di Giorgio Bernardini, Il Corriere fiorentino, 16.5.2017
– L’esperimento di due classi dell’istituto Dagomari di Prato, disconnesse per una settimana.
«Dov’è finito il professor Marcello Contento?». Il quesito rimbalza come un mantra nei corridoi dell’istituto tecnico pratese Dagomari. Lo cercano tutti. In primo luogo perché ha fatto scalpore la provocazione che ha indotto lui ed una trentina di suoi studenti delle classi II G e della II F a non utilizzare alcun collegamento con Internet e i cellulari per un’intera settimana. E poi perché questo esperimento, ieri mattina alle 8, è cominciato: e non c’è modo di contattare il professore, a meno che non si sappia dove si trova fisicamente. «Questo è il primo segnale di quanto Internet abbia cambiato le nostre vite», dice Contento mentre fa la spola tra le aule. Quando ieri mattina è arrivato il momento della consegna dei cellulari, stipati in una scatola nascosta in un luogo top secret della scuola, alcuni dei ragazzi tremavano. «L’idea — spiega il professore — ci è venuta lo scorso marzo. Assieme agli studenti parlavamo di come fosse la vita fino a poco tempo fa, negli anni Novanta. Così ho lanciato una sfida a me stesso e ai ragazzi». La sperimentazione mira a far scoprire a questi giovani lati del tempo che la comunicazione digitale ha spazzato via. Per seguire l’andamento dell’esperimento è stata aperta la pagina Facebook «Social zero» un diario dove altri insegnanti e studenti raccontano le giornate senza l’utilizzo dello smartphone dei propri colleghi.
Il professor Contento — siciliano di 35 anni, ex cronista che si è occupato spesso di mafia — cerca di organizzare così le giornate senza la Rete: fotocopia cruciverba e li distribuisce sotto lo sguardo scettico degli ragazzi, annuncia una passeggiata di gruppo sul fiume Bisenzio, anticipa i contenuti di un laboratorio sul teatro che si terrà domani. Non tutti hanno aderito: un paio di studentesse «non sopportano» di non potersi sentire con il fidanzatino e hanno declinato. C’è anche chi ha partecipato con riserva: alcuni genitori non hanno acconsentito all’esperimento. Ma la maggior parte degli adolescenti, tutti tra i 15 e i 17 anni, si è fatta convincere. E già all’una di ieri si registravano le prime «crisi d’astinenza», le prime suppliche. Mancano WhatsApp, Instagram e Facebook, gli appuntamenti, i suggerimenti. «Tenete duro, domani offro il gelato a tutti quelli che partecipano alle attività alternative, vedrete che scoprirete un mondo che non vi aspettate», ripete il professore davanti alle due classi agitando una ricompensa che non pare scuotere i cuori degli alunni nativi digitali. Che questa settimana proveranno a rinascere più sociali e meno social.
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