di Felice Scirpoli, Professionisti Scuola Network, 19.9.2019
– In un precedente articolo abbiamo accennato all’annoso problema dei precari della scuola, ponendoci il quesito su come il Ministro Fioramonti lo affronterà: se da un lato sappiamo cosa intendeva fare l’ex Governo giallo-verde, dall’altro non è ancora chiaro cosa intenda fare il Governo giallo-rosso.
I Governi che negli anni si sono succeduti, tranne che proclami e promesse, nulla hanno fatto per debellare – è proprio il caso di dirlo – la “malattia precariato”: ad oggi, decine di migliaia sono i precari della scuola che affollano le tanto vituperate graduatorie ad esaurimento (GaE) o quelle di Istituto (GI), alle quali si aggiungono quelle dei vari concorsi ordinari o straordinari (GM) che siano. Non sarà facile per il Ministro mettere insieme più idee e più esigenze, tutte valide, ma che spesso si scontrano tra loro. Ed è qui che entra in gioco la forza politica del Ministro di turno che, scevro da condizionamenti ideologici o di appartenenza partitica, dovrà trovare la soluzione più giusta, quella che, non dimentichiamolo, dovrà consentire che la Scuola italiana vada avanti al meglio e che smetta l’abito della Cenerentola dei sistemi di istruzione occidentali e torni ad essere la protagonista indiscussa della formazione delle giovani generazioni.
La questione “precari” nasce da lontano, da quando, con la Legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (Finanziaria del 2007), le Graduatorie ad Esaurimento vennero chiuse all’inserimento di nuovi aspiranti, abolendo – un errore a parere di chi scrive – quello che una volta era il doppio canale. È da qui che inizia il calvario dei precari e di quanti avevano scelto o continuano a scegliere, ancora oggi, il mondo della scuola. Perché il calvario? Va detto, senza peli sulla lingua, che le GaE vennero chiuse da un pensiero ideologico di quei politici che, ancora oggi, sono convinti che le loro idee siano le migliori o, peggio, che in breve tempo risolveranno il precariato o assumeranno tutti coloro che sono nelle varie graduatorie: nulla di più falso ! Ecco perché, a distanza di tredici anni, c’è bisogno di una seria e incondizionata riflessione e dell’apertura di un valido tavolo di discussione su quella sciagurata decisione, perché non la si può definire diversamente.
Peraltro, il legislatore di allora, troppo convinto di se stesso e delle proprie capacità di governo, pensava di poter bandire a cadenza biennale i concorsi ordinari, cosa ovviamente non accaduta. E intanto la scuola, per sopravvivere, ha dovuto attingere, oltre che dalle GaE, anche dalle GI, facendo sì che decine di migliaia di docenti maturassero punteggio e servizio che oggi, dopo mesi e anni, pretendono – a ragion veduta – che vengano riconosciuti.
Per chi, oltre ad insegnare, frequenta le stanze della dirigenza, viene facile dire che il doppio canale era la soluzione più giusta, sia perché favoriva la celerità delle immissioni in ruolo, sia perché consentiva il riconoscimento del servizio e dell’esperienza maturata.
Oggi i benpensanti temono la presenza dei precari, specie di alcuni precari. Chi scrive non è obbligato a parlare bene di questa categoria di lavoratori non essendo stato mai precario per sua fortuna perchévincitore di concorso ordinario per esami e titoli, ma ciò non toglie che, con lucidità e buon senso, si parli di loro per il rispetto che si deve a professionisti seri che, pur non avendo una cattedra fissa, hanno sempre dato il meglio di sé, contribuendo anche loro a tenere in vita la scuola italiana. E per terminare o, senza esagerare nell’annunciazione di soluzioni impossibili, per cercare di ridurre il precariato, al Ministro vogliamo fare una proposta che tenga conto di tutte le esigenze e che rimetta al centro delle scelte la Politica, il Legislatore, il Parlamento e non le aule della giustizia ordinaria o dei TAR:
Un ultimo suggerimento per il sig. Ministro. La Politica, il Governo, ritorni a riappropriarsi della sua azione, perché l’Italia è una Repubblica Parlamentare dove a fare le leggi è chiamato il Parlamento, mentre alla Giustizia spetta l’onere di farle rispettare e di rispettarle, applicandole; non esiste sentenza di TAR, di CdS o di GdL che possa sovrastare il Parlamento: non siamo in situazione di guerra o in amministrazione provvisoria/controllata.
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