invece a garantire il trionfo dei più furbi, dei più potenti e infine proprio dei privilegiati.

(“Corriere Fiorentino, 21 settembre 2016)

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Lotta di classe contro il merito ultima modifica: 2016-09-22T07:11:35+02:00 da
Gilda Venezia

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