Scuola, col Covid i licei brevi non decollano

di Salvo Intravaia, la Repubblica, 23.1.2022.

Il progetto è stato lanciato lo scorso 7 dicembre dal ministro Bianchi ma le candidature degli istituti arrivate il 4 gennaio sono state poche. Giannelli (Anp): “Finché dovremo gestire quarantene e tracciamento, non ci sarà né tempo né voglia di occuparsi di altro”.

Gilda Venezia

Non decollano, in tempi di Covid, i licei brevi del ministro Bianchi. Lo scorso 7 dicembre, l’inquilino di viale Trastevere comunicava che dal prossimo anno partiranno mille nuove prime classi di tecnico e liceo quadriennale.

Le scuole desiderose di partecipare alla sperimentazione hanno presentato la propria candidatura entro lo scorso 4 gennaio. Ma i progetti arrivati, e valutati da apposite commissioni formate in ambito regionale, sono stati pochi. Anzi, pochissimi. Le mille classi in più, ripartite a livello locale in base alla popolazione scolastica, da aggiungere alle 200 attivate con sperimentazioni avviate negli anni passati, costituiscono un miraggio. I 7 progetti, su 22, approvati in Liguria rappresentano meno di in terzo delle classi che si sarebbero potute attivare dal prossimo primo settembre. Le cose sono andate peggio in Veneto, dove vedranno la luce solo 8 nuove prime quadriennali: l’11%. E in Piemonte, che copre il 21% del budget assegnato dal Miur. In Umbria, saranno appena quattro le prime quadriennali che vedranno la luce, il ministero se ne immaginava 15.

E le cose non cambiano se si scende ancora lungo lo Stivale. In Campania partiranno 31 prime classi di liceo e tecnico breve, il 22% delle 135 accreditate da Roma. Percorsi abbreviati che hanno invece suscitato più interesse in Puglia dove si coprirà di poco il 50% dei posti disponibili: 35 nuove prime su 68. Ma scendendo in Sicilia si torna a percentuali di gran lunga inferiori: 26%.

Antonello Giannelli, a capo dei dirigenti scolastici aderenti all’Associazione nazionale presidi, polemizza: “Fino a quando le scuole continueranno ad occuparsi di tracciamento e quarantene, presidi e staff non avranno voglia né tempo per occuparsi di altro. Da due anni – continua – le scuole sono diventate succursali delle Asl e non si occupano più di scuola. Se non cambierà il protocollo di gestione dei casi Covid continueremo in questo modo”.

Ma il percorso breve può in futuro rappresentare una valida alternativa al percorso classico, quello quinquennale? “Trovo valida la proposta – aggiunge Giannelli – Occorre innanzitutto specificare che non calano le ore complessive: quelle che si fanno attualmente in 5 anni si faranno in quattro. Bisogna ovviamente superare la didattica frontale e modificare radicalmente il modo di fare scuola. E non si modifica neppure il bagaglio di conoscenze e competenze che dovranno acquisire gli studenti. Non dimentichiamo inoltre che in media, in Europa, gli studenti escono dalle superiori un anno prima”.

I primi a sperimentare l’abbreviazione del percorso superiore furono nel 2013/2014 tre scuole lombarde paritarie. Poi ne arrivarono altre, anche statali, e adesso siamo attorno alle 200 istituzioni scolastiche, molte delle quali paritarie. Il tentativo del ministro Bianchi di diffondere l’esperienza ad altre mille scuole lascia intravedere la volontà di avviare una riforma delle scuole superiori. Ma al momento prof e presidi italiani non sembrano pronti ad accogliere la novità.

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