dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 30.8.2021.
Il Ministro Bianchi ha preso un bel granchio: non è il numero di studenti la causa delle classi pollaio, ma piuttosto il rapporto studenti/spazio.
Per il Ministro Bianchi nel nostro paese non c’è un caso di “classi pollaio” affermando in un’intervista all’ANSA che si tratta di un fenomeno assai marginale che riguarda il 2,9% delle classi, collocate essenzialmente negli istituti tecnici e superiori delle grandi aree metropolitane, “su cui sta intervenendo con un programma specifico“.
In ogni caso il dato critico del 2,9% ci sembra di non poco conto se, sulla base dei dati ufficiali pubblicati dal MI (Focus “Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2020/2021”), il numero complessivo di classi nelle scuole statali nell’a.s. 2020/21 è di 369.048 .
Ma nella sua analisi forse il Ministro è stato disorientato da alcuni dati che da tempo circolano in rete che individuano il criterio del sovraffollamento delle scuole nel numero di alunni per classe; come ad esempio quelli che Tuttoscuola fa risalire al parametro massimo di 29 alunni per classe.
Quindi:
Quindi per Bianchi con 27 alunni non siamo in presenza di una classe numerosa.
Ma quanta confusioneSignor Ministro!
Per fare un po’ di ordine chiariamo subito che il DM 18 dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici di funzionalità urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica” prevede sul piano della funzionalità didattica i seguenti standard minimi di superficie:
per garantire condizioni igienico-sanitarie compatibili con l’attività didattica. Inoltre l’altezza dei soffitti delle aule non può essere inferiore a 3 metri.
Pur sembrando datate, queste disposizioni tecniche risultano ancora in vigore, fino alla emanazione delle nuove norme tecniche quadro e di quelle specifiche di cui ai commi 1 e 2, dell’art. 5 della predetta legge 23/96, in quanto richiamate sempre dall’art. 5, comma 3, della medesima legge.
I vincoli appena indicati vengono ripresi dal Dlgs n. 81/08 che prevede uno spazio vitale addirittura superiore: una superficie di almeno 2 mq e una cubatura non inferiore a 10 mc per ogni lavoratore.
Allo stato attuale, sostanzialmente non esistono indici prescrittivi di affollabilità delle aule che possono contenere anche molte persone, così come succede nelle università. Ma di fronte all’emergenza pandemica risulta essenziale il distanziamento tra gli individui che frequentano uno spazio scolastico.
In sintesi: non è tanto il numero complessivo che determina l’indice di sovraffollamento delle classi, quanto piuttosto il rapporto persone/spazio.
Perciò anche una classe di 20 alunni va considerata sovraffollata – o, come si usa chiamare, “classe-pollaio” – se collocata in uno spazio non adeguato. Perché il contagio deriva dall’insufficiente distanziamento e non dal numero di individui presenti in classe.
Lo stesso Ministro sembra rendersene conto quando nel Protocollo firmato con i sindacati (ma non dalla Gilda degli insegnanti) prevede il rispetto di una distanza interpersonale di almeno un metro. . . . «qualora logisticamente possibile».
(Qui il bravo Crozza ha di che lavorare…)
Perciò consideriamo le affermazioni di Bianchi del tutto fuorvianti perché scaturiscono da interessi di bottega, ovvero ribadire la necessità del Green pass quale strumento principale di contrasto ai contagi da Covid a scuola. Senza che vi sia stato il benché minimo intervento sul distanziamento all’interno delle classi.
E le preoccupazioni della gran parte dei Dirigenti scolastici pongono problemi di fattibilità organizzativa dei controlli sul Green pass più che di merito dell’effettivo contenimento dei contagi.
I tagli operati dall’allora Ministro Gelmini (dal 2008 al 2011) nella formazione degli organici stanno ora comportando un prezzo alto per le scuole e nessun ministro è mai più intervenuto su tema.
Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha preso un bel granchio.
Hic Rhodus, hic salta.
Gilda degli insegnanti di Venezia
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