di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera 2.9.2016
– Nonostante gli annunci, l’anno scolastico debutta con i consueti ritardi sulle assegnazioni delle cattedre
Supplenti
Il ministero dell’Istruzione si mantiene prudente («Non saranno più di 90mila») ma i calcoli sono presto fatti. Sono 55 mila i supplenti che dovranno colmare l’organico di fatto, tutte quelle ore di lezione non previste nella programmazione: «Un paradosso assurdo, che non si verificherebbero se avessimo un organico stabile per garantire tutte le esigenze delle scuole», spiega Mimmo Pantaleo, Cgil. Tra questi 55 mila ci sono tra i 25 e i 30 mila posti di sostegno: ma sono destinati ad aumentare per effetto delle sentenze che puntualmente ogni anno destinano più ore di assistenza ai ragazzi disabili. Poi vanno considerati almeno 10 mila prof chiamati a sostituire colleghi con altri incarichi, comandi, distacchi, permessi speciali. Fin qui, si tratta di numeri che si ripetono più o meno in maniera stabile ogni anno.
Bocciati record
Ma stavolta c’è il nodo delle classi di concorso rimaste scoperte: almeno 15 mila dovevano essere occupate dai nuovi assunti col concorsone, ma i tantissimi bocciati (si stima il 55%) e i rallentamenti delle procedure- secondo Tuttoscuola solo il 12,5% è stato completato – lasciano poche speranze. In questo caso, bisognerebbe attingere alle Gae, le graduatorie ad esaurimento: che però sono appunto esaurite in molti casi. Mancano prof di sostegno, di matematica, di spagnolo, soprattutto al Nord. Chi andrà a coprire quelle cattedre scoperte? I supplenti, ovviamente: «È il buco più grande, il numero potrebbe oscillare dai 10 ai 20 mila: un’assurdità, se si pensa che intanto nell’organico dell’autonomia ci sono 4 mila esuberi che non si sa bene cosa andranno a fare», dice Maddalena Gissi, segretaria Cisl.
Provvisori e «sommersi»
Nel conteggio vanno considerate anche le assegnazioni provvisorie, appena concordate tra Miur e sindacati: gli insegnanti che non vogliono trasferirsi per l’immissione in ruolo potranno scegliere un incarico provvisorio di un anno sfruttando un’altra abilitazione, come il sostegno, per rimanere nella propria regione. I loro posti ufficiali saranno coperti da supplenti, manco a dirlo: un’altra tranche tra i 5 e gli 8500. Poi c’è una fetta di «sommerso» non quantificabile, ma che i sindacati danno per certa: quelli che alla fine si metteranno in malattia o in aspettativa per evitare un trasferimento forzato. «Altro che chiamata diretta e professori scelti ad hoc – sbotta Pino Turi, della Uil -. Alla fine è stata solo una farsa e una perdita di tempo: tutti i prof cercheranno di rimanere vicino a casa. E agli studenti, soprattutto al Nord, toccheranno i supplenti».
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