Insegnanti

Settembre nero, possibile una scuola rinnovata?

di Giuseppe Adernò, La Tecnica della scuola, 7.6.2020.

Avanti, adagio, quasi indietro.


Il decreto che regolamenta l’avvio delle lezioni a settembre ha creato non poche perplessità tra i Dirigenti che hanno la responsabilità di organizzare “in sicurezza” la scuola per un sereno svolgimento delle attività didattiche per il nuovo anno scolastico.

Sono molti i rischi e le preoccupazioni perché la complessità delle norme scritte richiede risorse economiche che non ci sono, strutture e spazi che non si possono inventare dall’oggi al domani, cambiamento di stile di lavoro che non si ottiene con la bacchetta magica.

L’organico dell’Istituto necessariamente dovrà essere potenziato. Come? Quando? Sono questi interrogativi che fanno pensare e diventano barriere e ostacoli per le possibili soluzioni.

Un’antica massima saggiamente descrive il presente della scuola italiana: “Avanti adagio, quasi indietro”.

C’era una volta la scuola a dimensione comunitaria, con poche classi e non numerose e piccole scuole ben governate, (dieci anni fa erano 12.000 le scuole, ora sono ridotte ad 8.000).

Era maggiore la possibilità di produrre una didattica efficace, efficiente, produttiva e di qualità, anche se le scuole erano ospitate in vecchi conventi, strutture non sempre adeguate, oppure scuole comunali con ampi corridoi secondo i modelli architettonici del Ventennio, ma si respirava l’aria di scuola e… le cose andavano bene e distinte tra i diversi ordini e tipologia di scuola che allora si chiamavano “elementari” e “medie”.

Poi sono state costruite scuole più grandi, più moderne, con laboratori, sale mense, palestre, cortili, e con l’autonomia scolastica le scuole piccole sono state soffocate e aggregate negli “istituti comprensivi”, mentre le scuole superiori hanno incrementato gli indirizzi, le aule e gli alunni facendo a gara per superare le migliaia di unità di studenti ed oggi ci sono dei maxi istituti con grandi numeri, ma poca e difficile governabilità.

Ora il virus Covid-19 mal digerisce i grandi numeri e le classi ritornano con 20 studenti e si cerca di verificare se tutte le aule sono adatte ad ospitarli e l’eccedenza della classe che era di 27-28 alunni, dove andranno? Si faranno altre classi? con quali docenti?

La continuità didattica è un elemento di qualità o un semplice optional?
In attesa dello sciopero che in Sindacati hanno promosso per l’8 giugno, sentiamo i pareri di due dirigenti scolastici:

Gabriella Chisari, del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Catania:

Tutto il personale della scuola, dirigenti, docenti e ATA, ma anche le famiglie chiedono di riaprire le scuole a settembre ma in condizioni di sicurezza. Il problema più evidente è la gestione dei numeri di studenti che frequentano le scuole italiane, in presenza di edifici che non sono sicuramente conformi per garantire il distanziamento necessario e la gestione delle numerose attività didattiche sia curriculari che extracurriculari.

Verosimilmente, in attesa di vaccini o cure che possano allontanare o meglio debellare il virus, considerato che è assolutamente impensabile e impossibile mettere in sicurezza le scuole da parte degli Enti locali e ristrutturarle per renderle conformi a queste esigenze in tempi utili per l’inizio del nuovo anno, la ripresa delle lezioni potrebbe avere luogo pensando ad “aule di apprendimento allargate” dove si alternino didattica in presenza e didattica a distanza (con una rotazione settimanale, metà classe in presenza e metà a distanza), disciplinando in maniera rigorosa ingressi e percorsi verso le aule, nel pieno rispetto delle regole d’igiene e pulizia, aerazione delle aule, distanziamento, gestendo anche il momento della “ricreazione” in turni.

Naturalmente l’ingresso a scuola e l’uscita devono avvenire in maniera regolamentata e diversificata (per esempio gli alunni dovrebbero seguire percorsi obbligati e guidati per recarsi nelle loro aule man mano che arrivano a scuola). Da risolvere in questo caso il problema della vigilanza al mattino in attesa del docente, che per norma contrattuale deve essere in classe solo 5 minuti prima. Si potrebbero coinvolgere personale docente e ATA con retribuzione straordinaria ma con appositi fondi e non utilizzando le stesse poche risorse del Fondo d’Istituto.

Diventa anche indispensabile incrementare il numero di docenti con uno specifico organico funzionale per tutte le classi di concorso, che aiuterebbe a gestire eventuali gruppi di studenti per attività di sostegno e recupero degli apprendimenti, che potrebbero essere necessari a seguito di una didattica più “frammentata” o più “lenta”, e sicuramente sarebbe indispensabile un congruo incremento di personale ATA, soprattutto collaboratori scolastici per la vigilanza, la pulizia e la sanificazione dei locali che dovranno essere fatte con cura e attenzione e quindi attivando una turnazione del personale tra mattina e pomeriggio.

Salvo Impellizzeri, Istituto comprensivo “Italo Calvino” di Catania:

Ritengo che nell’immediato sia necessario incrementare l’organico dell’autonomia con delle unità in più nella scuola del primo ciclo perché al II ciclo sono abbondanti. Si potrebbe pensare anche ad assegnare qualche docente del potenziato del superiore alla media e così trovare risposta senza spesa aggiuntiva per lo Stato.

Per gli spazi e gli arredi si deve fare riferimento all’Ente locale e nel nostro caso del Comune di Catania, in questa difficile fase di dissesto, è una nota dolente nonostante l’impegno dell’Assessore.

Non è certamente facile disegnare il percorso di avvio del nuovo anno scolastico, permanendo ombre e perplessità circa l’eventuale ripresa del virus che comporta rigorose norme di prevenzione ed è ancora incerta la procedura di assegnazione delle cattedre e delle numerose supplenze.

La ricerca del miglior bene per gli studenti dovrebbe prevalere sulle norme di formale e apparente regolarità funzionale.

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Settembre nero, possibile una scuola rinnovata? ultima modifica: 2020-06-07T14:12:52+02:00 da

Gilda Venezia

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