di Luigi Rovelli, Scuola in Forma, 19.4.2019
– Una sentenza, quella emessa dalla Corte di Cassazione e anticipata nelle ultime ore dal noto quotidiano economico ‘Il Sole 24 Ore’, che farà senza dubbio discutere, una sentenza che potrebbe rappresentare un duro colpo per le scuole paritarie.
La Corte di Cassazione, infatti, ha annullato il decreto ministeriale 200/2012 del governo Monti, dichiarandolo ‘senza valore di legge’. Il decreto in questione aveva fissato i nuovi criteri per la distinzione tra attività commerciali e non commerciali al fine di determinare chi debba pagare la tassa sugli immobili (Imu-Tasi) e chi, al contrario, ne debba essere esente.
Il decreto stabiliva, entrando nello specifico caso delle scuole paritarie, che il discrimine fra attività commerciali e non era rappresentato dal costo standard per ogni studente: dai 5.739,17 euro annui per la scuola dell’infanzia, ad esempio, ai 6.914,31 per le superiori. Se la tariffa media chiesta da una scuola paritaria era inferiore a quel valore di riferimento, non era tenuta al pagamento dell’Imu.
Secondo i giudici, va considerata ‘commerciale’ qualsiasi ‘attività organizzata per la prestazione di servizi a terzi dietro pagamento – da parte dell’utente o di altri, compresi lo Stato, le regioni o altre pubbliche amministrazioni – di un corrispettivo funzionale ed adeguato alla copertura dei costi e alla remunerazione dei fattori della produzione’.
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