Gilda degli insegnanti della provincia di Venezia,  24.8.2020.

A Venezia, come in tante altre città, è frutto di scelte sbagliate.

Nell’emergenza COVID 19 è tornata anche l’emergenza spazi da utilizzare per nuove aule. Ci si dimentica che da almeno trent’anni in tante città si è disposto in modo sistematico la chiusura di scuole “troppo vuote” in applicazione della“riorganizzazione della rete scolastica”.

Da una parte il beneficiario è stato il Ministero dell’Istruzione (nelle varie sue declinazioni) che ha, con le tante ordinanze e circolari sulla formazione delle classi, risparmiato su organici e personale; dall’altra Comuni, Province e Città Metropolitane che hanno venduto e valorizzato nel mercato un patrimonio immobiliare palazzi e immobili “obsoleti”.
Il fenomeno è ancora più evidente in città come Venezia e nelle città dove il valore immobiliare è molto elevato.
Sindaci e Presidenti delle Province hanno legittimato la dismissione adducendo il calo demografico e le tante deroghe sulle norme inerenti la sicurezza degli edifici che si sono susseguite negli anni favorendo la concentrazione in grandi istituzioni scolastiche di “vecchie” scuole e la creazione di “classi pollaio”. Il tutto con l’appoggio di Ministero dell’Istruzione e dello Stato.

Nelle campagne elettorali continue in vista di regionali e comunali qualcuno ne parla? Qualcuno ha il coraggio di affermare che è necessario rivedere scelte sbagliate e che una scuola non può avere 1500 – 2000 allievi?

Intanto ecco alcuni esempi di nuova utilizzazione di immobili veneziani che erano di proprietà pubblica e che potevano benissimo essere utilizzati come scuola…Questi solo nella zona limitata di Cannaregio:

Ca’ Nani, Cannaregio. Già scuola per decenni, risultata poi “inagibile”, cartolarizzata e venduta dal Comune per farne un albergo.

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Palazzo Canova, Cannaregio, ex sede Veritas (Comune di Venezia), alienata e diventata un albergo.

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Palazzo Manfrin di proprietà della Regione Veneto venduto ad un artista inglese per farne atelier.

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