Manifesto per salvare la scuola

di Raffaella Farina, dal profilo FB di R.T.S. 14.2.2020

– “Quest’anno ho svolto esattamente la metà del programma di venticinque anni fa” –

È tardi, forse è già troppo tardi per salvare la nostra Scuola, per tirarla fuori dalla situazione di degrado in cui è precipitata negli ultimi decenni, ma bisogna ugualmente tentare, proporre al Mondo della Scuola di provarci tutti insieme.

1) I Docenti denunciano e propongono, ma Miur non li ascolta mai

Oltre ai numerosi gridi di allarme su situazione e mali della Scuola, esistono numerose analisi sulle cause, assieme a proposte e ipotesi di soluzioni, ma non vengono considerate oppure vengono travisate e stravolte da ministri e governi.
Infatti da almeno vent’anni si susseguono riforme presentate come epocali e risolutive, ma nei fatti risultano fasulle, velleitarie, dannose, calate dall’alto tanto che peggiorano invece di risollevare e migliorare; in più si riducono le risorse economiche, dicendo che così si “razionalizza” mentre invece si fa cassa, si “anoressizza”.
Sistematicamente il mondo della Scuola e i Docenti vengono ignorati, non ascoltati o contraddetti. Scioperi massicci furono attuati sia contro la riforma Gelmini (2008) che contro la più recente c.d. “Buona Scuola” di Renzi (2015). Gelmini tagliò risorse economiche, Renzi pasticciò, aggiunse burocrazia e gerarchia (gratificando solo i Presidi).
I ragazzi risultano poco e male educati ed istruiti, tanto che i Rettori delle Università organizzano corsi base di Italiano e Matematica per le matricole; di ciò tutte le colpe e responsabilità vengono addossate sbrigativamente ai Docenti, che pure sono vittime della situazione in cui devono operare.

2) Come in Europa: più soldi alla Scuola, più soldi ai Docenti

In Europa, la media delle risorse destinate all’istruzione è pari al 5% del Pil nazionale, in Italia è al 3,6%; siamo in coda alle classifiche; per allinearsi alla media UE occorrono almeno 20 miliardi di euro da aggiungere al budget in tempi ragionevoli (3-5 anni?). E poi ci sono i 200 miliardi di euro stimati dalla FGA necessari per ristrutturare 40mila edifici scolastici. Questa situazione è l’eredità dei governi e delle riforme (malfatte o omesse) dai governi passati.
Altri aspetti in cui il riferimento all’Europa sarebbero utili sono: sono gli edifici scolastici da noi malandati, insicuri, carenti di laboratori e palestre, e anche il numero di ore di lezione annuale e giornaliero da noi troppo gravoso di circa il 20%.

3) Tamponare urgenze e recuperare ritardi non basta, occorrono interventi strategici a medio lungo termine

Ogni inizio d’anno scolastico, si comincia già da agosto a recitare lo stesso identico e stanco copione: nomine di ruolo, di supplenti al 31/8 o al 30/6 con ricorrenti errori e correzioni, cambi di docenti, conseguente discontinuità didattica. Il Miur appare sempre in affanno e in ritardo, impegnato a bandire ed espletare concorsi per completare gli organici carenti, in incontri sindacali rituali per varie scadenze contrattuali, nel ristrutturare l’esame di Stato (ex maturità): buste o non buste, storia sì o storia no, magari a pochi mesi dall’inizio dell’esame stesso.
Inoltre, in ogni cambio di governo e di ministro, mediamente la staffetta si verifica ogni 20 mesi, decadono attività e provvedimenti già avviati, occorre avviarne di nuovi, servono settimane o mesi per conoscere e studiare faldoni e dossier ….
Tempo ed energie dedicate a queste attività di recupero e di smaltimento del pregresso, sono forse pari al 90% delle disponibilità; Miur e governo oberati trascurano le questioni strategiche a medio e lungo termine, causando il mantenimento dell’ingolfamento a breve termine con le conseguenze accennate.
Miur dovrebbe operare, ripartire le sue energie su due percorsi identificabili e monitorabili: uno relativo ad urgenze e ritardi accumulati. l’altro relativo ad attività per una scuola rinnovata, più attuale, migliore, traguardata a tempi medi (5 anni?); il primo percorso da alleviare anno dopo anno, il secondo da potenziare nel tempo.
Bisogna potare burocrazia, ridurre gerarchia, sfoltire le ultime riforme, democratizzare gli organi scolastici, togliere il tabù all’elezione dei presidi-ds e dei dirigenti territoriali.

