di Aldo Domenico Ficara, Regolarità e Trasparenza nella Scuola, 1.5.2019
– Sono oltre 8.300 le scuole cattoliche nel nostro Paese, due terzi di tutte le paritarie, con 54 mila insegnanti e 611mila alunni di cui 31 mila con cittadinanza non italiana e 7 mila disabili. Sono alcuni dei dati che emergono dal XIX Rapporto sulla scuola cattolica in Italia presentato ieri alla Camera. E’ record al Nord di presenza di scuole cattoliche (8.322), con le regioni settentrionali che ne raccolgono oltre il 57,9% (4.821), mentre il 16% (1.328) sono al Centro e il 26,1% (2.173) sono al Sud e nelle isole.
Scuole “confessionali”: le decisioni su basi religiose
Riflessioni sull’azione educativa delle scuole cattoliche e sul ruolo degli insegnanti come catechisti o maestri di dottrina.
Ciò che caratterizza una scuola “confessionale” è la libertà di cui gode di poter decidere su basi religiose. Può decidere su basi religiose quando si sceglie quali allievi accettare, può decidere su basi religiose quando si sceglie quali insegnanti assumere, licenziare o promuovere e può decidere su basi religiose nei suoi insegnamenti facendo proselitismo nei confronti degli allievi ed impartendo loro un’educazione religiosa. Nelle legislazioni civili contemporanee degli stati occidentali viene solitamente riconosciuto all’insegnamento impartito nelle scuole cattoliche valore equivalente a quello delle corrispondenti scuole pubbliche. Per questo le scuole cattoliche rientrano nel novero delle cosiddette “scuole paritarie”. In questo contesto gli educatori cattolici cercano di promuovere un approccio olistico per l’apprendimento che aiuta a plasmare la mente, corpo e anima. Attraverso l’istruzione nelle aree del curriculum di base, l’educazione fisica e gli studi di teologia, lo studente della scuola cattolica impara ad essere un cittadino modello. Gli Insegnanti cattolici sono catechisti o maestri di dottrina. Anche coloro che insegnano altre materie in queste scuole al di fuori della teologia sono tenuti ad abbracciare l’impostazione cattolica nelle loro azioni e parole. A tal riguardo riportiamo quanto propone il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica: « l’apertura ad una formazione professionale indirizzata anche verso la docenza nella Scuola Cattolica dipende dalla sensibilità culturale delle stesse università, cui è oggi affidata gran parte della formazione iniziale dei docenti. Nei corsi di scienze della formazione si dovrebbe avere la sensibilità e la capacità di offrire agli studenti la possibilità di approfondire la conoscenza della pedagogia cristiana e di studiare, dal punto di vista giuridico, storico, pedagogico, didattico, la realtà della scuola paritaria e quindi di quella cattolica. In tale scenario, la formazione specifica dell’insegnante di scuola cattolica può avvenire solamente a livello di postlaurea magistrale, sia nell’anno di praticantato, sia attraverso l’istituzione di master o di corsi di specializzazione organizzati in regime di convenzione tra le università del territorio e le federazioni delle scuole cattoliche. Resta indubbio che la formazione iniziale (e in servizio) costituisce uno dei campi in cui bisognerà promuovere sinergie tra scuole cattoliche e reti di esse, associazioni professionali e dei genitori di ispirazione cristiana, e università. Un ruolo particolare in questa direzione potrà naturalmente essere rivendicato dalle università cattoliche e pontificie. È ragionevole attendersi che siano le stesse scuole cattoliche, riunite in associazione o comunque a rete, a stipulare accordi con università che possano garantire, per esempio collaborando con loro nei laboratori, nei tirocini, nell’allestimento degli ambienti educativi, la realizzazione di percorsi di formazione dei docenti centrati sui valori pedagogici e tecnicoprofessionali che le scuole cattoliche intendono adottare e disseminare sul territorio a servizio della crescita di ciascuno e di tutti». La collaborazione tra Università Cattoliche ed Ecclesiastiche può permettere:
1 | una collaborazione che attiva l’abilitazione dei docenti ai vari livelli, pur nei limiti del numero chiuso delle ammissioni e delle università accreditate in ogni regione |
2 | una collaborazione per il Tirocinio Formativo Attivo con le scuole cattoliche accreditate presso l’Ufficio Scolastico regionale competente per territorio |
3 |
una collaborazione per la formazione continua dei docenti di scuole cattoliche, in accordo di rete con tali scuole |
Ricordiamo che nel mondo gli istituti scolastici cattolici sono circa 250 000 con poco meno di 42 milioni di allievi. In Italia la più recente normativa relativa alle scuole paritarie, e quindi anche a quelle cattoliche, è la legge n.62 del 10 marzo 2000. Gran parte delle scuole cattoliche italiane sono scuole dell’infanzia. Gli alunni delle scuole cattoliche sono in progressiva diminuzione, sia in valore assoluto che in percentuale. Nel 2009 gli alunni delle scuole cattoliche erano 641.457 sul totale dei 8.946.233 alunni italiani, ossia 7,170% della popolazione scolastica complessiva. Nel 1992 gli alunni delle scuole cattoliche erano invece 876.398 sul totale dei 9.584.809 alunni italiani, ossia il 9,144% del totale degli alunni.
La scuola cattolica oggi può dare questi contributi:
1 | educare ai valori; . promuovere la libertà di apprendimento |
2 | realizzare un ambiente educativo scolastico adeguato alla realizzazione dei giovani, a cui concorrono alcune relazioni fondamentali: il rapporto docenti-studenti e il rapporto tra gli studenti) |
3 | sviluppare processi di insegnamento e di apprendimento nel dialogo tra fede e cultura |
4 | curare professionalmente una nuova formazione dei docenti |
5 |
promuovere una nuova organizzazione dell’attività scolastica, in maniera coerente a un apprendimento-apprendistato |
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Riflessioni sulle scuole cattoliche ultima modifica: 2019-05-02T04:39:20+02:00 da