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Quello che Azzolina non dice

di Fabio Luppino, Huffington Post, 25.3.2020

– Quando con il precipitare degli eventi anche Macron è corso ai ripari, tardivamente, per fronteggiare l’emergenza coronavirus, il ministro per l’Educazione nazionale (in Francia amano essere roboanti) ha detto alle famiglie che all’istruzione dei loro ragazzi avrebbero, da ora, dovuto provvedere loro. Non si sognano i francesi le lezioni a distanza, si arrangiano tornando ai vecchi istitutori familiari, in questo caso i genitori.

Non come in Italia in cui si è dato per scontato, senza discutere, quel che invece si sta facendo. Eh sì, perché non esiste alcun riferimento normativo per le lezioni a distanza, cosa che i sindacati hanno sottolineato parecchio nei primi giorni di questa sperimentazione, poi il dibattito è scemato anche sui social di settore vista la gravità della crisi. Ma nell’Italia della memoria corta, a partire dalla politica e a seguire tutta l’opinione pubblica, si dà per scontato, ora, quasi tutto. Che medici e infermieri siano dei samaritani perché il loro ruolo lo impone (e come potrebbero sottrarsi) e che tutti gli altri facciano altrettanto, quanto meno in segno di solidarietà con i primi, che rischiano la vita in prima persona. La stessa Italia che ha osservato senza fiatare il disinvestimento sulla sanità pubblica fatto da tutti i governi negli ultimi vent’anni, che non si è mai occupata di sapere quanto guadagna un infermiere e quanto rischia, che ha sempre cercato scorciatoie e raccomandazioni per andarsi a curare dal professorone e non invece pretendere che lo stesso esercitasse nel pubblico piuttosto che nel privato. La stessa Italia che passivamente dal 2008 in poi ha osservato il depauperamento formativo inferto all’istruzione pubblica, con il progressivo svuotamento in ore e opportunità di quel che si doveva invece fare nelle scuole, per definizione, allinenadosi tutti ai luoghi comuni sugli insegnanti, fannulloni nella più benevola delle definizioni, salvo poi oggi rinsavire (qualcuno non tutti) davanti agli sforzi che professori, dirigenti e dsga stanno facendo per tenere in piedi, in questi tempi dannati, una parvenza d’istruzione pubblica.

La ministra Azzolina è stata la più risoluta nella tutela della salute, chiudendo le scuole e, realisticamente, prospettando l’impossibilità di dare una data per la loro riapertura (avesse Conte la stessa energia). Ma la ministra deve continuare ad accompagnare il sistema scolastico, così messo a dura prova. Non si parla di quanti tra professori e dirigenti siano stati colpiti dal coronavirus. Non è che basta dire, lezioni a distanza, stanziare qualche fondo per meglio accedere alle piattaforme, esigere il potenziamento della rete e tutto si risolve. Dove la crisi è più forte, stanno procedendo lo stesso? Ci può illuminare il ministero della Scuola (non più Miur, ma Mi) se sia stato fatto un primo screening su come sta funzionando la sperimentazione? La ministra sa quanti professori sono effettivamente disponibili? E nel caso in cui stiano male (perché molti stanno male, glielo assicuriamo noi), i dirigenti scolastici possono nominare supplenti?

Sul Nord, soprattutto, sarebbe opportuno saperlo, capire come stiano effettivamente le cose. Ma in generale, dappertutto. Sarebbe anche opportuno che la ministra faccia un pubblico appello ai ragazzi per far capire loro che quel che si sta facendo è una cosa seria, anzi serissima. Non è che una generazione di sdraiati cambia dall’oggi al domani, anche se tutti affidiamo al coronavirus anche la rivoluzione nelle coscienze. Sarebbe interessante raccontare il bello, il divertente e il meno bello delle lezioni a distanza, con ragazzi che si fanno trovare (una minoranza, certo) ancora assonnati all’appello su zoom, così raccontano, come se non fosse scuola. In tempi di emergenza nazionale ci vuole lo Stato, vigile, presente, energico, guida e non soltanto quello che butta sulle spalle dei cittadini la responsabilità della sicurezza propria e altrui, con appelli e sanzioni, dopo aver agito, al contrario, tardivamente, come molti scienziati stanno dicendo da giorni. Questa è una situazione che va governata, in tutti i campi. Qui e ora

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Quello che Azzolina non dice ultima modifica: 2020-03-26T04:56:23+01:00 da
Gilda Venezia

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