Quel pasticciaccio brutto della Buona scuola. Le opposizioni contro Renzi: “E’ un ricatto”

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Dopo la doccia gelata del premier sullo slittamento delle assunzioni è ancora braccio di ferro: ritiro degli emendamenti e via ai 100mila contratti. Il Pd pronto a forzare la mano e votare al Senato martedì prossimo

di Michele Sasso,  l’Espresso  17.6.2015.

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«Non c’è alcun rischio che slittino le assunzioni. Ci sono le condizioni perché il Parlamento possa legiferare, in tempi non biblici, senza la necessità di strumenti di urgenza». Era marzo e il premier appariva certo del buon esito della sua “Buona scuola”. Cento giorni dopo Matteo Renzi è costretto a rimangiarsi le parole, gelando il mondo dell’istruzione: «Con tremila emendamenti in commissione non si riesce ad assumere i 100mila a settembre».

Ora si cerca un accordo nel Pd e nella maggioranza per non chiudere definitivamente con le assunzioni e incassare uno stop alla riforma. Sembrava un sogno: coperture finanziarie garantite (un miliardo per quest’anno, a regime tre miliardi) e tempo sufficiente per portare a casa ogni richiesta. Ma con le prime bozze emergono anche i primi problemi: i sindacati contestato al premier il fatto che non sono 100mila insegnanti, dei quali 50mila già lavorano, che possono risolvere i problemi della scuola. E poi la contestata chiamata diretta da parte del preside che va contro la libertà d’insegnamento, la possibilità di devolvere il 5 per mille alle scuole che potrebbe ingigantire le differenze tra istituti ricchi e poveri e il finanziamento pubblico agli istituti paritari.

Settimana dopo settimana prende corpo l’idea del decreto che garantisca le assunzioni dei precari indipendentemente dal decreto legge. È la variante del senatore Pd Walter Tocciche chiede insistentemente «una legge riscritta con pochi articoli, semplici e leggibili. L’attuazione deve essere affidata direttamente ai dirigenti e non alle macchinose leggi delega, che anzi vanno eliminate». Ma nessuna risposta giunge dal Governo e il dissenso tracima oltre i palazzi della politica. Il 5 maggio va in scena il più grande sciopero degli ultimi anni: 750 mila docenti e migliaia di studenti aderiscono alla manifestazioni con aule chiuse e lezioni rinviate.

LO STALLO POLITICO
Al Senato si consuma lo scontro finale tra maggioranza e opposizione, renziani e anti-renziani. I 2156 emendamenti al testo e i 500 subemendamenti diventano un grimaldello contro le opposizioni. Come spiega la relatrice della Buona scuola,Francesca Puglisi: «Lo slittamento è una scelta obbligata. Con cinquemila emendamenti alla Camera e tremila al Senato, le opposizioni si assumono la responsabilità di far saltare le assunzioni: far slittare la discussione oltre la fine di giugno significa andare fuori tempo massimo, i tempi del governo erano altri».
Oggi per tutto il giorno la Puglisi in commissione Istruzione al Senato ha cercato di ricucire e prendere tempo ma tenendo il punto sugli emendamenti: ritirarli e continuare “velocemente” l’iter dei lavori. Anche il democratico Andrea Marcucci chiede il ritiro del 90 per cento degli emendamenti in cambio delle assunzioni.
«È un ricatto sulla pelle dei docenti» spiega la senatrice Sel Alessia Petraglia che oggi in commissione insieme ai parlamentari della Lega Nord e Movimento cinque stelle ha tenuto il punto rilanciando con un decreto urgente: «Renzi ha gettato la maschera e cerca di far passare questa riforma forzatamente. In realtà le famose assunzioni si possono fare comunque perché mancano gli insegnanti utili a iniziare il nuovo anno scolastico».
Dopo il bastone di Renzi in Tv si lavora per proseguire il confronto interno al gruppo e cercare un compromesso. All’orizzonte anche la possibilità di un maxiemendamento che il Governo potrebbe portare a Palazzo Madama martedì prossimo, forzando ulteriormente la mano.
Ma le polemiche non si placano, come spiega Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti: «Il Premier distorce la realtà attribuendo le cause dei propri fallimenti alle opposizioni, mentre da mesi il mondo della scuola e la società civile si sono mobilitati rivendicando lo stralcio delle assunzioni proprio per permettere una più democratica e distesa discussione parlamentare senza che ciò inficiasse sul futuro dei tanti precari illusi dal Governo stesso».

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