4) Prima didattica e libertà di insegnamento

Gli apprendimenti costituiscono lo scopo della Scuola; la didattica, che ne costituisce il mezzo e la modalità, è imperniata sul rapporto essenziale docente-discenti (binomio insegnamento-apprendimento) e richiede un ambiente fisico e umano adeguato, deve essere supportata da organizzazione, burocrazia, gerarchia; è però accaduto che questi tre aspetti da complementari e adiuvanti hanno prevalso e ora gravano sulla didattica, la condizionano e la intralciano. Incidentalmente, lo slogan ricorrente “Studenti al centro” rappresenta solo una mezza verità (cioè una bugia intera!) perché “al centro” va posto l’intero binomio detto.
La valutazione spetta ai Docenti perché è parte della didattica, ne produce un’immagine, anche utile – se valida – a migliorare la didattica stessa; è però accaduto che la didattica si sia dovuta adattare alla valutazione scelta o imposta dalla buro-gerarchia, anche su richiesta della parte discente (alunni e famiglie); questa situazione condiziona e intralcia la didattica, riduce gli apprendimenti, li minimizza. .
Anche l’Invalsi, con i test standardizzati imposti, spacciati per oggettivi, ha indotto alterazione alla didattica e alla valutazione, ha incitato comportamenti agonistici deleteri nelle e fra le scuole. Illogico e dannoso il fatto che l’Invalsi sia auto-referenziale e che le sue scelte scelte e il suo operato non possano essere verificati e discussi
accorpamento degli istituti

5) Dispersione scolastica

Nonostante le promozioni facili, regalate, quasi obbligate permane esiste nelle nostre scuole una dispersione (abbandono degli studi senza conseguire il diploma) molto alta, pari a circa il 15%, differenziata tra Nord (meno del 10%) e Sud (più del 20%). Di recente, Invalsi ha “scoperto” la dispersione implicita (e quella già nota è stata così battezzata esplicita) rappresentata dagli studenti che pur conseguono il diploma ma in realtà non possiedono la preparazione ivi certificata. Le dimensioni della dispersione implicita dovrebbero essere pari anch’esse al 15%.
Esistono sì iniziative di contrasto alla dispersione ma risultano inefficaci, episodiche, tardive, solo formali e giustificative invece che reali; occorre invece una azione di contrasto vera, radicale, strategica, programmata su tempi medio lunghi. Occorre tenere aperte le scuole anche nei pomeriggi e accessibili su base volontaria dagli studenti.
Occorre sostenere le famiglie, riducendo i loro orari lavoro e aumentando le retribuzioni in modo che, nei pomeriggi i figli abbiano una casa fruibile e presidiata da almeno un genitore, non siano cioè “orfani di giorno” affidati a nonni o baby sitter.
L’orario giornaliero di lavoro di 8 ore fu introdotto quasi un secolo fa (legge del 10.3.1923) quando le donne erano costrette a stare in casa e non potevano istruirsi. Adesso applicato alla coppia che lavora non è più sostenibile, né attuale. Per cambiare e ridurlo conviene ispirarsi ai paesi del Nord Europa, che sono più avanti, dove le donne lavorano quasi tutte e fanno ugualmente figli..

6) Efficienza della Scuola e dignità dei Docenti.

“Quest’anno ho svolto esattamente la metà del programma di venticinque anni fa” così confessa in questi giorni un noto sociologo; e questa è una sintesi tragica e crudele della situazione della nostra Scuola conseguente all’inerzia venticinquennale dei governi.
“L’insegnante deve ottenere il rispetto attraverso la sua parola” così, meno di un anno fa, sentenziava uno psicologo anch’egli noto, citando una esperienza personale vissuta e così attribuendo l’inefficienza e le carenze della Scuola ai Docenti carenti di carisma e di …. capacità ipnotiche. In modo assoluto, non si può essere d’accordo con questa diagnosi errata, frettolosa, superficiale, soggettiva dello psicologo.
Ma lo psicologo non è solo, lo stereotipo e il pregiudizio contrario ai Docenti è diffuso e radicato; la Scuola non va e bisogna incolpare qualcuno che faccia da capro espiatorio per tutti, per i veri responsabili di riforme sbagliate o non fatte e delle conseguenze dei tagli di risorse spacciati per “razionalizzazioni”.
E chi incolpare se non i Docenti che sono fisicamente in ogni scuola e in ogni classe, che sono l’interfaccia diretta, unica e concreta di famiglie e studenti, che non sono in grado, purtroppo, di reagire, di auto-tutelarsi e sono o sembrano rassegnati? Fra loro ci sono sicuramente – come in ogni categoria – alcuni colleghi che non sono all’altezza, ecco allora che questa condizione viene generalizzata e addossata a tutta la categoria dei Docenti, che così diventano comodo alibi e quasi carne da cannone per tutto il resto del mondo della Scuola, cioè per famiglie e studenti, e soprattutto per politici e gerarchia, che comanda e decide, e di conseguenza anche per l’opinione pubblica.

