Niente libri, sport, teatro e internet: i bambini italiani e le nuove povertà

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di Corrado Zunino, la Repubblica, 14.11.2017 

 Sei su dieci sono tagliati fuori dalle attività culturali: lo rivela l’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the children-Treccani. Nelle scuole delle aree disagiate un 15enne su 4 è ripetente, in quelle “dei ricchi” appena uno su ventitré. Lettera alla scuola per azzerare le disuguaglianze.

ROMA – La povertà crescente entra nelle classi e rende visibili le distanze, le ingiustizie. Dice l’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the children, presentato oggi e, pubblicato da Treccani, dal 23 novembre nelle librerie del Paese: negli istituti con un indice socio-economico-culturale più basso un quindicenne su quattro (il 27,4 per cento) è ripetente. Negli istituti migliori – che ospitano i figli delle famiglie di fascia altolocata – la quota bocciati scende a uno su ventitré (il 4,4 per cento). Uno studente di 15 anni su due nato al Sud e proveniente da un contesto svantaggiato non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura. Uno su due, nato povero, sì, legge male. Al Nord la cifra si dimezza. Sono numeri significativi e crescenti, otto volte più alti di quelli delle classi agiate.
In Italia i minori in povertà assoluta sono un milione e 292 mila, uno su otto (12,5 per cento). Il 14 per cento in più del 2015. Le famiglie povere sono 669mila, cifra cinque volte maggiore rispetto a dieci anni fa. I minorenni in povertà relativa sono il 22,3 per cento (erano il 20,2). A cinquant’anni dalla scomparsa di Don Lorenzo Milani, l’organizzazione umanitaria Save the chidren scrive la sua “Lettera alla scuola”, il luogo strategico dell’infanzia, e non può non osservare come le disuguaglianze sociali continuino a riflettersi sul rendimento degli alunni.

· INDIGENZA E RENDIMENTO SCOLASTICO
Le famiglie povere, si diceva. Una volta sostenuti i costi per la casa e per la spesa alimentare possono spendere, ogni mese, solo 40 euro per la cultura e 7,60 euro per l’istruzione. È un fenomeno che investe tutto il Paese, senza differenze in questo caso: il 12 per cento di nuclei disagiati è al Nord, l’11,6 al Centro, il 13,7 al Sud. L’inasprimento delle condizioni di povertà ha colpito soprattutto le famiglie numerose, con genitori giovani e di recente immigrazione.
Tra i nuclei familiari di origine straniera e con bambini, uno su tre vive in povertà assoluta. Sono cresciuti anche i minorenni in povertà relativa: nel 2016 hanno raggiunto il 22,3 per cento. Qui le differenze sono forti: un bambino-adolescente su dieci nel Nord-Est, uno su due in Calabria e in Sicilia.
La correlazione tra la condizione socio-economica e il successo (o l’insuccesso) scolastico in Italia è più forte che altrove: nelle scuole lowl’incidenza di ripetenze è di 23 punti percentuali superiore alle scuole top. La differenza media nei Paesi Ocse è solo del 14,3 per cento. Le percentuali crescono in Italia, poi, per i maschi e i figli di migranti.

· DISCONNESSI CULTURALI
La contemporaneità ha creato nuove povertà educative: molti bambini e adolescenti non hanno accesso ad attività culturali. Il 59,9 per cento tra i 6 e i 17 anni non arriva a svolgere, in un anno, quattro delle sette funzioni che seguono: lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei, accesso a internet.
I bambini in condizioni svantaggiate non accedono mai, in un anno, al web, mentre c’è una folta schiera di ultraconnessi: in Italia quasi il 23,3 per cento risulta collegato a internet più di sei ore al giorno, al di sopra della media Ocse (16,2 per cento).  L’età in cui un bambino riceve il primo smartphone è scesa a 11 anni e mezzo (erano 12 e mezzo nel 2015). L’87 per cento dei 12-17enni ha almeno un profilo social e uno su tre vi trascorre cinque o più ore al giorno.
Con solo il 4 per cento del Pil speso nel settore dell’istruzione, contro una media europea del 4,9, il 41 per cento delle scuole secondarie di primo grado lamenta una scarsa dotazione di laboratori e ambienti adatti a sperimentare nuove prassi didattiche. Quattro scuole su dieci non arrivano a un laboratorio ogni cento studenti. Solo il 17,4 per cento degli istituti scolastici è dotato di almeno una palestra in ogni sede. Quasi tutte hanno una biblioteca, ma meno di un terzo del patrimonio librario risulta utilizzato.

