di Michele Ruffi, L’Unione Sarda, 1.12.2017
– Per adesso mancano la bombe-carta esplose in cortile, come è successo al liceo Virgilio di Roma, ma sul resto del repertorio gli studenti sardi sembrano ben ferrati: porte dei bagni sfondate per divertimento, sigarette accese in ogni angolo delle scuole, spinelli, telefonini sempre sui banchi nonostante i divieti. Per non parlare delle risse riprese e pubblicate sui social network.
A Isili qualche giorno fa i bulli hanno preso di mira un ragazzo disabile: gli hanno abbassato i pantaloni durante l’ora di ricreazione sotto gli occhi di un professore, che poi ha fatto scattare i provvedimenti discipliari.
MODELLI DA CAMBIARE – “Ma purtroppo le punizioni non sempre sono efficaci”, dice Peppino Tilocca, preside di lungo corso, ora alla guida del liceo De Castro di Oristano.
L’ultima sospensione l’ha firmata la settimana scorsa: tre giorni inflitti a uno studente che ha insultato un insegnante.
Ordinaria amministrazione, o quasi. Tutto questo, dicono proprio i docenti, ha radici semplici da trovare: “Il malessere di alcuni ragazzi è legato a una diffusa difficoltà delle famiglie in cui vivono: i genitori non sono presenti come dovrebbero. I giovani sono soli e far rispettare le regole è difficile”.
GENITORI-SINDACALISTI – I deterrenti utilizzati dai docenti della scuola di un tempo (“chiamo i tuoi genitori”, oppure “domani verrai accompagnato da tuo padre”) ora sono solo pallottole spuntate: “Ormai i genitori sono diventati i sindacalisti dei propri figli”, sospira Tilocca, “un tempo si riceveva un aiuto della famiglia, adesso minacciare di avvertire la mamma o il papà non fa più paura ai ragazzi. Quando si sospende qualcuno, i familiari sono preoccupati perché dovranno tenerlo in casa, non per la punizione in se o per quello che ha commesso il figlio”.
GLI EPISODI – Non c’è giorno in cui le cronache non parlino di vandali o bulli.
Nella scuola media Alziator di Mulinu Becciu, a Cagliari, da poco le serrature degli ingressi sono state bloccate con la colla.
Nei mesi precedenti è stata distrutta la porta del bagno e per la riparazione si è pescato dalle tasche di tutti gli studenti.
Un ragazzo ha fatto scoppiare un petardo nel corridoio.
In via Capo D’Orso, a Monserrato, un gruppo di vandali ha distrutto i giochi dei bambini più piccoli.
Le esagerazioni del liceo Virgilio – su cui il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha annunciato indagini e approfondimenti – non sono poi tanto lontane.
I PRESIDI – Punire non sempre serve: “Meglio sensibilizzare ragazzi e famiglie”, dice Anna Maria Maullu, dirigente scolastico del liceo Brotzu di Quartu e presidente regionale dell’Anp, associazione nazionale dei presidi. Il lavoro su madri e padri è il più impegnativo.
“È cambiato il modo di essere genitori: in generale si tende alla difesa dei ragazzi. La scuola non trova più una sponda. E molto spesso a casa non capiscono la gravità del problema”.
Non restano che le punizioni: “La sospensione, per quanto inflazionata, rimane sempre un deterrente, perché influenza il voto in condotta”.
Insomma: il rischio è quello di una bocciatura.
Le famiglie non sono l’unica causa della deriva che hanno preso molti ragazzi.
“È tutta la società che deve darsi una regolata”, dice Maullu.
“I modelli che si trovano in televisione non sono il massimo. Molti programmi portano a pensare: perché devo faticare se ci sono tanti ragazzi che guadagnano tanto con poco sforzo? Poi non tutti i genitori hanno un bagaglio culturale adeguato per spiegare ai figli che gli esempi da seguire sono altri”.
SIGARETTE E POCA PUNTUALITÀ – E così tutte le regole imposte dalla scuola sembrano inutili restrizioni.
Il divieto di fumo? Viene aggirato sistematicamente: “Mettiamo i cartelli ma non serve. Non abbiamo gli strumenti adeguati”, dice la presidente di Anp Sardegna.
I telefonini in classe? “Non sono ammessi ma vengono usati: senza, sembra che i ragazzi non possano vivere”.
La puntualità poi è un optional: “Nella nostra scuola sono concessi fino a 5 minuti per non più di 5 volte nell’arco dell’anno. Dopo scatta l’assenza”.
Ma anche in questo caso, spiega Anna Maria Maullu, le famiglie non aiutano: “I ragazzi spesso vengono giustificati dai genitori. Se arrivano in ritardo, mi dicono: è normale, mio figlio si addormenta tardi”.
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