di Luigi Rovelli, Scuola in Forma, 28.10.2025.
I buchi orario rappresentano una delle criticità più diffuse:
ore di attesa tra una lezione e l’altra che incidono su tempo ed energie.
Ogni docente, ormai, lo sa bene: tra una lezione e l’altra, il cosiddetto “buco orario” può trasformarsi in un momento di attesa forzata, spesso mal distribuito e poco produttivo. Si tratta di intervalli liberi all’interno dell’orario settimanale, in cui l’insegnante è comunque in servizio, presente a scuola, ma non impegnato in attività didattiche dirette. Questi spazi “vuoti” nascono dalla complessità della costruzione dell’orario scolastico, un vero e proprio mosaico fatto di classi, discipline, laboratori, disponibilità dei docenti e vincoli di plesso. Un puzzle che, anche con i migliori software, raramente riesce a incastrarsi senza lasciare spazi inutilizzati.
I ‘buchi’ nell’orario docenti: quando il tempo diventa un peso
In teoria, un’ora libera potrebbe essere utile per correggere compiti, preparare lezioni o aggiornare materiali didattici. Nella pratica, però, molti insegnanti si trovano a trascorrere ore di attesa in ambienti poco adeguati, senza una postazione, né la tranquillità per lavorare davvero. Ci sono docenti che accumulano tre o quattro ore di “buco” al giorno, con giornate frammentate, pause forzate e rientri pomeridiani che complicano la conciliazione tra vita privata e impegni professionali. Un disagio silenzioso ma diffuso, che pesa sul benessere e sulla motivazione del personale.
L’impatto sull’organizzazione scolastica
I buchi orario non sono solo un fastidio per i singoli docenti, ma rappresentano anche un problema gestionale per le scuole. Queste pause forzate:
- impediscono una pianificazione efficiente degli spazi e delle attività;
- aumentano la permanenza del personale a scuola senza un reale ritorno produttivo;
- rendono più difficile la gestione delle supplenze brevi, soprattutto nei plessi con orari complessi o laboratori condivisi.
Nonostante i progressi dei software per la creazione degli orari, l’obiettivo di ottenere un orario “a buchi zero” resta ancora lontano, specie negli istituti con più sedi o orari differenziati.
Cosa pensano i docenti: tra frustrazione e proposte di riforma
All’interno delle comunità scolastiche, il tema dei ‘buchi orario’ alimenta un dibattito costante. C’è chi chiede una regolamentazione nazionale più chiara, chi propone di utilizzare quelle ore per attività di formazione, tutoraggio o supporto agli studenti, e chi invoca spazi dedicati al lavoro individuale dei docenti. Ma la realtà, per molti, è che si tratta di tempo imposto ma non valorizzato: ore in cui l’insegnante è vincolato alla presenza, ma senza un riconoscimento concreto del suo impegno professionale. Un paradosso tutto italiano, che contribuisce a rendere la giornata lavorativa del docente lunga e dispersiva.
Come migliorare: proposte per una scuola più equa ed efficiente
Affrontare il problema dei buchi orario richiede un cambio di prospettiva e di organizzazione. Le soluzioni possibili includono:
- Maggiore flessibilità oraria nella distribuzione delle cattedre;
- Spazi funzionali e riservati al lavoro dei docenti;
- Riconoscimento ufficiale del tempo di attesa come parte dell’impegno professionale;
- Utilizzo di strumenti digitali avanzati per ottimizzare la costruzione degli orari.
Ridurre i tempi morti non significa solo semplificare le giornate dei docenti, ma anche valorizzare il loro lavoro e migliorare l’efficienza complessiva del sistema scolastico.
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Orario settimanale docenti e ore buche ultima modifica: 2025-10-28T13:52:12+01:00 da
