– Nove pagine. Nove pagine sono la lunghezza di un racconto o di una novella e se l’autore è bravo possono essere nove pagine di perfezione. Poi ci sono i documenti ufficiali del ministero della Pubblica istruzione al tempo del Covid e già solo la lunghezza mi destabilizza.

Riassumo, per chi non avesse la temerarietà di avventurarsi nella lettura, il contenuto del “Documento tecnico sulla rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico per lo svolgimento dell’Esame di Stato nella scuola secondaria di secondo grado”, che sarebbe “adesso vi diciamo tutto sulla maturità, intanto sedetevi e prendetevi qualcosa da bere”. Qualcosa di bello alcolico che, almeno, disinfetta.

Premetto che io sono di quelle irrazionalmente felici al pensiero della maturità in presenza, perché romanticamente legata all’idea di rivedere i miei ragazzi ancora una volta e di permettere loro di vivere quest’esperienza fondamentale che mette un punto, segna un passaggio, chiude un cerchio, insomma, quella cosa lì che fa la maturità. Certo, sono nove pagine impegnative. Le prima due contengono un lungo blablabla sul fatto che, qualora non ce ne fossimo accorti, o fossimo di ritorno da un viaggio da Marte, è in corso un’emergenza, ma uniti e puliti ce la faremo, grazie a norme di prevenzione e contenimento che andremo qui ad elencare.

Intanto censimento: chiunque abbia starnutito nei 14 giorni antecedenti alla maturità verrà prontamente sostituito. Mi immagino già orde di commissari allergici ai pollini che giurano sul manuale delle giovani marmotte di stare benissimo (o malissimo, sai mai che non vogliano fare i commissari). I candidati dovranno presentarsi all’orario prestabilito, niente melenso indulgere alle pacche sulle spalle con gli amici di supporto, al colloquio si arriva soli o al massimo accompagnati da una sola persona. Assembriamci a coorte ma lontani.

Il candidato deve fare attenzione a prendere i mezzi pubblici, badando al distanziamento, ma anche all’orario: se sei un maturando e rischi di arrivare tardi, facendo saltare il calendario preparato con cura certosina, puoi salire su di un mezzo già pieno e far scendere un passeggero al grido di “fatemi salire! devo andare alla maturità”. E’ prevista, lo giuro, apposita autocertificazione, che ormai ci siamo affezionati e uscire senza ci pare brutto.

A scuola si arriva e ci si sparpaglia in un’aula dove i banchi devono stare a due metri. Per parlare con la collega urlo direttamente come al mercato ittico “vuoi fargli una domanda tu?!”. L’aula, i banchi, le sedie, le gomme da masticare calcificate sotto le sedie saranno sanificati dal personale scolastico che spruzzerà il flit e ci alzerà mani e piedi a intervalli regolari passando lo straccio igienizzato, tipo mia nonna che passava lo spazzolone e faceva alzare a tutti i piedi mentre guardavamo la tv sul divano.

Per darsi un tono nei momenti di amnesia il candidato potrà sanificarsi le mani presso i dispenser sparsi ai quattro cantoni. Mascherine per tutti. Il candidato parlerà di un testo letterario guardando con trasporto la collega di laboratorio, che avremo tutte e due i capelli legati e gli occhiali appannati, ma chi ci distingue più. Soprattutto viene ripetuto a più riprese che gli ingressi di tutti saranno scaglionati. Io alla maturità ci arrivo parecchio scaglionata di sicuro. Mica solo con la a.

 

  • Valentina Petri, Professoressa di italiano, blogger e autrice di “Portami il Diario”

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