Il senatore Carlo Cottarelli ha a cuore le sorti della scuola o no? Il dubbio sorge spontaneo, dopo le dichiarazioni rilasciate un’intervista al Corriere domenica 2 aprile. L’ex responsabile del Fondo monetario internazionale e poi anche della spending review italiana di una decina di anni fa, ha criticato la posizione di Elly Schlein, la neo-leader del partito che lo ha portato al Senato: “Nel programma di Schlein c’è la riduzione delle classi e l’aumento degli insegnanti, che è una tesi molto Cinque stelle“, ha tirato corto Cottarelli, dichiarando quindi in un certo senso la sua contrarietà all’incremento dei docenti e alla fine delle classi cosiddette ‘pollaio’.
Eppure, lo stesso Carlo Cottarelli, esattamente dodici mesi fa, durante la presentazione a Firenze del suo libro ‘All’inferno e ritorno’, disse che in Italia “la cosa fondamentale è dare priorità alla Pubblica istruzione; anche alla Sanità, ma soprattutto alla Pubblica istruzione”.
In quell’occasione, l’economista chiese espressamente al Governo in carica di dare finalmente la precedenza alla Scuola: “è lo strumento che serve per dare una possibilità a tutti, ma la Pubblica istruzione è stata trascurata dal 2007, è stata la forma di spesa pubblica tagliata di più”.
Il senatore dem puntò quindi il dito a quella riforma Gelmini-Tremonti, derivante della Legge 133 del 2008 dell’ultimo Governo Berlusconi, che portò ad oltre 100mila cancellazioni di cattedre e di decine di migliaia di posti Ata in meno, assieme alla perdita di almeno 2mila istituti autonomi, ore settimanali di lezione, compresenze di insegnanti, la specializzazione dei maestri della primaria e altro ancora.
Se i tagli non sono piaciuti, Cottarelli nemmeno gli aumenti di organico (auspicati dal Pd e dai “grillini”) sembrerebbe gradire.
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