Orizzonte Scuola, 12.2.2020
– Una delle strade più spesso percorse dai più giovani per l’ingresso nel mercato del lavoro è rappresentata dai tirocini extracurriculari
Si tratta di uno strumento pensato (allo stesso modo ma con misure diverse rispetto al contratto di apprendistato) per favorire la messa in pratica e l’acquisizione sul campo delle principali competenze utili a muoversi nel mondo del lavoro e per dare al giovane un primo approccio con le professioni. Naturalmente, per sua stessa natura, il tirocinio (chiamato anche stage o intership) è uno strumento che dovrebbe dare il via a una carriera e non dovrebbe al contrario essere usato dalle aziende per risparmiare sulla forza lavoro: se questi criteri sono rispettati, si genera beneficio non solo per il singolo tirocinante o la singola azienda, ma anche per l’intero mondo professionale della nazione.
Ma quanto è effettivamente utile questo strumento per il mondo del lavoro? E quali sono le categorie professionali in cui funziona meglio? A raccontarcelo è l’ANPAL, l’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive per il Lavoro, che ha recentemente pubblicato un rapporto dal titolo Rapporto di monitoraggio nazionale in materia di tirocini extracurriculari, con dati riferiti al periodo 2014.2017.
Questi che seguono sono i temi principali estratti dal rapporto.
Chi fa il tirocinio?
In maggior parte, 68,4% sul totale, si sono serviti dei tirocini extracurriculari coloro che appartengono alle categorie degli inoccupati, disoccupati o lavoratori in mobilità e cassa integrazione; seguono i neolaureati, con il 10,6%; e infine i neodiplomati, con una quota pari al 6,8%.
In quali settori?
I settori in cui lo strumento del tirocinio extracurriculare ha avuto maggiore impatto è in larga misura quello delle professioni qualificate in attività commerciali o servizi e delle professioni esecutive nel lavoro d’ufficio a carattere impiegatizio (53%), mentre è bassa la quota di tirocini attivati senza competenze specifiche per professioni non qualificate (8,8%).
E dopo il tirocinio?
E allora, domanda forse più importante: cosa succede alla scadenza del contratto di tirocinio, lo strumento serve davvero a trovare lavoro? In linea di massima è possibile rispondere con un sì, perché, secondo quanto ci dicono i dati riportati da ANPAL, un tirocinante su tre trova lavoro a un mese dalla fine del contratto di tirocinio, rapporto che diventa di uno su due dopo sei mesi (qui maggiori informazioni e il rapporto completo).
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Orientamento, i tirocini servono davvero per entrare nel mondo del lavoro? Alcuni dati ultima modifica: 2020-02-12T06:58:48+01:00 da