Sciopero contro il reclutamento e la formazione “incentivata” (Decreto legge 36/22). Ha rianimato il dibattitto del personale scolastico? Occorre organizzare, accompagnare lo sciopero. Diversamente si rischia il naufragio irreversibile della scuola
Sciopero della scuola contro il decreto reclutamento e formazione. La scuola normalizzata
Sciopero della scuola. Il Decreto legge 36/22 sul reclutamento e la formazione dei docenti incentivata (non per tutti) ha il grande pregio di aver riavviato il dibattito. Purtroppo il tutto è limitato ai soli addetti. Ulteriore conferma che la scuola è ritornata al periodo pre-pandemico, ignorata dai massmedia nei suoi problemi di sempre (classi pollaio, edifici vecchi e insicuri, assenza di sistemi di ventilazione…) Interesse che invece si risveglia di fronte a presunti o reali casi di violenza verbale, fisica o sessuale su minori, in presenza di manifestazioni macchietistiche (preghiera per la vittoria della squadra locale). In altri termini la scuola ha quasi concluso il suo processo di rientro o di normalizzazione con l’esito finale di interessare poco.
Tra il personale della scuola la reazione sembra unanime. Molti sono i post di dissenso, si sono organizzati anche incontri di approfondimento online, dando l’impressione che dietro c’è una buona parte del personale scolastico. Non credo che sia così. Chi discute o partecipa ad iniziative, purtroppo, rappresenta una bassa percentuale. Per riprendere un’espressione di Lenin, costtuisce l’avanguardia, la prima linea. Dietro occorre effettuare un grande lavoro di informazione, e organizzazione. Compito da affidare seriamente alle RSU.
Lunedì 9 maggio sapremo quale scenario si aprirà.Se si arriverà ad incrociare le braccia il 27 maggio, occorrerà farlo, sapendo che lo sciopero rappresenterà solo un momento di un progetto più ampio. Come ha scritto L. Tassella: occorre prepararlo e accompagnarlo.
La protesta continuata che accompagna lo sciopero
Non è possibile bloccare gli scrutini e tantomeno proporre uno sciopero continuativo. Chi propone queste modalità di lotta dimostra di non conoscere l’esistenza della Legge 146/90, chiamata all’epoca provevdimento antiCobas. Si rischia di incorrere nella precettazione, creando le condizioni di un fallimento sicuro della protesta. Il contraccolpo sarebbe deleterio per il personale scolastico, già molto scettico sull’efficacia dello sciopero. La bassa adesione (6%) alla protesta del 10 dicembre 2021 è l’ultima conferma di questo scivolamento verso l’indfferenza.
Venerdì ho partecipato al webinar “La scuola non merita tutto questo”. Purtroppo il tono degli interventi dei sindacalisti è stato molto deludente.
E arrivo alla proposta. L’indizione di una sola giornata di sciopero non ha senso. Nessuno si accorgerebbe della protesta. Un piccolo fastidio è avvertito dai genitori coinvolti. Le finestre massmediatiche si apriranno per qualche minuto. Poi tutto entrerà nel tritacarne della comunicazione postmoderna.
Quindi, occorre accompagnare lo sciopero con altre iniziative consentite dalla normativa vigente: dimissioni dei docenti da tutti gli incarichi che vanno oltre il proprio orario di servizio.
La Gilda ne sembra convinta. La protesta di accompagno occorre attuarla subito, prima dell’approvazione del decreto.
Ovviamente quest’azione di lotta deve continuare anche il prossimo anno e comunque finché la questione non sarà accantonata definitivamente, il contratto economico 2019-21 firmato…
Difficilmente la politica potrà liquidare la protesta continuata del mondo della scuola a pochi mesi dalle elezioni politiche (febbraio- marzo 2023).
La conditio sine qua non
La “conditio sine qua non” però è arrivare alla quasi totale adesione della categoria. Sarà molto difficile! La comunità educante ormai è confinata alla normativa sui Decreti delegati (1973-74). Le politiche liberiste, iniziate con la Carta dei servizi (1995), l’autonomia scolastiva (Legge 59/97 e D.P.R.275/99), hanno disunito il personale scolastico, mutandolo in tante monadi senza finestre (Leibnitz). Nonostante le proteste, la presenza della Riforma Gelmini e della Legge 107/15 hanno completato il cerchio depotenziando ogni dissenso operativo. La politica ha creato gli anticorpi per assorbire la protesta, continuando con la sua azione.
Ricordo che nel 1990, prima dell’approvazione della legge 146/90 e del Decreto 29/93 (adeguamenti stipendiali al tasso d’inflazione programmata) , si ottennero 400.000 lire di aumenti medi lordi (ultimo contratto serio), grazie alla compattezza della categoria e al blocco degli scrutini, attuato quest’ultimo con il sistema della rotazione. Lotta portata avanti dai Cobas. Erano altri tempi, dove ancora la categoria dimostrava la sua compatezza. Poi però è cambiato tutto. E’ questa la grande incognita per un progetto più ampio di protesta che vede lo sciopero come uno dei momenti di dissenso.