Piano scuola estate: a cosa è servito?

Gilda Venezia

dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 14.7.2021.

Un primo bilancio a distanza di un mese rivela il fallimento di un’operazione tutta di facciata che ha sprecato un mare di danaro che poteva essere utilizzato per fini migliori. Come ad esempio avviare un percorso per eliminare le classi pollaio che purtroppo ci saranno anche il prossimo anno.

Gilda Venezia

Dopo un mese dall’avvio del Piano scuola estate, lanciato dal Ministro Bianchi con tanta enfasi e previsto dall’art. 31, comma 6 del D.L. 22 marzo 2021, n. 41 “c.d. Decreto sostegni” – “Misure per favorire l’attività didattica e per il recupero delle competenze e della socialità delle studentesse e degli studenti nell’emergenza Covid-19” un primo bilancio mostra risultati molto magri.

I numeri

Il “Piano Estate” ha ricevuto l’adesione di 5.162 scuole statali, 667 paritarie e 59 Centri di Istruzione per gli adulti. Determinanti sono stati i Fondi PON arrivati dalla UE, le vere risorse in più rispetto al passato. Se a ragione possiamo dire che il “Piano Estate” è stato un flop, dato che mancano all’appello circa 3.000 istituzioni scolastiche va tuttavia riconosciuto anche che più di 5.000 scuole hanno partecipato al bando per i PON.

Resta evidente la discutibile qualità di alcuni progetti finanziati dai PON che nel 2007 l’allora ministro Fioroni definì «Un progettificio permanente che non serve ai ragazzi».

La scuola di Bianchi

La scuola fantastica di Bianchi è stata in questo mese lontana dal pianeta terra, dove per far decollare un PON  le persone sono impazzite nel seguire la mole di lavoro burocratico e a volte si sono trascurate le lezioni in classe.

Nonostante l’operazione sotterranea di pressing degli USR nei confronti dei DS perché fossero attivati progetti estivi, la partecipazione degli studenti è stata finora assai limitata. Perché molte famiglie e tanti istituti non hanno creduto nel progetto per limiti oggettivi: il primo ciclo ha partecipato alle lezioni in modo regolare e, quindi, non ha  avvertito il bisogno pressante di recuperare alcunché; i ragazzi della scuola secondaria dopo un anno tanto pesante, segnato dalla pandemia e da restrizioni nella libertà di movimento, non hanno certo avuto la voglia passare ancora qualche settimana a scuola a luglio e ad agosto, anche in considerazione del fatto che tutte le misure emergenziali non sono state soppresse. Inoltre non va dimenticato che le strutture scolastiche non sono adatte nei periodi estivi, perché le temperature sono invivibili e spesso le scuole non hanno giardini, palestre, piscine e campi di calcio annessi.

In molti istituti quindi il “Piano Estate” è servito da spazio ricreativo, per famiglie che non sapevano dove lasciare i figli o non avevano soldi per baby sitter o centri estivi. Ma senza tanti sproloqui su apprendimento, socializzazione o inclusione.

Economie di due anni

Bianchi ha tuttavia riversato nel “Piano Estate” un mare di soldi che non sono però soldi freschi, ma sono stati ricavati da economie interne al settore dell’istruzione createsi soprattutto negli ultimi due anni.

E’ questo il modo migliore di investire risorse risparmiate a caro prezzo nella scuola?

Noi crediamo che la vera soluzione stia nei numeri: degli alunni e degli insegnanti per classe e degli spazi vivibili a scuola. Dai tempi di Moratti e Gelmini in poi sono state operati tagli che hanno comportato costi altissimi con la pandemia. Il sovraffollamento degli spazi e le cosiddette classi pollaio, la riduzione degli organici, delle ore a disposizione per supplire alle assenze o per fare vera inclusione restano ancora ferite aperte della scuola.

Ma per arrivare alla soluzione di questi problemi sono necessarie risorse e, soprattutto la volontà di portare la scuola al centro dell’attenzione nazionale. Intenzione che ancora non c’è, come testimonia la nomina di Bianchi al MI e la politica scolastica di questi ultimi mesi.

Vedi anche:

 

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Piano scuola estate: a cosa è servito? ultima modifica: 2021-07-14T08:27:22+02:00 da
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