· DENATALITÀ E SPOPOLAMENTO
In cinquant’anni gli under 15 sono passati da 12 a 8 milioni. L’Italia conta 165 anziani ogni 100 bambini sotto i 14 anni, in diverse province il numero degli over 65 doppia quello dei giovanissimi. Nonostante la tendenza fosse stata invertita dall’ingresso di molti bambini di origine straniera, dal 2015-2016 al 2017-2018 si è registrata un’ulteriore contrazione di 100mila alunni.
Nelle aree interne, avamposti di possibili scenari futuri, le scuole secondarie di primo grado sono presenti solo nel 60 per cento dei comuni e quelle di secondo grado nel 20 per cento. In questo contesto una scuola su cinque è composta da pluriclassi, che riuniscono bambini di diverse età, contro una media nazionale del 2,1 per cento. Il numero totale degli alunni diminuisce, aumenta quello dei bambini di origine straniera, oggi il 9,2 per cento degli studenti. Tra coloro che non hanno la cittadinanza italiana, tuttavia, il 58,7 per cento è nato in Italia.

· CAMPIONI DI ANSIA
La scuola italiana è vissuta con preoccupazione da molti alunni: il 56 per cento studia con grande tensione, il 70 prova ansia prima di un test anche se si è preparato, il 77 s’innervosisce se non riesce a eseguire un compito a scuola, l’85 teme di prendere brutti voti. Sentimenti, questi, che pongono il Paese al primo posto, insieme al Portogallo, nell’indice elaborato dall’Ocse sull’ansia scolastica. L’ansia degli insegnanti è piuttosto una frustrazione: il 43 per cento non riceve alcuna valutazione sul suo lavoro, nessuna risposta.
A fianco di troppe realtà di analfabetismo didattico, precarietà organizzativa, carenze strutturali, deserti relazionali, vere e proprie discriminazioni e ingiustizie “che fanno pagare un prezzo enorme ai bambini più svantaggiati”, l’Atlante Save-Treccani racconta anche una scuola fatta di innovazione, dedizione, emozioni positive.
Si legge: “Vi sono realtà che hanno svolto e svolgono un ruolo anticipatore, con un artigianato intelligente, un pensiero pratico”, scrive Raffaella Milano, direttrice programmi Italia Europa di Save the Children. “Bisogna investire nella trasformazione delle zone più a rischio in comunità educanti, andare a lavorare in frontiera”.
Per contrastare la dispersione scolastica, Save the Children ha presentato Fuoriclasse in Movimento: 150 istituti in tutta Italia, di primo e secondo grado, 20mila minori coinvolti, duemila insegnanti, mille genitori. L’obiettivo è cambiare le politiche scolastiche partendo dal dialogo tra docenti, studenti e famiglie: attraverso i “Consigli fuoriclasse” si cerca un tavolo per definire soluzioni e azioni di cambiamento nel campo della didattica, delle relazioni, della riqualificazione degli spazi scolastici.
Il programma ha raggiunto nel primo biennio questi risultati: nelle scuole secondarie aderenti, il numero di assenze medio è passato da 12 a 6, i ritardatari cronici sono stati ridotti dell’8,6 per cento, il 5 per cento degli studenti ha migliorato il rendimento in due materie fondamentali, le famiglie disinteressate all’andamento scolastico dei figli sono diminuite dell’8,1 per cento.
Valerio Neri, direttore generale di Save the Children: “Oggi continuiamo a trovarci di fronte a una scuola che, a volte, alimenta le disparità. Deve essere riconosciuto il diritto di tutti i bambini a un’eguale istruzione, a prescindere dal contesto sociale e economico in cui vivono. Ogni bambino ha il diritto di essere protagonista ed essere ascoltato”.

Una versione multimediale e interattiva dell’Atlante è disponibile online.

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Niente libri, sport, teatro e internet: i bambini italiani e le nuove povertà ultima modifica: 2017-11-15T06:26:00+01:00 da
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