Scuola, come uscire dalla classe

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di Silvio Suppa, Il Corriere della sera, 28.1.2017

– In passato, un paio di gite scolastiche esaurivano l’esigenza di spazi di apprendimento esterni alle lezioni in aula. Oggi questo strumento didattico esiste ancora, con escursioni persino oltre i confini nazionali; ma ai viaggi si aggiungono nuove esperienze, che si rivelano interessanti per tutto l’arco degli studi di base: i nostri giovani, e spesso giovanissimi, assistono a film, a spettacoli teatrali o musicali, o visitano musei. Si tratta di un nuovo modello di socializzazione, da perfezionare fino a una metodica integrazione fra formazione interna alla scuola, e varietà del mondo esterno; né sarebbe male arricchire l’orario delle lezioni col contributo di altre realtà di ricerca, da un conservatorio, a un’accademia di recitazione o artistica, all’università e ai politecnici. E qui si aprono due problemi su cui riflettere. In primo luogo, aprire la scuola a strutture di cultura, deve rappresentare un intelligente atto di rivitalizzazione del tempo trascorso in aula, oggi un po’ sbiadito rispetto al rigore di una volta; la collaborazione fra istruzione e altre strutture del sapere può essere un prezioso mezzo di moltiplicazione dei linguaggi formativi, comprendendovi le concrete procedure di attività professionali, o di lavori specialistici e dei mestieri, fino all’alta «chirurgia» del restauro, che molti studenti forse non conoscono, per non parlare dell’educazione musicale, riservata a pochissime esperienze, di rado concluse con validi complessi di istituto in grado di eseguire brani classici o moderni.

Inoltre, vi è la questione degli accessi ai luoghi della cultura presenti nelle città e nel circondario, e qui va evitata la logica del mercato, che in un modo o nell’altro si affaccia in ogni genere di spettacolo, dal circo – per i più piccoli – agli stadi, ai musei, ai teatri. Che fare allora? Inutile ridurre la domanda di contributo a pochi euro, che per certe famiglie sono già un onere, o – ancora peggio – dividere le somme necessarie solo fra «chi può»; è un tipo di solidarietà che di fatto mette in imbarazzo «chi non può». L’idea di una tessera di accesso agli eventi culturali va realizzata, ma occorre una copertura istituzionale per le spese di trasporto e ingresso, attraverso un meccanismo semplice, un rapporto diretto fra Regione, Comuni e vari enti culturali, in modo da sollevare la scuola da quelle ragionerie estranee ai suoi normali compiti. Un simile meccanismo può avere un valore anche maggiore del discusso assegno di cittadinanza, destinato al consumo, certo, ma non necessariamente all’allargamento degli orizzonti giovanili alla cultura.

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Scuola, come uscire dalla classe ultima modifica: 2017-01-29T06:26:05+01:00 da
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