“Non capisco perché quest’uomo che non ha mai insegnato se non all’Università si permetta come tanti di dare consigli su come stare in classe”. Sono le parole di Verena Lopes, professoressa di lettere dell’istituto “Foscolo” di Torino a riassumere lo sdegno di molti docenti per l’articolo di Ernesto Galli della Loggia pubblicato sul Corriere della Sera di martedì 5 giugno. Il giorno dopo la lettera aperta del noto editorialista al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, è un coro unanime di critiche. Ad alzare la voce contro lo storico sono tanti docenti ma anche esperti che vivono la scuola ogni giorno come il maestro di strada e già sottosegretario al Miur Marco Rossi Doria, il pedagogista Daniele Novara e il direttore della “Fondazione Agnelli”, Andrea Gavosto.

L’editorialista nel suo pezzo ha proposto il ritorno “in ogni aula scolastica della predella”; “l’obbligo per ogni classe di ogni ordine e grado di alzarsi in piedi”; il divieto ad ogni occupazione; “l’affidamento della pulizia delle scuole agli studenti”; “l’obbligo di organizzare e tenere aperta di pomeriggio una biblioteca e cineteca” scolastica. Ma non solo. Galli della Loggia non vorrebbe più gite all’estero e la “cancellazione di ogni misura legislativache preveda un qualunque ruolo delle famiglie o di loro rappresentanza nell’istituzione scolastica”. Infine chiede a Bussetti di intitolare le scuole a personalità illustri.

Dieci proposte che gli esperti del settore smontano punto per punto. Per il pedagogista Novara, il professore stavolta ha esagerato: “Chi di noi si occupa di scuola non va a rompere le scatole sulla storia. Galli della Loggia lasci agli esperti del settore il compito di parlarne. Non abbiamo bisogno di questi ingressi a gamba tesa”. L’allievo di Danilo Dolci se la prende con la questione della predella: “Lui insieme a Paola Mastrocolaspingono verso la scuola della tradizione, della lezione frontale, del giudizio. Lo storico del Corriere con questi editoriali ritorna di tanto in tanto sull’idea che l’unico cambiamento possibile è quello di tornare indietro. Stavolta ha preso in giro anche i lettori dicendo loro che proponeva delle proposte concrete. Nelle sue parole non c’è nulla di concreto. La predella non è stata eliminata, alle superiori c’è ovunque”.

E poi sulla questione del cellulare chiarisce: “Esiste ancora la circolare Fioroni: non è stata del tutto cancellata. I capi d’istituto e il collegio docenti possono decidere che gli alunni consegnino il cellulare all’inizio delle lezioni”. Novara pensa ai dati sugli abbandoni scolastici, sul numero di laureati, su coloro che non studiano e lavorano: “La scuola di Galli della Loggia non ha dato alcun risultato”. Sarcastico Marco Rossi Doria, maestro di strada che ha occupato anche la poltrona di sottosegretario in vialeTrastevere: “Galli della Loggia non è mai entrato in una classe italiana in vita sua. Non sa quanto lavoro fanno gli insegnantiitaliani. Non è cattivo ma un difetto ce l’ha: io che non me ne intendo di fisica teorica non parlo di questo argomento sul più importante giornale italiano”.

Le proposte dello storico secondo Rossi Doria sono inutili: “Già oggi migliaia di comuni e associazioni tengono aperte scuole, biblioteche, cineteche il pomeriggio: venga a vederle. Ci vogliono più soldi per farlo? Lo dica dopo essersi fatto un giro e dopo aver toccato con mano la fatica di chi ogni giorno lavora in questa direzione. C’è un problema di principio d’autorità? L’ho detto anch’io che il problema dell’autorità in Italia esiste ma risolverlo come propone Galli della Loggia non è una soluzione”. Rossi Doria ritiene vano persino il suggerimento di intitolare le scuole a delle personalità: “A Napoli sette scuole sono state intitolate a mio padre. Il professore prenda un elenco delle scuole italiane e faccia una lista: vedrà che la maggior parte sono dedicate a chi ha fatto il bene del Paese”. E sull’obbligo di alzarsi in piediall’ingresso del docente aggiunge: “Sono entrato in classi a Reggio Calabria e a Napoli dove i ragazzi lo fanno normalmente”.

Andrea Gavosto, invece, è rimasto stupito dell’idea di fare gitesolo in Italia: “Se applicassimo questa tesi allora dovremmo leggere solo romanzi italiani. Siamo in Europa e i ragazzi devono conoscere Parigi e Berlino come Roma e Milano. Sembra che si voglia riportare la scuola agli anni Cinquanta: non mi sembra un modello auspicabile e attuabile ai nostri tempi. I ragazzi hanno esigenze diverse, abbiamo fatto progressi sul modello didattico: quello basato solo sull’autorità del docente non serve”. E anche sulla partecipazione dei genitori da padre e da esperto Gavosto aggiunge: “Il vero problema è che gli organi di rappresentanza funzionano poco”.

A tutti replica proprio Ernesto Galli della Loggia che in queste ore è sotto i riflettori per la sua lettera-articolo. Interpellato da ilfattoquotidiano.it è pronto a replicare: “A chi sostiene che possono parlare solo gli esperti dico che avanti di questo passo allora i pazienti non potrebbero protestare su come è organizzato un ospedale. È indicativo che proprio le persone che oggi si collocano su una posizione progressista invocano un cavallo di battaglia del pensiero di Destra ovvero che delle cose si devono occupare solo gli esperti. La scuola non è dei pedagogisti ma di tutti quelli che ci mandano i figli. Rivendico il mio diritto di parlarne”.

E a Rossi Doria ricorda: “Forse da sottosegretario non ha qualcosa da rimproverarsi? A me risulta che i plessi scolastici in genere non hanno un nome. Spesso gli istituti prendono il nome della strada in cui si trovano”. Sulla predella Galli della Loggia non fa passi indietro: “Bisognerebbe fare un confronto sui risultati che ha prodotto l’eliminazione della predella. La stanza dove lavora il suo direttore del giornale è più grande di quella degli altri giornalisti. La spazialità ha un alto valore simbolico. Chi ha una posizione contraria applichi le sue categorie anche in altri luoghi: perché a questo punto il Presidente della Camera deve stare sullo scranno più alto?”. Infine il capitolo genitori: “È bizzarro che a rivendicare la presenza dei genitori siano gli stessi che vogliono la tecnicità dell’istruzione come se i genitori fossero degli esperti. I genitori non sono altro che i difensori d’ufficio dei loro figli, non servono!”.

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