di Viola Giannoli, la Repubblica, 25.3.2025.
Online un formulario a risposta multipla per docenti e presidi. Ma è protesta: “Impossibile esprimere pareri negativi. Così non rispondiamo, questo non è vero ascolto”
Sulle Nuove indicazioni nazionali che dettano la linea per i programmi delle scuole elementari e medie (quelle che, tra le tante cose, reintroducono il latino, seppur facoltativo dalla seconda media e che affermano il primato dell’Occidente nell’insegnamento della storia) il ministero dell’Istruzione e del Merito ha aperto dal 20 marzo una consultazione. E mentre la Commissione che ha redatto le linee guida sta incontrando associazioni professionali, genitori, studenti, sindacati, entro il 10 aprile le scuole possono compilare un questionario online.
Le domande a risposta multipla
Ventidue domande a risposta multipla sulla chiarezza del documento, la valorizzazione ella valutazione e le single discipline più un box per le osservazioni in cui docenti e dirigenti possono dire la loro sulle linee guida. Il problema è che tra le possibile risposte non ce n’è nemmeno una negativa. Al massimo una critica, ma una bocciatura non è concessa. E lo spazio in cui lasciare i propri suggerimenti è assai ridotto: 1000 caratteri, spazi inclusi. In origine erano 250, un tweet in pratica, espansi dopo le prime proteste online.

Un esempio? Quando si chiede “Livello di leggibilità del documento”, le risposte possibili sono: “Risulta comprensibile sul piano linguistico e della resa grafica”; “risulta comprensibile più sul piano linguistico che della resa grafica”; “risulta comprensibile più sul piano della resa grafica, meno a livello linguistico”. La nota più critica? “L’approccio metodologico è innovativo, ma richiederebbe maggior peso e tempo da assegnare alla disciplina”. L’unico modo per prendere le distanze della Indicazioni nazionali è barrare, per ogni quesito, la casella “Nessuna risposta”.

La protesta viaggia su chat e mail
Ed è proprio questa, sottrarsi alla consultazione, la protesta che gira via mail e chat da parte di alcuni docenti. Il questionario viene definito “un trabocchetto”, l’audit “una consultazione che non consulta”. “Il ministero – scrivono gli insegnanti – dice di voler ascoltare il nostro parere ma in realtà chiede solo come esprimere l’accordo. Il linguaggio utilizzato racchiude già una risposta, sempre positiva, e le opzioni non sono mai neutre. Chi compila il questionario non sta esprimendo un parere: sta ratificando un giudizio già scritto da altri”. “Questo – dicono maestri e prof – non è ascolto, è una raccolta di conferme preconfezionate, è un uso manipolatorio del linguaggio, che disinnesca ogni forma di dissenso con un’apparenza di apertura. La vera domanda non è: ‘Cosa ne pensi?’, ma ‘in quale modo vuoi dirmi che ho ragione?’”. Da qui l’hashtag di battaglia: #IoNonRispondo.

“Un modulo a crocette”
È quel che sta accadendo in alcuni casi anche nelle audizioni della Commissione scelta dal ministero: le Associazioni di area linguistico-educativa, ad esempio, si sono sfilate rifiutando l’incontro fissato per il 19 marzo perché «il testo prodotto è troppo distante dalle nostre istanze» e «la richiesta in ritardo di un testo di 8mila battute non apre a un reale confronto». Anche la Flc Cgil ha bollato il questionario come un «modulo a crocette che non dà possibilità di esercitare alcuno spirito critico che si pone come un mero adempimento formale dovuto prima dell’adozione definitiva del testo» ed ha invitato per questo alla «non risposta e alla denuncia del dissenso da esplicitare nella parte dedicata ai suggerimenti».
Consultazione di facciata
Ivana Barbacci della Cisl aggiunge: “Una consultazione di facciata, priva in realtà di alcuna reale incidenza sugli esiti del lavoro in via di svolgimento. Si dà praticamente per scontato un consenso di massima, lasciando come sola possibilità di esprimersi la formulazione di vaghi suggerimenti su ciò che si potrebbe o dovrebbe modificare. Così si rischia di incoraggiare un approccio fazioso e giudizi sommari. Un questionario proposto in questi termini non aiuta il dialogo e non riconosce, come sarebbe doveroso, il protagonismo del mondo della scuola nei processi di innovazione».
Silenzio assenso
In una nota il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Vito Carlo Castellana afferma: “Così come è posto, il questionario sulle nuove Indicazioni Nazionali che gli insegnanti devono compilare entro il 10 aprile, sembra somigliare ad un silenzio assenso. In qualsiasi modulistica, quando si ha la possibilità di dare un parere che sia positivo o negativo, il campo “Nessuna risposta” viene dopo il “sono favorevole” e il “sono contrario”. Nel modulo in questione, inviato dal Ministero dell’Istruzione, tutto è possibile fuorché essere in disaccordo con le nuove indicazioni nazionali che, al contrario, ancor prima di essere rese pubbliche, hanno ricevuto le critiche dalla maggior parte del mondo della Scuola. Un modus operandi che fa venire meno l’obiettivo principale e comune, ovvero quello di avviare un dibattito e una riflessione più accurata. Con le risposte proposte ai docenti nei vari quesiti, infatti, sembra ci sia piuttosto la volontà di ‘manipolare’ il questionario per evitare invece un dialogo costruttivo, volto al miglioramento di alcuni aspetti. Tutto ciò che gioverebbe ora alla scuola, è proprio il confronto con chi quelle indicazioni poi dovrà metterle in campo nelle classi, con gli studenti. Dispiace constatare, invece, che anche stavolta gli insegnanti siano trattati come pedine e non visti, piuttosto, come protagonisti di percorsi formativi che incidono poi sul futuro delle nuove generazioni e dei nostri figli”.
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“Ma il questionario del ministero è una farsa” ultima modifica: 2025-03-26T05:10:39+01:00 da