Orazio Niceforo, Tuttoscuola, 7.12.2016
– I dati dell’indagine Ocse-PISA, centrati nell’edizione 2015 sulle scienze, mostrano quanto grave sia ancora in Italia – a dispetto e in totale contrasto con i risultati ‘nazionali’ dell’esame di maturità – la distanza tra Nord e Sud in termini di livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti.
Ocse-PISA: al Sud un anno indietro – Disaggregando i dati per regioni si nota che gli studenti di Bolzano, Trento e Lombardia raggiungono punteggi di circa 30 punti superiori alla media nazionale italiana, mentre quelli della Campania stanno 30 punti sotto, “l’equivalente di circa un anno scolastico di ritardo”, secondo gli analisti dell’Ocse. Una forbice che, con quale eccezione, caratterizza la scuola italiana da sempre, o almeno da quando si dispone di dati oggettivi e comparabili, come quelli forniti dalle indagini comparative internazionali, cui si sono aggiunti più recentemente quelli dell’Invalsi.
Ocse-PISA: in Italia più tempo a scuola e sui libri – Nonostante i risultati inferiori alla media PISA in scienze e lettura, e corrispondenti alla media in matematica, gli studenti italiani passano più tempo a scuola e sui libri: 29 ore in classe e 21 per i compiti a casa per un totale di quasi 50 ore a settimana, contro una media Pisa di 44 ore. Ma ci sono Paesi che ottengono performance superiori a quelle medie degli studenti italiani (ma non a quelle degli studenti del Nord) con un impegno di studio inferiore: in Europa, ad esempio, Finlandia e Germania (36 ore).
Ocse-PISA: quanto si spende per ogni studente – Da notare, e da approfondire, la questione del rapporto tra spesa per l’istruzione e livello delle prestazioni: secondo l’Ocse l’Italia investe circa 81 mila euro a studente tra i 6 e i 15 anni, un dato abbastanza vicino alla media Ocse di 84 mila euro. Ma tra il 2005 e il 2013 la spesa pubblica per studente è calata in Italia di circa l’11% in termini reali, mentre nella media Ocse dei Paesi con dati disponibili (che non sono tutti, ma il dato resta significativo) è cresciuta del 19%. Non c’è stato dunque un decremento delle performance degli studenti italiani corrispondente al decremento della spesa per studente, e non sempre i Paesi che hanno più investito hanno ottenuto miglioramenti proporzionali all’aumento della spesa. Evidentemente sui risultati intervengono altri fattori di tipo strutturale e culturale che meritano più attenzione di quella finora ad essi riservata.
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