Cosa accadrà per chi ha già 24 Cfu? Quando partiranno? Saranno a pagamento? Cosa si sa adesso.
Come abbiamo scritto, sembra si stia sbloccando la situazione relativa al Dcpm previsto dal decreto 36 del 2022 convertito in legge 79 del 2022, che doveva essere emanato entro il 31 luglio del 2022. Sembra che finalmente, con mesi e mesi di ritardo, verrà pubblicato a breve.
Sono tante le domande e i dubbi che circondano questo documento, alcune delle quali sono state chieste nel corso dell’appuntamento di ieri, 19 luglio, della Tecnica della Scuola live agli ospiti Marisa Pavone, docente di Pedagogia speciale all’Università di Torino e componente SIPES (Società italiana di pedagogia speciale), Massimo Baldacci, docente di Pedagogia all’Università di Urbino e componente SIPED (Società italiana di pedagogia), e Roberto Trinchero, docente di Pedagogia all’Università di Torino e membro del direttivo nazionale SIRD (Società italiana di ricerca didattica).
Tempistiche ancora sconosciute
Ci è stato chiesto, ad esempio, se i corsi per i 60 Cfu partiranno ad ottobre 2023: al momento purtroppo non si sa, tutto dipende da quando verrà pubblicato il decreto. I tempi, comunque, sono stretti, come ha detto il dott. Trinchero.
Un’altra domanda ha riguardato le tempistiche di approvazione del DPCM e dell’inizio della fase di accreditamento: anche in questo caso, al momento è impossibile rispondere senza la versione definitiva del documento. Ma chi sta seguendo corsi presso università telematiche può iscriversi ai percorsi dei 60 Cfu presso università non telematiche? Possono coesistere le due iscrizioni?
Altra domanda gettonatissima: “Per chi ha gia conseguito i 24 Cfu come ‘funzionerà’ il nuovo percorso?”: al momento attuale non si è in grado di dare una risposta.
Ciò che sembra certo: numero chiuso e costo dei corsi
Ciò che si sa, ad esempio, è che gli atenei, tranne in casi particolari, introdurranno un numero chiuso, anche se non si sa il numero esatto. I corsi in questione, altra cosa già nota, saranno a pagamento, si parla di un costo di circa 2000 euro, più la quota da pagare per l’esame finale.
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Pittoni (Lega) su ingabbiati e triennalisti
“Sono immotivate alcune preoccupazioni che mi vengono segnalate sui nuovi percorsi formativi abilitanti all’insegnamento in via di definizione. Ho più volte ricordato che una serie di operazioni – a partire dall’eliminazione del tetto alle abilitazioni e dall’estensione delle lezioni online, approvate in Consiglio dei ministri col testo base del decreto PA bis – aprono la strada al superamento di numero chiuso e selezione in ingresso, come sollecito da tempo. Se necessario con accessi scaglionati. Altre agevolazioni sono previste in particolare per ‘ingabbiati’ (docenti di ruolo interessati ad altre abilitazioni) con lezioni 100% online, e ‘triennalisti’ (insegnanti precari di scuole statali e paritarie con almeno tre annualità di servizio, categoria che quindi comprende anche gli iscritti al concorso straordinario bis) con riduzione a 30 cfu e lezioni 50% online”. Questo quanto scrive sulla sua pagina Facebook il responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega Mario Pittoni, già presidente della commissione Cultura al Senato.
Il nuovo sistema di reclutamento
Si tratta del decreto del presidente del Consiglio che regola i contenuti della prossima formazione universitaria necessaria per diventare insegnante – laurea più 60 crediti formativi universitari (Cfu) – e al tempo stesso stabilisce le modalità di accreditamento degli atenei che erogheranno i corsi, ha incassato nei giorni scorsi il via libera dell’Ue e si avvia quindi all’approvazione
Il nuovo sistema di abilitazione degli insegnanti è stato delineato dal decreto legge 36/2022 voluto dall’ex ministro Patrizio Bianchi. Tutto avviene dopo una trattativa lunga quasi un anno con Bruxelles che ha impegnato prima il Governo Draghi e poi l’Esecutivo Meloni in un continuo ping pong tra i ministeri dell’Istruzione e dell’Università che, insieme al cambio di maggioranza, ha reso più tortuoso l’iter dell’attuazione.
La nuova abilitazione degli insegnanti prevede il possesso della laurea più 60 Cfu, di cui almeno dieci di area pedagogica (necessari per la formazione iniziale) e incluso il tirocinio (diretto e indiretto) non inferiore a 20 Cfu. Per salire poi in cattedra servirà un concorso, sono previste “eccezioni” per i precari storici.
Questo sistema coinvolgerà, in prima battuta, 90-100mila aspiranti professori. I primi 30-35mila soggetti da abilitare con le nuove norme Pnrr sono coloro che parteciperanno al concorso riservato previsto dal Dl 36 e ormai imminente, al quale potranno partecipare i precari storici (cioè gli insegnanti che hanno maturato tre anni di servizio negli ultimi cinque) o i docenti che sono in possesso dei 24 crediti formativi universitari (necessari per l’abilitazione secondo la vecchia normativa in vigore fino allo scorso autunno).
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Percorsi abilitanti 60 Cfu, cosa si sa adesso ultima modifica: 2023-07-21T03:34:14+02:00 da