7) I Docenti: colpevoli di tutto, in più malpagati

In realtà devono essere Governo e Miur a recuperare efficienza e rispetto per la Scuola e di conseguenza anche ruolo e rispetto per i Docenti; ciò passa anche per la rivalutazione della loro condizione economica nell’ambito delle risorse destinate all’Istruzione.
Infatti sono almeno 20 anni che tutti i ministri e tutti i governi sono colpevoli e inadempienti sia per le retribuzioni dei docenti sia per i finanziamenti all’Istruzione tutta, dai nidi all’Università, alla Ricerca; in più gli stessi ministri e governi promettono sapendo di mentire; esiste un perverso e sadico gioco delle parti, un furbastro palleggiamento di responsabilità tra Miur, Mef, governi di ogni colore e si gioca anche con i tempi.
Già la attuale ministra on. Lucia Azzolina ha assicurato: “la necessità di incrementare gli stipendi dei docenti e di aumentare anche le risorse per la scuola …. ne parleremo certamente con la prossima legge finanziaria”.
Ma non si può stare affatto tranquilli perché scelte e decisioni vanno prese già adesso e non a novembre o dicembre quando si conclude l’iter della legge finanzia e regolarmente si “scopre” che per la Scuola i soldi non ci sono e se ne parlerà “sicuramente” l’anno successivo.
Anche i sindacati dovrebbero cautelarsi riguardo a questa tempistica della legge finanziaria per non trovarsi poi nella condizione di dover sottoscrivere un rinnovo contrattuale precotto, insoddisfacente e permanere corresponsabili delle condizioni della Scuola e del trattamento del personale.

8) Raddoppiare gli stipendi dei Docenti

In pochi giorni ha raggiunto 30.000 aderenti un nuovo gruppo Facebook che vuole “raddoppiare gli stipendi” degli insegnanti. Ha infatti raggiunto questa assurda e insostenibile dimensione la svantaggio (gap) dei docenti rispetto agli altri laureati, ai dipendenti dello Stato e nei confronti dei loro colleghi nella UE.
E la richiesta non è affatto esagerata se si pensa che già nel 2000 Tullio De Mauro prometteva aumenti consistenti osservando “gli insegnanti italiani non solo hanno salari più bassi rispetto ai loro colleghi europei ma non hanno neanche una carriera come tutti i funzionari della pubblica amministrazione; poi Letizia Moratti prometteva un platonico “Sì agli stipendi europei”: venne poi Peppe Fioroni a commentare: “E’ indiscusso che gli stipendi degli insegnanti non sono certo all’altezza della funzione e del ruolo. In 18 mesi di Governo non siamo riusciti ad affrontare il problema, se non con un rinnovo contrattuale che aveva appena gettato il seme”; poi l’indimenticabile Mariastella Gelmini promise la cuccagna: “Fino al 33 per cento in più sullo stipendio per gli insegnanti più bravi”; un colpo di freno da Francesco Profumo “I docenti non hanno stipendi corretti, non sono confrontabili con quelli di altri Paesi ma io credo che il corpo docente in questo momento chiede prima di tutto di essere rispettato e rivalutato. Tutta la scuola chiede di essere rivalutata per quello che rappresenta per l’intero Paese”.
Veniamo a Stefania Giannini e Valeria Fedeli, la prima riconobbe essere di “Almeno di 2.000 euro al mese la soglia dignitosa dello stipendio dei docenti”, la seconda intervistata a “L’aria che tira” rispose che “gli insegnanti dovrebbero guadagnare ‘almeno il doppio, più o meno 3.000 euro, così come accade in Francia e Germania”.
Al di fuori dell’ambiente scolastico e ministeriale, due citazioni autorevoli; Piero Citati nel 2007: “Gli insegnanti sono diventati una specie di sottoproletariato, Raddoppiamo gli stipendi ai professori”; e il saggio di Claudio Cremaschi nel 2009: “Malascuola. Ovvero: se io fossi il Ministro dell’Istruzione raddoppierei lo stipendio agli insegnanti”.

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