Merito

Ma il Merito non era di sinistra?/1. Eppure i più deboli…

TuttoscuolaNews, n. 1055  del 31.10.2022.

La domanda l’ha posta con pungente vis polemica il giuslavorista Pietro Ichino, già sindacalista della Fiom-Cgil e deputato indipendente del PCI (1979-1983), in un articolo pubblicato su Repubblica il 27 ottobre 2022, intitolato Perché la sinistra deve credere nel merito. Cita il Segretario Cgil Landini, che ha detto che “rischia di essere uno schiaffo in faccia per chi può avere tanti meriti ma parte da una situazione di diseguaglianza”), e afferma che i partiti, gli intellettuali di sinistra e i sindacalisti che considerano “reazionaria” l’idea del neoministro Valditara di porre il merito al centro del suo programma commettono un grave errore perché “vi sono degli ottimi motivi per pensare proprio il contrario”, e cioè che puntare sul merito sia “l’unico modo per garantire una scuola efficace anche per chi viene da famiglie non abbienti”.

Sempre che si accolga, come Ichino sembra fare, la distinzione fra ‘destra’ e ‘sinistra’ proposta da Norberto Bobbio in un suo famoso saggio del 1994 (Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica) così riassumibile: la sinistra punta a ridurre le diseguaglianze e a perseguire e conseguire l’eguaglianza, mentre la destra prende atto dell’esistenza di diseguaglianze e può giungere a valutarle positivamente come premessa e come esito della competizione sociale ed economica.

Certo, si può proporre anche una lettura da destra, individualista e malthusiana, dell’idea di merito, e sarà bene che il ministro Valditara faccia chiarezza su questo (il recente libro che ha scritto con Amadori, di cui parliamo in questa stessa newsletter, non sembra peraltro andare in questa direzione quanto in quella della valorizzazione dei talenti), ma Ichino ha ragione da vendere nel sostenere che “la scuola non possa essere fattore di uguaglianza sociale se non impara a valutare e premiare il merito molto più di quanto non lo faccia oggi. Più in generale, è l’intera amministrazione pubblica che ha bisogno di questa rivalutazione del merito al proprio interno; e la sinistra dovrebbe far proprio questo obiettivo perché di un’amministrazione che funziona bene hanno bisogno soprattutto i più deboli e i più poveri”. Ceti che la sinistra ha storicamente rappresentato ma che ora rischia di non saper più rappresentare e difendere.

Valditara e Amadori (Lega)/1: ecco la scuola che vogliamo

Giuseppe Valditara, ora ministro “dell’Istruzione e del Merito” nel governo Meloni, e Alessandro Amadori, ricercatore e politologo, consulente di Matteo Salvini dal 2012, sono gli autori di un libro, pubblicato alla vigilia delle elezioni del 25 settembre, presentato in copertina come “Il manifesto della Lega per governare il Paese” (È l’Italia che vogliamo, edizioni Piemme, settembre 2022).

Il capitolo cinque del volume (“Progetti concreti per un Paese che rinasce”) contiene dieci paragrafi, due dei quali sono dedicati a ‘Università, ricerca e innovazione’ e a ‘Scuola e formazione’, curati da Valditara, professore universitario di lungo corso e a suo tempo (2001-2013) senatore e responsabile scuola di Alleanza Nazionale.

Nel paragrafo dedicato alla scuola (pp.138-148) non mancano proposte innovative, meritevoli di attenzione. Ne indichiamo quattro. La prima è quella di “ridare autorevolezza ai docenti” attraverso “una vera e riconosciuta carriera“, con funzioni differenziate e adeguatamente retribuite (“se si richiede qualità, si deve anche pagarla“), alle quali si accede attraverso una valutazione positiva dell’istituto scolastico “previa certificazione di appositi periodi di formazione“. La seconda è una lettura dell’educazione alla cittadinanza marcatamente identitaria (“Una nazione senza identità è come un uomo senza qualità“), centrata sulla “conoscenza del nostro passato, dei valori posti a fondamento della nostra civiltà“, anche come antidoto alla cancel culture, che quel passato e quei valori rinnega. In tale ottica occorre anche “ripristinare la cultura della regola, tornando a dare importanza all’insegnamento di grammatica e sintassi“.

Se su questo terreno la posizione espressa è marcatamente conservatrice e neo tradizionalista, lo stesso non si può dire per il terzo nucleo di proposte, quello che riguarda il contrasto alla dispersione scolastica esplicita e soprattutto implicita: la soluzione suggerita è quella di modificare, anzi rivoluzionare l’attuale struttura ordinamentale passando “dalla logica del ‘diplomificio’ a un modello di formazione scolastica che privilegi lo sviluppo individualizzato dei talenti e delle corrispondenti competenze” e che “non lasci indietro nessuno“. Su questo punto esiste una certa assonanza con la proposta di Ricolfi di eliminare le bocciature attraverso la radicale personalizzazione dei curricula individuali. Ma il tema della personalizzazione, l’ultimo dei quattro punti programmatici toccati nel paragrafo ‘scuola’ del libro di Valditara e Amadori, merita un approfondimento specifico, perché è l’asse di una più complessiva proposta di riorganizzazione dell’intera offerta formativa.

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Ma il Merito non era di sinistra?/1. Eppure i più deboli… ultima modifica: 2022-10-31T06:27:40+01:00 da
Gilda Venezia

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