di Andrea Carlino, La Tecnica della scuola, 29.7.2018
Secondo quanto segnala Il Sole 24 Ore, con il taglio degli assegni sopra i 4mila euro e un ricalcolo con sistema contributivo si arriva a quasi 600 milioni di euro di risparmi. Si tratta, però, di una stima completamente al di sotto della cifra stimata per quota 100 che si aggira sui 10-15 miliardi di euro all’anno.
E allora torna in auge il contributo di solidarietà che potrebbe toccare le pensioni da 2mila euro lordi in su. Un sistema che dovrebbe restare per 3 anni con progressività e proporzionalità: il prelievo, secondo le ultime stime partirebbe da 5-7 euro al mese.
La coperta, però, anche in questo caso rischia di essere corta. L’esecutivo Conte è al lavoro per cercare di garantire le giuste coperture all’iniziativa.
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Come si va in pensione oggi?
Attualmente, però, come si va in pensione? Quanti anni di contributi servono?
Con le attuali regole per la pensione di vecchiaia sono richiesti 66 anni e 7 mesi di età (più 20 anni di anzianità contributiva) che dal prossimo anno aumenteranno a 67 anni a causa dell’adeguamento con l’aumento delle aspettative di vita rilevato dall’Istat.
Per la pensione anticipata, invece, non viene indicata alcuna età anagrafica poiché è sufficiente aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Anche il requisito contributivo della pensione anticipata subirà una variazione dal 1° gennaio 2019 quando per smettere di lavorare bisognerà aver maturato 43 anni e 3 mesi (uomini) o 42 anni e 3 mesi (donne).
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La circolare dell’Inps con requisiti per la pensione
Il 4 aprile 2018 l’Inps ha pubblicato la circolare n.62 che fissa l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita.
Dal 1° gennaio 2019, quindi, si andrà in pensione più tardi rispetto ad oggi.
- pensione di vecchiaia: da 66 anni a 7 mesi a 67 anni per tutti. L’anzianità contributiva richiesta sarà sempre pari a 20 anni;
- pensione di vecchiaia contributiva: da 70 anni e 7 mesi a 71 anni di età. L’anzianità contributiva sarà sempre di 5 anni;
- pensione anticipata contributiva: da 63 anni e 7 mesi di età a 64 anni. L’anzianità contributiva resta pari a 20 anni;
- pensione anticipata uomini: da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi;
- pensione anticipata donne: da 41 anni e 10 mesi si passerà a 42 anni e 3 mesi;
- pensione anticipata lavoratori precoci passa da 41 anni a 41 anni e 5 mesi di anzianità contributiva.
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Nessun aumento dell’età pensionabile per le categorie usuranti
L’aumento dell’età pensionabile, però, non sarà per tutti. Ci sono delle categorie di lavoratori, infatti, che potranno accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 66 anni e 7 mesi, purché però abbiano maturato un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni (e non 20).
Si tratta dei lavoratori che per almeno metà della abbiano svolto un’attività considerata usurante, tra cui troviamo gli insegnanti della scuola dell’infanzia, cioè coloro che lavorano nel sistema integrato 0-6.
- operai dell’industria estrattiva,
- operai dell’edilizia e della manutenzione degli edifici,
- conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni,
- conciatori di pelli e pellicce,
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante,
- conduttori di mezzi pesanti e camion,
- personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni,
- addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza,
- insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido,
- facchini e addetti allo spostamento merci,
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia,
- operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti,
- operai agricoli,
- marittimi, pescatori
- operai siderurgici di seconda fusione.
Non basta, però, avere svolto un lavoro usurante, ma per ottenere la pensione anticipata bisogna avere un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e avere 61 anni e 7 mesi.
Inoltre devono avere almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa, compreso l’anno di maturazione dei requisiti, per le pensioni che hanno decorrenza entro il 31 dicembre 2017 e almeno la metà della vita lavorativa per le pensioni con decorrenza dall’1 gennaio 2018 in avanti.
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